Belgrado, sede della Banca di Cina - © BalkansCat/Shutterstock

Belgrado, sede della Banca di Cina - © BalkansCat/Shutterstock

L'esposizione debitoria dei Balcani occidentali nei confronti della Cina è rilevante e sembra destinata a crescere. Uno studio realizzato da Giorgio Marrano, economista presso la filiale austriaca di UniCredito, ne ha fornito una fotografia

24/05/2021 -  Euractiv

(Originariamente pubblicato da Euractiv.rs , l’11 maggio 2021)

I prestiti concessi dalla Cina ai paesi dei Balcani occidentali suscitano sempre maggiore attenzione a causa delle conseguenze geopolitiche ed economiche che portano con sé. La Cina non è il principale creditore estero dei paesi balcanici, ma l’esposizione debitoria dei Balcani nei confronti di Pechino sembra destinata ad aumentare.

L’Unione europea ha più volte espresso preoccupazione per la crescente influenza della Cina nei Balcani occidentali e per le conseguenze economiche e ambientali di alcuni progetti finanziati con prestiti ottenuti da Pechino.

Secondo un recente studio realizzato da Giorgio Marrano, economista presso la filiale austriaca di UniCredito, intitolato “Balcani occidentali: il peso dei prestiti cinesi concessi ai governi”, il principale motivo che spinge i governi dei paesi dei Balcani occidentali a indebitarsi verso la Cina è la possibilità di accedere a finanziamenti in tempi rapidi.

Nello studio si afferma che i prestiti concessi dalla banca cinese Exim ai governi e alle aziende pubbliche dei paesi balcanici prevedono un periodo di rimborso di 15-20 anni e un tasso di interesse del 2-3% e sono perlopiù finalizzati a finanziare progetti infrastrutturali.

La banca Exim – il cui compito principale è quello di sostenere il commercio estero e gli investimenti cinesi, nonché la cooperazione internazionale – di solito copre l’85% dei costi del progetto finanziato, mentre le spese rimanenti sono a carico del governo del paese debitore.

In Serbia i prestiti cinesi valgono il 7% del Pil, in Montenegro il 21%, in Bosnia Erzegovina il 3% e in Macedonia del Nord l’8%.

L’Albania è l’unico paese della regione a non aver chiesto alcun prestito da Pechino, anche se in passato aveva negoziato con la banca Exim riguardo al finanziamento di alcuni progetti.

Secondo le stime presentate nello studio in questione, il rimborso medio annuale dei prestiti cinesi rimarrà inferiore all’1% del Pil in tutti i paesi dei Balcani occidentali, tranne che in Montenegro (dove è previsto che ammonti all’1,8% del Pil) e sarà pari a 57 milioni di euro annuali in Macedonia del Nord, a 60 milioni di euro in Bosnia Erzegovina, 77 milioni in Montenegro e 233 milioni in Serbia.

Nello studio si legge inoltre che la quota del debito pubblico dei paesi balcanici detenuta dalla Cina è destinata ad aumentare ulteriormente nei prossimi anni. Secondo l’autore del rapporto, questa tendenza potrebbe essere controbilanciata da un maggiore impegno dell’UE nel finanziamento dei progetti infrastrutturali attraverso il Piano di investimenti per i Balcani occidentali, approvato nell’ottobre 2020, che prevede finanziamenti per 9 miliardi di euro per il periodo 2021-2027.

Nei prossimi anni i paesi dei Balcani occidentali dovrebbero ottenere ulteriori prestiti anche da alcune istituzioni finanziarie internazionali, tra cui la Banca mondiale, la Banca europea per la ricostruzione e lo sviluppo e la Banca europea per gli investimenti, che negli ultimi cinque anni hanno erogato ai paesi balcanici prestiti per un importo complessivo annuo che va dall’1,1% al 2,2% del Pil nazionale.

Inoltre, la nuova procedura di adesione all’UE prevede la possibilità per i paesi candidati di beneficiare di ulteriori finanziamenti europei in cambio di riforme.

Secondo l’autore dello studio, i progressi nel processo di adesione contribuiranno a rafforzare la credibilità dei paesi dei Balcani occidentali, aiutandoli ad accedere al mercato dei capitali. “Il caso della Serbia – si legge nel rapporto – dimostra che i paesi che hanno elaborato una tabella di marcia per l’adesione all’UE e hanno compiuto progressi sul fronte fiscale possono trarre vantaggio dalla svalutazione delle obbligazioni”.

Nell’elaborazione dello studio – che riguarda solo i progetti per i quali i paesi balcanici hanno già stipulato un accordo di finanziamento con i creditori cinesi – sono stati presi in considerazione vari rapporti, le leggi di bilancio e le leggi sulle garanzie statali a favore delle aziende pubbliche dei paesi dei Balcani occidentali.


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