Medici e personale sanitario che facevano pressioni affinché delle partorienti abbandonassero i loro figli. Per poi immetterli nel mercato delle adozioni illegali. Molti di questi bimbi sono finiti in Italia

20/08/2021 -  Armine Avetisyan Yerevan

Nel 2019 in Armenia è stato scoperto un sistema di adozioni illegali. Molte donne vulnerabili sono state persuase dai propri medici a rinunciare ai propri figli, che in seguito sono stati adottati da stranieri. Oggi molte donne cercano quei bambini.

“Avevo 17 anni quando ho capito di essere incinta. All'inizio avevo paura, io e il mio ragazzo non avevamo nemmeno intenzione di sposarci, figuriamoci avere figli. Poi ho iniziato a pensare a che cosa fare”, racconta Alina, 25 anni (nome modificato su richiesta della donna).

Alina, che aveva appena iniziato l'università, si consultò con il suo ragazzo e decise di abortire.

“Il mio ragazzo, tramite un conoscente, ha trovato un medico disposto a eseguire l'aborto, ma quando sono andata a fare gli esami si è scoperto che il feto era già grande, c'era il pericolo che se avessi abortito non avrei potuto avere altri figli. Sono rimasta scioccata e mi sono rassegnata al fatto che sarei diventata mamma”.

Alina, con grande difficoltà, raccontò a sua madre della gravidanza, poi lo scoprì anche suo padre, che parlò con il suo ragazzo senza raggiungere un accordo.

“Mio padre ha chiesto al mio ragazzo di sposarmi, di riconoscere la paternità del bambino. Lui non ha fatto nessuna delle due cose, ma questa è un'altra storia. Il mio medico, che era a conoscenza della mia situazione, ha suggerito più volte che il mio bambino potesse nascere con dei problemi e mi ha suggerito di darlo in adozione dopo la nascita. Disse: "Sei una ragazzina, come farai ad allevare un bambino malato da sola?". Ci ho pensato a lungo, ma non ho fatto quel passo”.

Oggi Alina sta crescendo suo figlio da sola. Non si pente di aver ignorato i suggerimenti del dottore.

“Il mio bambino è davvero nato con alcuni problemi, ma oggi quei problemi sono già alle nostre spalle. Immagino che se allora avessi rinunciato a lui sarei impazzita”.

Perdere un figlio

“Avevo 25 anni quando è nato il mio secondo figlio. Mi è stato detto che aveva un difetto congenito. Mi hanno spiegato che sarebbe stato meglio per lui rimanere in terapia intensiva, quindi l'ho lasciato lì”, racconta una donna, ora ventinovenne, che ha visto il suo bambino solo per pochi minuti. Quando è stata dimessa, il bambino è stato portato in un centro di assistenza e poi adottato.

“È stato portato all'estero. Ne ho perso le tracce. Non so che cosa gli sia successo. Anni dopo, quando ripenso a quel giorno, mi rendo conto che i miei sentimenti, il parto difficile e la depressione che ne è seguita non mi hanno fatto pensare con lucidità e ho preso la decisione sbagliata”.

La donna racconta che era al primo mese di gravidanza quando ha divorziato dal marito. Ha avuto una gravidanza difficile, problemi psicologici. Alle preoccupazioni sul futuro da madre single con due figli si sommavano i problemi economici.

“Il mio medico era consapevole del mio stato e dei miei sentimenti. Sapeva che avevo problemi economici, sapeva che non potevo prendermi cura di un bambino malato. Sapeva tutto e mi ha convinto a rinunciare a mio figlio”.

Oggi la donna è convinta che dietro i consigli del dottore ci fosse una strategia precisa.

Adozioni illegali

Il 14 novembre 2019, il Servizio di sicurezza nazionale (NSS) armeno ha rilasciato un comunicato nel quale si afferma che tra il 2016 e il 2018 in Armenia si sono verificate numerose adozioni illegali da parte di stranieri.

Secondo l'NSS, due cittadini armeni hanno utilizzato i propri contatti in reparti maternità e orfanotrofi per organizzare l'adozione di oltre 30 bambini da parte di cittadini italiani, in palese violazione delle leggi armene.

Anche la polizia armena ha rilasciato una dichiarazione su precedenti casi di adozioni illegali. In particolare, si afferma che nel 2009 alcuni funzionari hanno utilizzato la dichiarazione scritta di un parente di un bambino che risiedeva in orfanotrofio per negarne l’affidamento e consentirne l'adozione. Il parente del bambino ha però spiegato di non aver mai firmato tale dichiarazione né alcun documento di rinuncia al bambino. 

In questa inchiesta la polizia armena ha collaborato con le forze dell'ordine di diversi paesi stranieri.

Negli ultimi anni sono stati avviati diversi procedimenti penali per adozioni illegali. In questi processi è emerso che, a partire dal novembre 2005, si sono verificati trasferimenti di denaro da parte di società di adozione straniere, dei loro dipendenti e degli aspiranti genitori adottivi a propri rappresentanti in Armenia.

Tra il 2005 e il 2019 sarebbero stati trasferiti in Armenia nel quadro dell’adozione illegale di 114 bambini almeno 1.800.000 euro. I processi sono ancora in corso e nelle loro fasi iniziali.

 


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