A fine luglio ciò che nessuno si aspettava. Il premier albanese Berisha ha presentato una proposta di legge per il riconoscimento dei matrimoni tra coppie omosessuali. Nel paese perplessità e reazioni negative. Ma l'improvviso ''balzo in avanti'' ha dato rilievo pubblico a chi, in Albania, sino ad ora non ne aveva per nulla

19/08/2009 -  Marjola Rukaj Tirana

"L'Albania sarà il quarto paese europeo a riconoscere i matrimoni omosessuali", ha dichiarato il premier Sali Berisha nel corso di una riunione del Consiglio dei ministri lo scorso 30 luglio. Lo scopo della riunione era l'eliminazione delle discriminazioni nei confronti di vari gruppi di cittadini, tra cui di rado però gli albanesi considerano anche le minoranze sessuali. La dichiarazione di Berisha è stata pronunciata e accolta tra sorrisi imbarazzati del premier stesso e dei membri del consiglio, e ha suscitato enorme scalpore in Albania.

Berisha ha annunciato in tal modo un progetto di legge che è stato già consegnato in parlamento, e che mira a riconoscere la legittimità dei matrimoni tra persone dello stesso sesso. "E' una legge sponsorizzata dalla società civile - ha affermato Berisha - nonostante i dibattiti che ne possano scaturire, la discriminazione degli omosessuali è inaccettabile. Con questa legge si mira a tutelare un diritto riconosciuto ormai nei paesi europei. Bisogna che questa legge venga discussa con la massima serietà poiché è vero che noi non vietiamo i matrimoni omosessuali, ma questi matrimoni non avvengono".

Si tratta in realtà di una proposta stilata dall'ONG di Tirana, l'Organizzazione per la tutela dei diritti umani, con lo scopo di eliminare le violazioni dei diritti umani, e ogni forma di discriminazione nei confronti delle minoranze di vario tipo tra cui anche quelle sessuali. Il premier ha stupito tra l'altro anche la stessa coordinatrice dell'Organizzazione, Elsa Ballauri, la quale non aveva previsto che nella fase attuale dell'emancipazione del mondo LGBT in Albania si potesse addirittura parlare di riconoscimento dei matrimoni tra persone dello stesso sesso.

Il mondo LGBT in Albania sta attualmente compiendo i primi passi di emancipazione, mentre la situazione rimane tra le più difficili nella regione. Ciò che ha stupito enormemente è stata la capacità del premier di andare oltre le aspettative, e oltre persino le stesse richieste degli omosessuali albanesi, che non hanno mai avanzato la proposta del riconoscimento dei matrimoni tra omosessuali. Infatti con la dichiarazione di Berisha, in Albania si inaugura il dibattito etico sui diritti degli omosessuali, prima completamente assenti dalla sfera pubblica del paese.

La comunità LGBT ha iniziato ad attirare discretamente l'attenzione solo negli ultimi mesi. Solitamente nei media albanesi di omosessuali si parlava nelle pagine di cronaca in occasione di aggressioni nei loro confronti, o di cosiddetti atti osceni in luogo pubblico avvenuti per lo più nell'unico punto d'incontro della comunità, nel parco del lago artificiale di Tirana. L'opinione pubblica, i giornalisti e gli artisti televisivi non hanno mai fatto mistero di nutrire una notevole omofobia.

Le associazioni LGBT sono poco presenti, poco rappresentative e molto chiuse. Solo di recente alcuni dei locali più chic di Tirana iniziano a non sdegnare di offrire i propri spazi alle serate tematiche della comunità. Nonostante un notevole miglioramento negli ultimi mesi, la comunità LGBT non è presente nella vita pubblica albanese, e per ora sono pochissimi gli individui che hanno dichiarato la propria identità sessuale in pubblico.

In tal senso l'intenzione di Berisha di voler riconoscere i matrimoni tra omosessuali apparirebbe come un inspiegabile tentativo di bruciare le tappe, dall'arretratezza più desolante al massimo dei diritti. Ciò ha scaturito un dibattito sull'opportunità di tale riconoscimento, nel momento attuale. "E' un passo precoce, per il nostro livello di sviluppo - afferma per il quotidiano Shekulli, il sociologo Edmond Dragoti - bisognava iniziare dalla lotta contro lo stigma e la discriminazione".

Come atteso, sono state molto negative le reazioni da parte dei rappresentati delle religioni del paese. "E' una cosa che noi non possiamo ammettere. E' un atto affrettato, perché in Albania ci sono gravi problemi sociali d'altra natura da risolvere" ha affermato il vescovo ortodosso Andon Merdani. "Se saranno permessi i matrimoni tra omosessuali, si finirà per permettere a queste coppie anche di adottare figli, il che comporterà la degenerazione della famiglia. Noi oggi invece, dobbiamo lottare contro il preoccupante problema dei divorzi che aumentano sempre più nella nostra società" ha commentato in nome della Chiesa cattolica padre Gjergji Fendo. Haxhi Selim Muça, a capo della comunità musulmana, ha a sua volta affermato: "Il nostro premier è un montanaro, non penso che abbia veramente opinioni del genere in merito agli omosessuali. Chissà a cosa aspira il governo con questa iniziativa".

Ha stupito molto il fatto che a sostenere il riconoscimento dei matrimoni tra omosessuali sia proprio il premier Berisha, di orientamento politico conservatore, e originario di una delle regioni più arretrate e più tradizionaliste del paese. Ciò ha indotto gli analisti a cercare di leggere tra le righe le eventuali ragioni che hanno spinto il premier a schierarsi all'improvviso dalla parte degli omosessuali.

In primis è stata sottolineata la remissività dell'Albania nei confronti di Bruxelles, e la consolidata psicosi spesso definita dagli analisti di Tirana come "tutto ciò che viene dall'UE è oro" e "per l'integrazione euro-atlantica del paese tutto è ammesso". Infatti il premier ha presentato il riconoscimento dei matrimoni tra le persone dello stesso sesso come una delle innumerevoli condizioni a cui l'Albania deve adempiere. Una tale mossa potrebbe lanciare un segnale positivo a Bruxelles, teoricamente necessario dopo l'esclusione dell'Albania dalla lista bianca della liberalizzazione dei visti per i Balcani occidentali, che entrerà in vigore probabilmente il 1° gennaio 2010. L'esclusione è stata una doccia fredda per il premier, che ha fermamente rinnovato la promessa elettorale per il primo anno della prossima legislatura.

Berisha ha inoltre commentato che l'Albania sarà il primo paese balcanico a riconoscere tale diritto agli omosessuali, avvalendosi dell'ennesimo primato di cui il governo Berisha possa andare fiero, formula utilizzata molto spesso dal premier per varie iniziative del suo governo.

Ma buona parte degli analisti di Tirana ha interpretato la mossa del premier come un tentativo per distogliere l'attenzione da diversi gravi problemi che affliggono il paese, tra cui innanzitutto una preoccupante crisi economica stimolata dalle spese spropositate del governo Berisha, e dalla complessa situazione post-elettorale dopo lo scorso 28 giugno.

La comunità LGBT ha accolto la notizia con estremo entusiasmo. Ma in una società tipicamente omofoba come quella albanese, difficilmente si potrebbe affermare che il progetto di legge sui matrimoni gay possa procurare al premier maggiore simpatia da parte dell'elettorato. Sono bastati pochi giorni per vedere la blogosfera albanese pullulare di opinionisti e gruppi omofobi indignati che controbattendo hanno sventolato il solito folclore omofobo che domina nel paese.

Il premier ha però premesso che gli ovvi dibattiti, che ne sarebbero scaturiti, non avrebbero avuto alcuna voce in capitolo sulla sua risolutezza nel portare avanti il progetto legge. Vedremo però cosa accadrà. Se questo progetto di legge andasse in porto sarà di cruciale importanza per i diritti degli omosessuali albanesi. E se anche non facesse ''bruciare le tappe'', farà sicuramente uscire dall'ombra la comunità LGBT del paese.


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