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In Albania è in corso un processo di valutazione dei giudici e dei pubblici ministeri - obbligatorio per continuare la carriera - che ha di fatto bloccato la creazione dei nuovi organi di autogoverno del sistema giudiziario, influenzando la risoluzione delle questioni bilaterali di vecchia data con la Grecia

05/12/2018 -  Gentiola Madhi

L'Albania sta portando avanti una riforma giudiziaria complessiva (adottata nel 2016), volta a stabilire una magistratura indipendente, responsabile, professionale ed efficiente. La riforma, fortemente sostenuta dall'UE e dagli Stati Uniti, prevede una ristrutturazione del sistema giudiziario e un'accurata valutazione di quasi 800 tra giudici e pubblici ministeri. Il processo, avviato all'inizio del 2018, si basa su tre pilastri: valutazione della competenza, verifica del patrimonio e potenziali collegamenti alla criminalità organizzata.

Si è partiti da una prima lista prioritaria che comprendeva 57 membri delle istituzioni principali della magistratura tra cui la Corte costituzionale, la Corte suprema, il procuratore capo e i candidati per i nuovi organi di autogoverno. L'essere arrivati ora al termine di questa lista ha fornito i primi risultati tangibili del processo, anche se i progressi rimangono lenti e hanno portato ad una temporanea disfunzione del sistema giudiziario.

La paralisi della Corte costituzionale

Il considerevole numero di giudici e pubblici ministeri rimossi dalla commissione di prima istanza ha creato infatti un ritardo indefinito nell'istituzione dei nuovi organi giudiziari. Questa difficile transizione si riflette nella situazione della Corte costituzionale, attualmente paralizzata dalla sostanziale mancanza di giudici. La Corte era composta da 9 giudici, di cui 4 non hanno superato la valutazione, 2 l'hanno passata e 3 hanno rassegnato le dimissioni e/o hanno terminato il proprio mandato legale.

Sebbene in teoria questa riforma mirasse ad evitare problemi come corruzione e i legami con la criminalità organizzata non si è riusciti ancora ad affrontarli perché si è venuto a creare un effetto domino paralizzante. Le nuove nomine dei membri della Corte costituzionale potranno essere fatte solo una volta insediatosi il Consiglio per le nomine nella magistratura. Il problema è che non tutti i candidati al Consiglio sono stati ancora sottoposti al processo di valutazione, anche se in teoria questo organismo avrebbe dovuto essere istituito già due anni fa. In realtà, nessuno degli organi di autogoverno previsti è stato ancora istituito, a causa del lento processo di valutazione e dell'elevato tasso di rimozione di magistrati e pm dai loro incarichi.

Tuttavia, senza una Corte costituzionale funzionante, l'Albania rischia di minare il rispetto dei diritti fondamentali garantiti dalla Costituzione. Pertanto, il Presidente della Repubblica ha dichiarato che fermerà qualsiasi iniziativa che possa mettere in discussione le norme della Costituzione, come ad esempio la potenziale ratifica di un accordo reciprocamente accettabile con la Grecia sulla delimitazione della zona economica marittima esclusiva e altre questioni minori, fino a quando la Corte costituzionale non sarà operativa.

Le questioni bilaterali fra Albania e Grecia

La delimitazione della zona marittima è stata oggetto di una lunga disputa tra i paesi, già negoziata nel 2009 tra i governi di destra dell'epoca (ora all'opposizione). In seguito, questo primo accordo fu annullato dalla Corte costituzionale albanese a causa di irregolarità. Dal 2017, in seguito ai cambi di governo, entrambi i paesi hanno mostrato la volontà politica di trovare un accordo reciprocamente vantaggioso sulla delimitazione della zona economica esclusiva e della piattaforma continentale, nonché per la risoluzione di altre questioni come abolizione dello stato tecnico di guerra vigente dal 1940, la riesumazione dei resti dei soldati greci morti in Albania durante la Seconda guerra mondiale, il ritiro della riserva sull'adesione dell'Albania alla Convenzione dell'Aia, il riconoscimento delle patenti di guida albanesi, ecc. Ad oggi, nonostante le allusioni dei media, non vi è ammissione ufficiale dell'esistenza di un progetto di accordo bilaterale. Le dimissioni del ministro degli Esteri greco Kotzias lo scorso ottobre non sono state in questa direzione un buon segno, sebbene le sue funzioni siano state rilevate dal primo ministro Tsipras.

La risoluzione di questa disputa rafforzerebbe la posizione dell'Albania nei confronti dell'UE, dal momento che il paese prevede di avviare i negoziati di adesione il prossimo giugno. Tuttavia, il tempo non gioca a favore dell'Albania, poiché il 2019 è anno di elezioni importanti nella scena europea e potrebbe portare cambiamenti nella leadership politica continentale. Dopo le elezioni europee, il prossimo ottobre la Grecia terrà le sue elezioni parlamentari, e i sondaggi mostrano i conservatori in vantaggio su Syriza di Tsipras.

Nel complesso, lo scenario migliore per l'Albania sarebbe l'istituzione dei primi organi giuridici di autogoverno entro l'inizio della primavera 2019, seguita dall'operatività della Corte costituzionale e dalla firma e ratifica dell'accordo bilaterale da parte di entrambi i parlamenti nazionali. Solo in caso di successo, ciò significherebbe il completamento della riforma giudiziaria e il via libera all'avvio dei negoziati con l'UE.


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