Delimitare

(darkripper /flickr)

Vicino agli impianti da sci che ospiteranno le Olimpiadi invernali di Sochi 2014 è scoppiata una disputa sui confini che coinvolge un piccolo villaggio. Il risultato è una schermaglia fra Mosca e le autorità de facto di Sukhumi

03/10/2011 -  Francisco Martinez

I trasporti ferroviari fra Russia e Abkhazia funzionano già regolarmente, con un treno che fa la spola fra Sukhumi e Veseloje, stazione russa di confine. La restituzione delle proprietà ai cittadini russi procede. Gli investimenti russi cominciano ad arrivare (Rosneft ha costruito tre stazioni di servizio nella regione). Inoltre, l'avvicinarsi della celebrazione dei Giochi olimpici a Sochi illumina di speranza il futuro dell'Abkhazia, certa di essere coinvolta nello sviluppo delle infrastrutture e nell'afflusso turistico di questo grande evento che si svolge a pochi chilometri dal suo confine. Sochi 2014 potrebbe però essere anche un rischio per questo territorio de facto indipendente, internazionalmente riconosciuto come parte della Georgia.

Sochi 2014

I Giochi invernali del 2014 si concentreranno in due aree: la costa di Sochi e le montagne di Krasnaja Poljana. La prima ospiterà gli eventi sul ghiaccio, le seconde quelli su sci e slittino. Di conseguenza, gli impianti sono in fase di completamento e contano già piste da sci, biathlon, bob, salto con gli sci, freestyle e snowboard. Lì vicino, sulla parte nord-occidentale del confine con l'Abkhazia, si trova il villaggio di Aibga (circa 50 abitanti), attraversato dal fiume Psou, che in tempi sovietici segnava il confine e divideva il villaggio in un nord russo e un sud abkhazo.

Aibga

Aibga

In realtà, non ci sono posti di blocco sui due ponti del villaggio, e anche la parte abkhaza sembrerebbe russa: vi si può arrivare solo in auto dalla Russia, tutti gli abitanti sono russi e tutti i (pochi) servizi disponibili arrivano dalla Russia. L'Abkhazia non sembrerebbe quindi rinunciare a molto se accettasse le recenti rivendicazioni territoriali dei funzionari russi, se non a livello simbolico.

“Non conosco i dettagli, ma per gli abkhazi Aibga è un simbolo, perché durante la guerra nel Caucaso circa 5.000 abkhazi liberi vivevano in una comunità di nome Aibga. Aibga rappresenta questa parte della nostra memoria”, racconta lo storico abkhazo Stanislav Lakoba al quotidiano russo Kommersant.

Negoziati sul confine

I negoziati sulla definizione del confine sono in corso da marzo. Sukhumi vuole mantenere lo status quo di eredità sovietica, mentre Mosca rivendica l'intero villaggio.

"Ridurre i negoziati allo sviluppo di Sochi sarebbe semplificare troppo, anche se questo fa parte della questione. Aibga è molto vicino a Sochi, vi si può arrivare persino a piedi, ed è un nodo importante per la sicurezza dei Giochi. Ma c'erano dispute su quest'area già nel diciottesimo e diciannovesimo secolo. Il confine è stato cambiato diverse volte sotto l'Impero russo, l'Unione sovietica e persino durante la guerra civile dopo la rivoluzione. Non possiamo inoltre dimenticare la strategia storica della Russia: far coincidere i confini con le barriere naturali", spiega Vadim Mukhanov, ricercatore senior al Centro per gli studi caucasici e la sicurezza regionale (presso l'Istituto statale di relazioni internazionali a Mosca).

Maxim Gvinjia, de facto ministro degli Esteri del governo abkhazo, ha dichiarato a Osservatorio che i negoziati sono in corso, ma "si tratta di routine, niente di sensazionale".

Sulla posizione ufficiale dei governi circolano informazioni contraddittorie. "È ancora presto per fare pronostici su eventuali risultati”, sottolinea il ricercatore Vadim Mukhanov. Dopo una nota del capo-delegazione abkhazo Valeri Kvarchia, diffusa dall'agenzia di stampa Apsnu, Mosca ha rivendicato prima 160 km quadrati e poi il solo villaggio di Aibga, circa 2.

"Cominciamo chiarendo che l'Abkhazia non ha rivendicazioni territoriali sulla Federazione russa. Per l'Abkhazia il fiume Psou è un confine indiscutibile stabilito dall'ex-URSS e confermato da mappe e leggi della Repubblica abkhaza e della Federazione russa. L'unica discussione può quindi riguardare la delimitazione del confine sulla terraferma e l'insediamento di Aibga", ha dichiarato Kvarchia.

Secondo il ministero degli Esteri russo, invece, “le controparti concordano sulla necessità di chiarificare il futuro status del confine nel villaggio di Aibga. Per quanto mi risulta, a guidarci saranno gli atti legislativi dell'URSS e le corrispondenti mappe topografiche, amministrative e forestali”.

Aibga

Dopo il collasso dell'Unione sovietica e la prima guerra abkhazo-georgiana, Aibga era stata praticamente abbandonata da entrambe le autorità, rimanendo senza acqua ed elettricità per vent'anni. Eppure, dopo un'inchiesta del quotidiano russo Nezavisimaja Gazeta, una delegazione di civili e ufficiali del distretto di Adler (regione di Krasnodar) ha visitato l'area, promettendo ai residenti di Aibga un poliziotto e il ritorno dell'elettricità. A questo scopo sono stati investiti 850.000 rubli (circa 20.000 euro) per acquistare e consegnare carburante per un generatore diesel che fornisce elettricità 10 ore al giorno.

Inoltre, dopo questa visita, il capo della delegazione civile Aleksandr Novikov ha riconosciuto che l'infrastruttura del villaggio era in rovine, denunciato abbattimenti illegali di alberi e iniziato a cercare un investitore per lo sviluppo economico dell'area. Il prescelto sembrerebbe Vladimir Potanin, oligarca vicino al Cremlino e costruttore del mega impianto da sci “Roza Khutor”. Tuttavia, la popolazione abkhaza (e la diaspora) è molto ostile alla questione, oggetto di acceso dibattito durante la campagna per le elezioni presidenziali seguite alla morte di Sergej Bagapsh.

Il nuovo presidente Aleksandr Ankvab non sarà una controparte morbida e, in linea con Maxim Gvinjia - ha dichiarato che “non c'è nessuna disputa. La questione è un'eredità sovietica. Negli ultimi vent'anni, la giurisdizione del villaggio si è estesa e ora è il momento di mettere tutto in ordine. Si sono incontrati due gruppi di lavoro, non è un combattimento all'ultimo sangue”.

Risentiranno dei negoziati le relazioni privilegiate fra Mosca e Sukhumi? Mukhanov pensa di no: "Questi negoziati sono stati strumentalizzati, ma non credo che le relazioni fra Mosca e Sukhumi ne risentiranno. Anzi, ci sono altri nodi da sciogliere fra loro, ma la Russia rimane la principale garante dell'indipendenza dell'Abkhazia e la maggiore fonte di sostegno economico e militare. Credo proprio che i rapporti rimarranno buoni a prescindere dal confine".


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