Michael Kori Davice

Sono 80 le agenzie ufficilamente registrate che reclutano fotomodelle in Bulgaria. Ma molte di loro non sarebbero che paravento per traffici di esseri umani. Le denunce della società civile bulgara

25/05/2005 -  Tanya Mangalakova

Dietro alla facciata da agenzie matrimoniali e di moda alcune organizzazioni bulgare si occuperebbero in realtà di "trafficare" donne bulgare verso Paesi stranieri. E' questa la denuncia, ripresa da gran parte della stampa bulgara, fatta da una ONG locale, la "Fondazione per la difesa dei giovani", collaboratrice, assieme ad altre ONG internazionali, di un programma UE sulla sensibilizzazione e la prevenzione in merito al trafficking. Secondo i responsabili dell'ONG bulgara ogni anno dalle 10.000 alle 15.000 donne bulgare cadrebbero nelle mani dei trafficanti. Dato, quest'ultimo, ben lontano dalle stime ufficiali. Secondo il Ministero degli interni infatti ogni anno sarebbero vittime del trafficking tra le 800 e le 1000 cittadine bulgare. Secondo una fonte che ha preferito rimanere anonima dell'Ufficio nazionale di lotta alla criminalità organizzata "le Ong esagererebbero le stime in merito alle 'schiave bianche' anche perché è molto difficile stimare il numero di donne che si sono recate all'estero di loro spontanea volontà e che successivamente hanno subito maltrattamenti". I media locali hanno citato entrambe le stime.

Fotomodelle

Spesso il sogno di raggiungere l'occidente si trasforma in un incubo per molte giovani donne bulgare. Chi le attira nella rete del trafficking promette un lavoro ben pagato in Europa occidentale. "Molte agenzie matrimoniali, agenzie di moda ed addirittura agenzie di collocamento non sono altro che una copertura per traffici illeciti - dichiara Milko Petrov, presidente della "Fondazione per la difesa dei giovani" - spesso vengono tratte in inganno da amici, parenti o colleghi che le spingono ad andare all'estero proponendo loro lavori come cameriere, ballerine o donne di servizio. Il maggior numero di vittime di questi traffici proviene dal sudest e nordovest della Bulgaria".

Le loro destinazioni principali sono Macedonia, Kosovo, Germania, Francia, Olanda, Spagna ed Italia. Fin dall'inizio vengono private dei loro documenti e questo implica che gli organizzatori del trafficking abbiano buoni collegamenti con la polizia ed i doganieri di confine.

In Bulgaria esistono 80 agenzie di moda regolarmente registrate ma secondo Evguenia Kalkandzhieva, modella e presidente di una di queste, l'agenzia "Visage", solo in tre lavorerebbero in questo specifico campo. Lo ha dichiarato a Sofia, durante una conferenza sul trafficking.

"Più del 90% delle agenzie di moda lo sono solo formalmente" ha rivelato "la maggioranza delle vittime del trafficking cadono vittime del loro sogno di divenire modelle. Per questo è necessario un maggior controllo ed una maggiore regolamentazione in questo campo".

Obbligate alla prostituzione

Il quotidiano Monitor ricorda che la Bulgaria è inserita, assieme ad altri 75, in una lista dei Paesi d'origine e di transito delle donne vittime del trafficking. Monitor poi riporta altre informazioni: oltre alle destinazioni europee molte donne verrebbero portate anche in Sud Africa, inoltre la mafia bulgara sarebbe ben inserita nel controllo della prostituzione nelle città francesi di Strasburgo, Nizza e Marsiglia. Sarebbero di nazionalità bulgara l'11,2% delle donne finite nella rete della prostituzione in Germania.

Secondo l'ONG bulgara "Faccia a faccia" - che si occupa di supportare ragazze che rischiano di finire vittime del trafficking - prese di mira sono di solito ragazze tra i 12 ed i 18 anni, obbligate poi con la forza alla prostituzione. Sempre secondo i responsabili dell'ONG le città più a rischio sono Varna, Targoviste, Razgrad, Dobrich, Shumen e Bourgas. In tre mesi - si specifica - lo sfruttatore guadagna grazie alla ragazza dai 15.000 ai 20.000 euro. Poi un dato drammatico: negli ultimi 3 anni sono state solo 240 le ragazze vittime del trafficking che sono riuscite a rientrare in Bulgaria.
Misure contro il trafficking
Nel 2003 il parlamento bulgaro ha approvato un emendamento al codice penale nel quale è stato inserito il reato di traffico di esseri umani con pene che vanno da 1 a 10 anni di prigione. Ma di fatto i processi contro i trafficanti spesso non portano a risultati concreti a causa della debolezza della magistratura e ad una burocrazia farraginosa. La corruzione ostacola inoltre come un grande masso la strada della giustizia.

Il 17 febbraio scorso il governo ha inoltre approvato un piano nazionale per la prevenzione e l'azione contro il trafficking e per la protezione delle vittime. L'obiettivo è il passaggio dalla zona 2 alla zona 1 dei Paesi che secondo l'amministrazione USA stanno operandosi in modo positivo contro questa piaga. USAID, agenzia governativa statunitense che si occupa di aiuti allo sviluppo h messo a disposizione dell'ufficio di Sofia dello IOM (Internaional Organization on Migration) 147.000 dollari e ne ha promessi altri 250.000 per l'implementazione del piano adottato dal governo. Cifre che purtroppo impallidiscono rispetto all'enorme fatturato di questa attività illecita.

Luce rubata

Il problema del trafficking è sensibilmente aumentato dal crollo del comunismo in Bulgaria. I trafficanti pescano nei settori della società più emarginati, fanno leva su condizioni economiche spesso disperate, si approfittano dell'ingenuità di ragazze che spesso sono originarie di aree rurali e che non vengono affatto protette dalla società. Obiettivo dell'ONG "Faccia a faccia" è quello di lottare contro questo fenomeno, prevenirlo e ridurre i casi di ragazze obbligate alla prostituzione in Bulgaria ed all'estero. Secondo i responsabili dell'ONG due dei problemi principali che si trovano ad affrontare quotidianamente sono l'influenza che ha sulla società il crimine organizzato e l'alto livello di corruzione nell'amministrazione pubblica e tra chi dovrebbe far rispettare le leggi.

L'ONG è stata tra le promotrici del primo cortometraggio girato in Bulgaria per sensibilizzare l'opinione pubblica su questo specifico tema. Il regista di "Luce rubata", alla sua prima direzione, è stato l'attore americano Michael Kori Davice. "Non intendevo nemmeno fare un film. Era il 2003, stavo girando un film qui in Bulgaria ed ho incontrato il direttore esecutivo dell'ONG "Faccia a faccia". Abbiamo iniziato ad incontrare ragazzi e ragazze degli orfanotrofi e sono venuto a conoscenza dei loro problemi. Questi ragazzini hanno poi iniziato a scrivermi. Tra queste vi era Svetlana, ragazzina che nemmeno sapevo chi fosse. Ho deciso di raccontare la sua storia".

Un storia drammatica. Svetlana ha perso la madre ed è stata obbligata a vivere in un orfanotrofio. E' stata poi adottata da una famiglia il cui unico scopo era quello di venderla ai trafficanti che l'anno poi obbligata alla prostituzione. Svetlana è stata poi tra le poche a riuscire a scappare. Il film è entrato a pieno titolo nel materiale che "Faccia a faccia" utilizza nelle proprie campagne di sensibilizzazione.

Un film molto crudo. "E' vero, sfortunatamente dopo aver letto di storie come queste molti bulgari ritengono che queste ragazze finiscono nel giro della prostituzione a causa dello stato dell'economia del vostro paese" chiarisce Kori Da vice "questo può essere vero in alcuni casi ma sono molto più numerose le situazioni nelle quali le ragazze sono obbligate alla prostituzione. Ci rivolgiamo direttamente a quelle persone - vogliamo contribuire a far cambiare loro opinione. Sino a quando quelle persone ritengono che queste ragazzine si prostituiscono perché lo vogliono, non vi sono molte chance di combattere il problema della prostituzione forzata. Per questo ho deciso che il miglior modo di affrontare il problema fosse mostrare la vera brutalità alla quale sono sottoposte queste ragazze".

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