Redazione 14 luglio 2020
Srebrenica, bare pronte per la sepoltura al Memoriale di Potočari - Foto © Mario Boccia

A 25 anni da uno dei momenti più tragici della recente storia europea, a Reggio Emilia previsti due incontri - il 15 e 17 luglio - per offrire, attraverso la ricostruzione storica, spunti per l’analisi del presente. Nella seconda giornata interverranno Marco Abram e Alfredo Sasso, di OBCT, e il fotoreporter giornalista Mario Boccia

Continua l’impegno di Reggio Emilia nel rafforzare scambi e il dialogo con la Bosnia Erzegovina, un’azione che nel corso degli ultimi mesi ha visto il coinvolgimento non soltanto dell’amministrazione comunale ma di diverse realtà e organizzazioni della società civile del territorio reggiano. Ora si torna a 25 anni fa, ad uno dei momenti più tragici della recente storia europea: il genocidio di Srebrenica

Per riflettere su quei fatti, il 15 e il 17 luglio a Reggio Emilia è in programma “Srebrenica: 25 anni dopo – Rileggere i Balcani, una lunga storia europea”, una due giorni promossa da Comune di Reggio Emilia, Istoreco, Cisl Emilia Centrale, Iscos Emilia-Romagna, Arci Reggio Emilia, Osservatorio Balcani Caucaso Transeuropa e la Fondazione E-35.

L’obiettivo è offrire un percorso di ricostruzione storica, con spunti per l’analisi del presente, dei conflitti nei Balcani, con particolare attenzione alla Bosnia Erzegovina; il tutto, accompagnati da testimoni ed esperti di primo piano. Si parte mercoledì 15 luglio alle 21.30 con la proiezione del documentario “La pace fredda, è davvero finita la guerra in Bosnia Erzegovina?” e l'intervento degli autori Luca Leone e Andrea Cortesi, introdotti dall’assessore alle Politiche migratorie del Comune di Reggio Emilia Daniele Marchi. Si chiuderà con la testimonianza di Tamara Cvetković, attivista per i diritti umani e la cui famiglia è stata colpita dalla pulizia etnica.

Il 17 luglio alle ore 21.00 interverranno lo storico di OBCT Marco Abram e il collaboratore di OBCT Alfredo Sasso, con l'approfondimento dal titolo “I Balcani nella storia: attraverso il ‘900 jugoslavo”. Introdurranno la storia novecentesca dei popoli jugoslavi, esplorando le ragioni, le modalità e le evoluzioni dell’esperienza comune all’interno dello stato unitario, creato dopo la Prima guerra mondiale e riemerso dopo la Seconda. Verrà inoltre affrontato il complesso intreccio di cause (economiche, politiche e internazionali) della crisi jugoslava negli anni Ottanta e del precipitare verso la guerra.

L’approccio è volto a superare letture superficiali e stereotipate della regione balcanica che hanno portato a leggerne la storia come inevitabile risultato di implacabili odi etnici tra i popoli, culminati nei conflitti degli anni Novanta. Si suggeriranno letture che spieghino gli eventi tenendo conto delle dinamiche di potere e del controllo delle risorse, della costruzione dei discorsi nazionalisti e delle responsabilità delle leadership politiche e intellettuali.

Bratunac, amiche
(Foto © Mario Boccia)

In seguito interverrà Mario Boccia, fotoreporter e giornalista professionista. Nell'incontro “L’imbroglio etnico, la guerra degli anni ’90”. Attraverso le sue fotografie racconterà il conflitto e proporrà una riflessione su ciò che è accaduto in quei luoghi e come costruire una cultura della pace che ne eviti il ripetersi. Ed è con la storia di due amiche, lavoratrici della Cooperativa agricola "Insieme" di Bratunac, che aprirà l'incontro. "Una storia semplice. Nermina e Maja sono due giovani donne di Bratunac, un piccolo paese bosniaco a dieci chilometri da Srebrenica. Hanno studiato insieme, sono agronome e sono amiche. Durante la guerra degli anni ’90, sono state costrette a separarsi", racconta Mario Boccia . "Dopo la guerra le due amiche si sono ritrovate a Bratunac a lavorare come agronome della cooperativa agricola “Insieme”. Così le ho conosciute. A questo punto dovrei dire che una è “serba” e l’altra “musulmana” per dare un valore aggiunto alla loro amicizia, che ha resistito alla guerra, ma non ce la posso fare. Non vi dico nemmeno chi é Maja e chi Nermina. Sono operaie, contadine, agronome, non 'serbe e musulmane'".

Una semplice amicizia, aggiunge Mario Boccia e conclude con quello che sarà il filo conduttore del suo intervento: "Chi parla di popoli contrapposti, etnie, odio atavico, lingue diverse, ecc. ignora la realtà o mente consapevolmente. Si tratta di ideologie etno-nazionaliste che piegano malamente la Storia e le diversità religiose ad interessi privati."