Redazione 21 luglio 2020
Dossier La rotta balcanica - copertina © M. Lapini e V. Muscella.jpg

La rete “RiVolti ai Balcani” è nata per rompere il silenzio sulla “rotta balcanica” e denunciare quanto sta avvenendo in quei luoghi. Composta da oltre 36 realtà e singoli, di recente ha presentato in conferenza stampa il Dossier dedicato

Lo scorso 11 luglio si è tenuta a Zugliano (Udine) la seconda conferenza stampa di presentazione del Dossier dedicato alla Rotta balcanica, realizzata dalla rete “RiVolti ai Balcani” composta da oltre 36 realtà e singoli impegnati a difesa dei diritti delle persone e dei principi fondamentali sui quali si basano la Costituzione italiana e le norme europee e internazionali.

La rete “RiVolti ai Balcani” è nata per rompere il silenzio sulla “rotta balcanica”, denunciare quanto sta avvenendo in quei luoghi e lanciare chiaro il messaggio che i soggetti vulnerabili del “game” non sono più soli. Composta da oltre 36 realtà e singoli impegnati a difesa dei diritti delle persone e dei principi fondamentali sui quali si basano la Costituzione italiana e le norme europee e internazionali, si è presentata ufficialmente a Milano lo scorso 27 giugno e in quell’occasione aveva reso pubblico il Dossier “La rotta balcanica. I migranti senza diritti nel cuore dell’Europa”.

A Zugliano sono intervenuti: Pierluigi di Piazza - presidente del Centro Balducci, Michele Negro di Rete DASI FVG; Paolo Pignocchi - Amnesty International Italia - coordinamento Europa; Gianfranco Schiavone - vicepresidente ASGI; Silvia Maraone – responsabile Ong IPSIA ACLI, Bihać (Bosnia-Erzegovina); Jost Zagar - associazione Info KOLPA (Slovenia).

Nelle scorse settimane ha improvvisamente preso il via, attraverso una catena di comando le cui responsabilità e livelli decisionali non sono affatto chiari, una operazione su vasta scala, specie nelle provincie di Trieste e Gorizia, di respingimenti alla frontiera dei migranti, nonostante si trattasse di richiedenti asilo come evidenziato da numerose testimonianze raccolte delle persone respinte in Bosnia-Erzegovina.

Il respingimento in Slovenia non è infatti null’altro che il primo anello di una catena che attraverso veloci passaggi di polizia tra Italia, Slovenia e Croazia, determina il respingimento dei richiedenti asilo al di fuori dell’Unione Europea. Le operazioni avvengono senza che sia adottato alcun provvedimento e in flagrante violazione delle normative interne ed internazionali, come è stato evidenziato da numerosi rapporti internazionali, di cui il primo in lingua italiana “La rotta balcanica: i migranti senza diritti nel cuore dell’Europa” curato da 36 organizzazioni tra cui Amnesty International, ASGI, ICS, ACLI-Ipsia, OBC Transeuropa presentato in sede di conferenza stampa. Si tratta di una situazione di eccezionale gravità che rende l’Italia complice delle gravi violenze che le persone subiscono.