Nicola Gentile 18 aprile 2023
Una targa del Fondo per lo sviluppo regionale Ue © Derick P. Hudson/Shutterstock

Un recente studio sugli effetti distributivi della politica di coesione UE evidenzia come quest’ultima riduce le disparità tra regioni ma paradossalmente aumenta quelle all’interno delle singole aree

“La politica di coesione europea aumenta il reddito per le famiglie benestanti, ma non ha quasi nessun effetto positivo sulle famiglie a basso reddito nelle regioni a cui dà supporto”. È questo, in estrema sintesi, il risultato a cui è giunta un recente studio condotto da Valentin Lang, Nils Redeker e Daniel Bischof, ricercatori provenienti rispettivamente dall'Università di Mannheim, dallo Jacques Delors Centre e dall’Università di Aarhus. 

Si tratta di un risultato sorprendente, dato che la politica di coesione, che copre circa un terzo del budget di spesa europeo, avrebbe come scopo principale la riduzione delle diseguaglianze tra regioni.  

Il focus principale del paper sono due dei fondi parte della politica di coesione, il Fondo europeo di Sviluppo Regionale (FESR) e il Fondo Sociale europeo (FSE), erogati principalmente in quelle regioni (es. in Italia le Regioni) il cui PIL pro capite è inferiore al 75% delle media dell’UE.

La ricerca, che copre un periodo che va dal 1989 al 2017, ha raccolto e sistematizzato dati provenienti da diverse tipologie di sondaggi realizzati a livello locale e che hanno coinvolto, complessivamente, 2,4 milioni di rispondenti in 231 regioni europee. 

I dati raccolti mostrano come l’ineguaglianza intraregionale sia a livelli molto alti nell’Unione Europea. “Anche nelle regioni più ricche, molte persone hanno un reddito disponibile più basso rispetto alla mediana delle regioni relativamente povere”, spiegano i ricercatori.

Dai risultati della ricerca emerge chiaramente la differenza tra gli effetti sull’ineguaglianza che la politica di coesione ha a livello interregionale e quelli a livello intraregionale. Si tratta delle due componenti principali su cui si struttura l’ineguaglianza generale all’interno dell’UE. È importante per i ricercatori sottolineare che, delle due componenti, è la disparità all’interno delle singole regioni che più impatta sull’ineguaglianza in generale.

Se infatti gli effetti sulla riduzione della disparità tra regioni europee sono inequivocabilmente positivi, poiché i fondi sopracitati hanno conseguenze generalmente positive per la crescita economica dell’UE, lo stesso non si può dire per gli effetti sulle diseguaglianze interne. Questi ingenti gettiti di denaro rischiano - al contrario - di esacerbare le ineguaglianze interne alle regioni stesse. 

“Quindi - come scrivono i ricercatori - dare supporto economico a regioni meno sviluppate, non significa necessariamente che questi aiuti raggiungano anche le persone indigenti”.

Secondo lo studio infatti, i fondi si tramutano in strumenti che contribuiscono ad aumentare il reddito di cittadini con un livello di istruzione maggiore e con competenze migliori.

I ricercatori spiegano che ciò è dovuto a diversi fattori: prima di tutto dal fatto che questi tipi di politiche vanno più a beneficio del capitale investito che del lavoro salariato. Questo perché molti di questi fondi sono essenzialmente sussidi agli investimenti o crediti fiscali. 

Un’altra ragione di base è il fatto che l’accesso ai fondi è regolato tramite dei bandi, che richiedono dei costi in termini di competenze e conoscenze della legislazione amministrativa nel settore. 

La ricerca non intende sconfessare l’utilità della politica di coesione europea in sé, affermando, anzi, che i loro risultati non implicano che la politica di coesione europea sia inefficace. Infatti definiscono i fondi come strumenti vantaggiosi, ma che per renderli maggiormente egualitari mancano delle norme che ne condizionino maggiormente la spesa.

In questo senso il paper propone una sorta di cambio di paradigma da politiche place-based -  ovvero mirata a specifiche regioni individuate con determinati criteri - a politiche più “people-based”. 

 

Questo materiale è pubblicato nel contesto del progetto "Work4Future" cofinanziato dall’Unione europea (UE). L’Ue non è in alcun modo responsabile delle informazioni o dei punti di vista espressi nel quadro del progetto. La responsabilità sui contenuti è unicamente di OBC Transeuropa. Vai alla pagina "Work4Future"