Maria Chiara Calvani 17 giugno 2019
Durante un workshop curato da Maria Chiara Calvani

Un'iniziativa culturale per creare legami e ponti tra Italia e Ucraina

Tutto ciò che ci auguriamo, a cui pensiamo e che ci aspettiamo, certamente ci accadrà. Ma, e in ciò consiste il problema, sempre troppo tardi e sempre in un altro modo. E, per questo, anche quando ce lo troviamo davanti, non riconosciamo il suo volto. Ed è soprattutto per questo che temiamo il futuro, abbiamo paura dei viaggi, dei figli, dei cambiamenti. Io non sono in grado di oppormi a ciò, ma con tutte le forze faccio finta di oppormi, da qualche tempo hanno cominciato a togliere luce per lunghi intervalli”.

L’incipit del libro di Jurij Andrukchovyc “I dodici cerchi” mi ha accompagnato per il lungo viaggio in autobus in Ucraina. Un libro dove si intrecciano storie di persone provenienti da diversi luoghi che quasi involontariamente e casualmente si incontrano in un luogo (nell’Ucraina dei Carpazi) che rimetterà in discussione il senso delle loro esistenze.

Ero diretta a Kiev per partecipare ad una residenza d’artista presso Izolyatsia artist in residence. In Italia non esistono né accademie né istituti di cultura Ucraina, nonostante esistano tante comunità di donne che vengono a lavorare nelle case degli italiani. Il mio primo approccio alla cultura dell'Ucraina è stato questo: un incontro di donne, amiche di amiche, che lavorano come domestiche o assistono le persone anziane. Le ho conosciute, le ho incontrate, ho iniziato a parlare con loro chiedendo loro di raccontarmi della loro cultura.

Queste lavoratrici, che per anni rimangono lontane dalla loro terra è possibile che arrivino quasi a dimenticarsene? Donne forti che fanno lavori duri che nel nostro paese non vuole fare più nessuno, che ascoltano, che cucinano, che puliscono, che con i volti apparentemente seriosi non lesinano un sorriso o una richiesta di aiuto. La prima cosa che ho conosciuto dell’Ucraina è stata la cultura dell’ascolto e dell’aiuto dell’altro.

Sono rimasta in Ucraina per soli due mesi. Ma durante questo tempo e con base a Kiev, presso Izolyatsia platform for cultural initiatives, ho avuto l’occasione di raccogliere molto materiale grazie agli incontri fatti ed ai viaggi nei diversi territori del paese. Mi hanno accompagnata ancora una volta donne: antropologhe, fotografe, giovani studentesse di architettura; ed in alcuni casi, alcune donne ucraine in rientro dall’Italia. Attraverso di loro mi è sembrato di poter godere di incontri autentici nei diversi luoghi visitati. Il mio viaggio, la raccolta e l’elaborazione non si è conclusa con la fine della permanenza.

In questo tempo di elaborazione del materiale raccolto e grazie ad alcune della comunità di donne che vivono e lavorano in Italia che mi sta aiutando in questo progetto, ho maturato l’idea di elaborare una sorta di Istituto di Cultura Ucraina itinerante, da trasportare di villaggio in villaggio, di territorio in territorio, di città in città composto da 12 installazioni, performance e video: un legame con i 12 cerchi del libro di Andrukchovyc.

“L’Istituto nomade della cultura Ucraina” è una provocazione per denunciare la difficoltà di intessere rapporti culturali tra l’Italia e l’Ucraina, per innescare scambi e legami tra le due culture a partire dal basso.

L’ obiettivo è quello di ritornare nei villaggi visitati e dalle comunità conosciute e portare “l’Istituto nomade della cultura Ucraina” generando curiosità, dialogo e confronto nelle comunità stesse.

Per maggiori informazioni: il blog di Maria Chiara Calvani