Rossella Vignola 28 novembre 2014

Ieri il Parlamento europeo ha approvato in seduta plenaria una risoluzione di condanna delle parole violente e di odio pronunciate dall'ex leader nazionalista serbo Vojislav Šešelj in occasione del suo rientro a Belgrado, richiamando le autorità serbe a prenderne nettamente le distanze

Il Parlamento europeo riunito in seduta plenaria a Strasburgo ha adottato una risoluzione di condanna dell’ex leader nazionalista serbo Vojislav Šešelj, invitando le autorità serbe a prendere le distanze in modo risoluto dalle dichiarazioni ostili e di odio pronunciate da Šešelj in occasione del suo rientro a Belgrado, avvenuto il 12 novembre scorso. Šešelj, sotto processo al Tribunale penale internazionale per l’ex Jugoslavia per crimini contro l’umanità, ha ottenuto dal Tribunale il rilascio in regime di libertà provvisoria in seguito al deterioramento delle sue condizioni di salute.

La mozione, voluta e avanzata dagli eurodeputati croati con procedura d'urgenza, condanna con forza l’atteggiamento adottato da Šešelj per avere pubblicamente incitato all’odio nei confronti delle popolazioni non serbe, e aver invocato l’appello alla creazione della “Grande Serbia” avanzando, come si legge nella risoluzione, “rivendicazioni sui paesi limitrofi, tra cui la Croazia, Stato membro dell’Ue”. Il leader serbo ha conservato un atteggiamento provocatorio, ostile e guerrafondaio in occasione delle numerose presenze in pubblico seguite al suo rientro, dichiarando ad esempio, in un comunicato stampa reso noto il giorno del 23° anniversario della caduta di Vukovar, di congratularsi con i cetnici serbi per la “liberazione” della città croata caduta per mano delle truppe paramilitari serbe nel 1991.

Nella risoluzione viene ricordato che il leader imputato ha mostrato un atteggiamento ostile nei confronti del Tribunale penale internazionale dell’Aja, avendo interrotto e perturbato ripetutamente il procedimento giudiziario in corso. Le autorità serbe vengono richiamate a rispettare gli obblighi nel quadro della cooperazione con il Tribunale e gli impegni derivanti dal processo negoziale di adesione all’Ue. La risoluzione, che nota con preoccupazione l’assenza di una reazione politica e di una risposta giuridica adeguata da parte delle autorità serbe in merito all’atteggiamento e alle parole di Šešelj, condanna duramente il “tentativo di ostacolare il percorso europeo della Serbia”, in quanto, - si legge nel testo della mozione - le recenti dichiarazioni di Šešelj “potrebbero compromettere i progressi compiuti nell’ambito della cooperazioni regionale e della riconciliazione, minando gli sforzi degli ultimi anni”.

La risoluzione, infine, incoraggia “le autorità serbe e i partiti democratici a condannare ogni manifestazione pubblica di incitamento all'odio o di retorica guerrafondaia e a promuovere la protezione dei diritti delle minoranze e dei diritti culturali”, e chiede alle autorità di accertare se Šešelj abbia violato la legge serba e di rafforzare e applicare pienamente la legislazione che vieta l'incitamento all'odio, la discriminazione e l'istigazione alla violenza. Il documento invita, inoltre, il Tribunale penale internazionale a riesaminare la sussistenza dei requisiti per la libertà provvisoria concessa a Šešelj e ad agire con fermezza per ripristinare la fiducia che - si legge nel testo - “è stata indebolita dalle dichiarazioni pubbliche deprecabili ed inammissibili di Šešelj”, e ad adottare le misure necessarie al completamento di tutti i processi a suo carico.

Secondo il ministro degli Esteri croato, Vesna Pusić, le parole violente di Šešelj rischiano di far deteriorare le relazioni nella regione. "Vogliamo incoraggiare i nostri colleghi europei a condannare il comportamento di Šešelj e chiedere alle autorità serbe di prendere le distanze dalle sue dichiarazioni, confermando la strada europea della Serbia", ha aggiunto Pusić in una dichiarazione resa alla Reuters . Il ministro croato ha inoltre dichiarato di aver discusso della faccenda con Federica Mogherini, capo della politica estera dell'Unione, per portare la questione in discussione in un dibattito sull'operato del Tribunale dell'Aja previsto a dicembre al Consiglio di sicurezza delle Nazioni unite.

Secondo l'agenzia di stampa Tanjug e il portale B92 , la risoluzione è stata oggetto di intense consultazioni da parte dei gruppi parlamentari. Tra i punti che hanno sollevato le discussioni più accese, la formulazione della critica da rivolgere al Tribunale dell'Aja. Infatti, secondo fonti vicine ai gruppi di lavoro del PE, alcuni parlamentari avrebbero voluto criticare più apertamente l'operato della Corte nella gestione del caso Šešelj, mentre altri, avanzando la linea più morbida che poi è stata adottata in via definitiva, hanno preferito seguire un approccio coerente con il passato, sostenendo pienamente il lavoro del Tribunale, come fatto più volte negli anni dall'Europarlamento.

 

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