Rossella Vignola 9 settembre 2014

24 eurodeputati di diversi schieramenti politici hanno scritto una lettera al Presidente della Commissione europea (CE) Jean-Claude Juncker contro il possibile accorpamento dei portafogli energia e clima: "Indebolirebbe il ruolo dell'UE nell'agenda globale sull'ambiente e il cambiamento climatico"

Fonte: Euractiv

Lo scorso 5 settembre il Presidente della Commissione europea (CE) Jean-Claude Juncker ha reso nota la squadra dei candidati commissari della futura Commissione , che per entrare in vigore dovrà ottenere la “fiducia” del Parlamento europeo (PE) in seduta plenaria. Le decisioni sull’attribuzione degli incarichi ai singoli commissari sono però ancora in corso, e verranno ufficializzate solo dopo l'approvazione da parte del Consiglio dell'UE, ma da diversi giorni circolano a Bruxelles ipotesi e reazioni sulla suddivisione dei portafogli all'interno della nuova Commissione.

A reagire in modo esplicito alla bozza dell'organigramma preparato da Juncker e reso noto in anteprima dal portale Euractiv , sono stati 24 eurodeputati di diversi schieramenti della Commissione energia del PE, che in una lettera a Juncker hanno protestato contro il presunto accorpamento della delega per l’energia e per il cambiamento climatico, che sarebbero state assegnate, sempre secondo Euractiv, al conservatore britannico Jonathan Hill del gruppo Conservatori e riformisti.

Nella Commissione uscente, energia e cambiamento climatico sono di competenza di due commissari distinti, la danese Connie Hedegaard (azione per il clima) e il tedesco Günther Oettinger (energia): la carica di Commissario per il clima era stata creata nel 2010 rendendo autonoma una delega che apparteneva al Commissario per l’ambiente. I 24 eurodeputati firmatari della lettera, pur riconoscendo che i punti di contatto tra i due portafogli sono innegabili, e che una stretta  coordinazione è necessaria e dovuta, spiegano i motivi per cui le deleghe per energia e ambiente devono essere gestite separatamente.

Secondo la lettera, un portafoglio unico indebolirebbe il ruolo dell’Ue nell’agenda globale sull’ambiente e nei negoziati sul cambiamento climatico in corso a livello internazionale in vista della conferenza sul clima organizzata dalle Nazioni Unite, che si terrà a Parigi a dicembre 2015. “Un anno prima della conclusione di un nuovo accordo globale sul cambiamento climatico - si legge nella missiva - non è opportuno per l’UE inviare segnali contraddittori sul ruolo dell'Europa nell'impegno contro il cambiamento climatico". I 24 firmatari sottolineano inoltre che la nuova legislatura europea è cruciale per lo sviluppo dell’agenda ambientale sul clima e l’energia: “Il ruolo della CE, e in particolare del Commissario uscente Connie Hedegaard, è stato fondamentale nell’incentivare gli stati membri ad orientarsi verso l’adozione di un’agenda climatica ambiziosa, attraverso l'indicazione di obiettivi e norme specifiche in diversi settori di policy di competenza comunitaria. Inoltre, il Commissario per il clima "è stato capace di armonizzare interventi e azioni diverse, dall’energia alla finanza, dai trasporti alla tecnologia, per contrastare il cambiamento climatico". Secondo gli eurodeputati, la creazione di un portafoglio per il clima è stato un segnale forte per i partner internazionali perché ha indicato nell’azione contro il cambiamento climatico un’area prioritaria in cui l’UE intende guidare l’agenda internazionale.

Anche i possibili conflitti di interesse sono al centro dell'attenzione dei firmatari della lettera, che hanno evidenziato che spesso la ricerca di nuove fonti di energia può avere conseguenze negative per la tutela dell’ambiente. “Eventuali conflitti - spiegano gli eurodeputati della Commissione energia - dovrebbero essere decisi in modo trasparente e discussi dai due commissari, e non dietro le porte chiuse delle Direzioni generali di un singolo dicastero”.

Nella lettera a Juncker si legge, inoltre, che in considerazione delle numerose questioni aperte in materia energetica e dei recenti sviluppi geopolitici lungo il confine orientale è ugualmente importante la conferma di una delega ad hoc per l’energia. “E’ imperativo che il nuovo Commissario per l’energia si trovi nelle condizioni di impiegare pienamente tutti i mezzi e le capacità a sua disposizione per gestire il difficile dossier dell’energia”, si legge nella lettera. Della stessa opinione anche Frédéric Thoma di Greenpeace Europa, che ha sottolineato le sfide che attendono la nuova Commissione in materia di energia: l'istituzione dell'Unione energetica europea, la riduzione del consumo di energia e la diversificazione del mix energetico del continente. "Il futuro Commissario per l'energia dovrà negoziare con la Russia per assicurare all’Europa un flusso di gas stabile e continuativo nel prossimo inverno", ha dichiarato Thoma ad Euractiv.

Infine, gli europarlamentari hanno preso di mira anche il nome indicato da Juncker alla carica di Commissario per l'energia e il clima, il conservatore inglese Jonathan Hill, la cui nomina sarebbe un “attacco frontale alle politiche europee progressiste in materia energetica, dall'efficienza allo sviluppo delle fonti rinnovabili, a favore di interessi legati al nucleare, al gas di scisto e al carbone". Anche Martin Schultz, all’indomani della sua riconferma come Presidente del PE, aveva espresso forti perplessità sulla nomina di Hill alla CE per le sue posizioni “radicalmente anti-europee”.

La strategia europea per l'ambiente e l'energia è racchiusa nel pacchetto clima ed energia 2030  , un quadro di riferimento comunitario in materia di efficienza energetica, riduzione dei gas serra e rilancio delle fonti rinnovabili, approvato dalla CE a gennaio 2014. Le proposte della CE sono state in seguito discusse dal Consiglio europeo e dal PE che in una risoluzione  dello scorso febbraio ha ritoccato al rialzo gli obiettivi delle politiche ambientali ed energetiche rispetto alle proposte della Commissione. I lunghi e complessi negoziati sui target e gli obiettivi del pacchetto energia e clima  sono ancora in corso a Bruxelles, ravvivati negli ultimi mesi dall'aggravarsi della crisi ucraina e dalla necessità per l'Ue di ridurre la dipendenza energetica dalla Russia. Il dossier è ora nelle mani della Presidenza di turno italiana che dovrà trovare l'accordo entro il vertice Ue di ottobre, mentre toccherà al prossimo esecutivo comunitario mettere nero su bianco le proposte di attuazione.

Ma l'affaire clima ed energia resta complesso: come sottolinea oggi Euractiv riportando fonti diplomatiche europee, "il fatto che gli incarichi chiave in Europa siano andati a paesi che dipendono fortemente dal gas russo, come la Germania, che detiene la Presidenza del PE, l'Italia, a cui è stato assegnato l'Alto rappresentante PESC, e la Polonia, con Donald Tusk alla Presidenza del Consiglio europeo, può essere il segnale che le questioni energetiche prevarranno sulla lotta al cambiamento climatico nei prossimi cinque anni". Durante le negoziazioni sul pacchetto clima, la Polonia (che ricava il 90% dell'energia da fonti non rinnovabili)  si era posta alla guida del blocco dei paesi dell'Est, contrari all'adozione di tagli vincolanti a livello nazionale alle emissioni di gas serra e più attendisti rispetto alle strategie di sviluppo delle fonti energetiche alternative.

Per il Presidente della CE proprio nella scelta sull’assegnazione dei portafogli e delle deleghe, e nelle decisioni sull'abolizione o l'accorpamento di incarichi diversi, si trova il margine per imporre il proprio imprinting alla futura Commissione. Tuttavia, i negoziati sono in corso e le pressioni del PE, così come delle lobby, possono ancora influenzare Juncker nelle decisioni definitive sulla composizione della nuova Commissione.

 

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