
In pochissimi giorni ha raggiunto 4.500 firme l'appello della comunità accademica internazionale a sostegno degli studenti e dei docenti che protestano da più di quattro mesi in Serbia. Viene condannato l'uso di intimidazioni, pressioni e diffamazioni oltre all'utilizzo di misure illecite contro i manifestanti, come il cannone sonico durante la protesta del 15 marzo a Belgrado
Un appello della comunità accademica internazionale riguardo agli eventi in Serbia ha raccolto in pochi giorni 4.500 firme di professori e ricercatori universitari. L’elenco include tra gli altri eminenti figure come Thomas Piketty, Nancy Fraser, Slavoj Žižek, Judith Butler, Francis Fukuyama, Maarten Baes, Santiago Gonzalez-Gaitan e il premio Nobel Annie Ernaux. La dichiarazione sottoscritta collettivamente sottolinea una profonda preoccupazione per la recente violenta repressione delle proteste coordinate dagli studenti a Belgrado.
Il testo condanna l’utilizzo di “armi meno letali” e cita numerosi rapporti sull’uso di un potente dispositivo sonico che ha provocato panico di massa e una reazione di fuga tra i dimostranti pacifici sabato sera, causando feriti e grave agitazione. I mass media di tutto il mondo hanno riportato che le autorità serbe potrebbero aver utilizzato armi soniche durante l’osservazione di un momento di silenzio alla protesta di sabato 15 marzo. Questo incidente è stato descritto come una flagrante violazione dei diritti umani fondamentali, inclusi i diritti a riunirsi pacificamente, all’integrità fisica e alla vita.
La comunità accademica globale chiede alle autorità serbe di condurre un’indagine immediata su questi eventi e di perseguire i responsabili che hanno fatto uso misure illecite contro i dimostranti pacifici. Gli accademici di tutto il mondo sono invitati a unirsi nella condanna di queste azioni e a riaffermare un impegno condiviso per i diritti e le libertà umane fondamentali.
L’appello denuncia inoltre l’intimidazione in corso e la campagna di diffamazione contro il rettore dell’Università di Belgrado da parte del regime serbo, in risposta al suo sostegno alle richieste degli studenti.
Le massicce proteste in Serbia sono state innescate dal tragico crollo di una tettoia il primo novembre scorso presso la stazione ferroviaria recentemente ricostruita di Novi Sad, che ha causato 15 decessi. Questo evento è visto come sintomatico di corruzione sistemica, fallimento istituzionale e mancanza di responsabilità. La manifestazione di sabato 15 marzo a Belgrado è stata ampiamente citata come la più grande protesta della storia serba.
L'appello risulta particolarmente importante in questo momento in cui l’intero mondo accademico in Serbia, e in particolare l’Università di Belgrado, è oggetto di forti intimidazioni, discreditazione e pressioni illegali da parte del governo, tra le quali la decisione di non pagare gli stipendi e la richiesta di fare intervenire le forze dell’ordine per mettere fine alle proteste studentesche.
Il testo complete dell’appello e la lista dei firmatari possono essere consultati a questo indirizzo .