7 giugno 2018
Bihać, migranti maggio 2018 (IPSIA).jpg

Dal 2015 Ipsia, Caritas Italiana e Caritas Ambrosiana sono attive in progetti di assistenza lungo la rotta balcanica. Nelle ultime settimane nella cittadina bosniaca di Bihać è aumentato il numero dei migranti in arrivo. Ipsia ha avviato una raccolta fondi per assisterli

Fonte: IPSIA e One Bridge to Idomeni

IPSIA, Ong delle Acli insieme a Caritas italiana e Caritas ambrosiana è impegnata sin dal 2015 lungo la rotta balcanica, con interventi di emergenza e di sostegno psico-sociale per le decine di migliaia di persone in fuga da guerra e dittature. Dopo la Grecia, la Macedonia e la Serbia, è la Bosnia Erzegovina che da inizio 2018 ha visto crescere in modo esponenziale il numero di migranti, rifugiati e richiedenti asilo che attraversano il paese cercando di entrare in Europa.

Diversamente dalla narrazione della maggioranza della stampa, la rotta balcanica in realtà non è chiusa. Secondo le parole del Ministro della Sicurezza della Bosnia Erzegovina, Dragan Mektić, da inizio 2017 ad oggi sarebbero entrati nel paese 5.300 persone, la maggior parte delle quali dalla Serbia. Analizzando gli spostamenti e i numeri, si nota però un flusso sempre maggiore di persone che si sposta dalla Turchia verso la Grecia, al confine sul fiume Evros, puntando poi verso l’Albania e il Montenegro per poi entrare in Bosnia.

I paesi più comuni di origine dichiarati sono Siria, Libia, Palestina, Afghanistan, Iran, Algeria e Iraq. Al flusso iniziale formato soprattutto da uomini, si stanno aggiungendo sempre più famiglie, donne con bambini, minori non accompagnati. Tra gli scenari possibili, così come indicato nei report dell'UNHCR e da agenzie stampa e media croati e sloveni, non si esclude l'apertura totale della rotta, con un movimento di massa dalla Grecia, che potrebbe portare a un flusso di quasi 50.000 persone lungo i territori balcanici, così come avvenuto nell'estate 2015.

Una grande parte di queste persone si concentra nella zona nord-occidentale del paese, tra Bihać e Velika Kladuša, al confine con la Croazia e l'UNHCR prevede che il numero continuerà a crescere. La Croazia ha intensificato i controlli lungo le nuove zone di passaggio, dando il via a respingimenti con uso eccessivo di violenza, come testimoniano le parole dei migranti raccolte dagli operatori a Bihać. Attraversare le frontiere con la Croazia sarà sempre più difficile e il rischio è quello di creare un nuovo collo di bottiglia sulla rotta balcanica.

Le strutture di accoglienza sono insufficienti, molti trovano rifugio in alloggi di fortuna. E per coloro che tentano di varcare le frontiere, si aggiungono i pericoli legati all’attraversamento delle zone minate risalenti alle guerre degli anni ‘90. La situazione è drammatica, l'accoglienza offerta per ora da piccole organizzazioni locali è al collasso. IPSIA è presente nel Cantone di Una Sana con il suo staff di 5 operatori (1 bosniaca e 4 italiani) tra volontari in servizio civile di IPSIA e i Corpi Civili di Pace di IPSIA e Caritas, operando in collaborazione con la Croce Rossa locale per la distribuzione di abbigliamento e materiale per l'igiene personale, oltre ad almeno un pasto caldo al giorno.

La situazione è ben descritta nella testimonianza pubblicata il 5 giugno dei volontari della Onlus One Bridge to Idomeni , appena tornati da Bihać dove hanno operato in coordinamento con IPSIA: "Qui il numero di migranti è variabile, ma si parla di un minimo di 700 fino alle 1500 persone provenienti maggiormente da Pakistan, Afghanistan, Iran, India, Iraq, Algeria, Libia. Fra questi, sono presenti almeno una decina di famiglie, e si contano all’incirca venti bambini sotto i 10 anni. Tutti loro si spostano il più possibile verso il confine, sperando prima o poi di riuscire a passarlo. Al momento circa 600 persone vivono in un vecchio stabile, che funziona da campo informale. Lo stabile è stato messo a disposizione dal comune ma non è mai stato finito di costruire. Non ci sono finestre, né porte né tanto meno servizi igienici, le scale non sono mai state concluse."

La situazione di emergenza, che si prevede peggiorerà nei prossimi mesi estivi, sta spingendo One Bridge to Idomeni a prendere in considerazione l'organizzazione di stabili missioni verso la Bosnia e invita gli interessati a rivolgersi al gruppo One Bridge to Idomeni - Volunteers.

Per assistere questi migranti in continuo arrivo sul territorio di Bihać, IPSIA ha avviato una raccolta fondi. Con essi acquisterà materiale igienico-sanitario, coperte e alimentari per i bisogni primari dei migranti in transito.

E' possibile fare la donazione in due modi:

- online , con carta di credito e/o attraverso il tuo conto Paypal;
- via bonifico bancario, IBAN IT35S0501803200000011014347 intestato a IPSIA.

Ricordiamo che ogni contributo è detraibile o deducibile ai sensi dell'art. 83 D.Lgs.117/2017 primo e secondo comma. Per i dettagli si legga alla pagina dedicata sul sito IPSIA.

Per ulteriori informazioni e aggiornamenti:

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