Foto di Il conte di Luna/flickr.com

La Regione Friuli Venezia Giulia si prefigge di dare respiro internazionale alle proprie politiche socio-sanitarie. E' il tema di un recente seminario tenutosi a Gorizia. Nostro resoconto

09/03/2010 -  Gian Matteo Apuzzo Gorizia

“La salute è il campo del futuro comune della nostra Regione con gli altri paesi, ad iniziare da quelli confinanti con essa”. Con queste parole l’assessore alla Salute della Regione Friuli Venezia Giulia, Vladimir Kosić, ha concluso il seminario “Le dimensioni internazionali delle politiche della salute del Friuli Venezia Giulia”, che si è svolto a Gorizia lo scorso 26 febbraio.

Il seminario ha rappresentato l’evento pubblico di lancio del “Piano di lavoro 2010-2013” che la Regione sta predisponendo per coordinare e sostenere i progetti di cooperazione in campo socio-sanitario. Il fine era quello di sottoporre la bozza del piano Piano al confronto con i soggetti del territorio, per raccogliere indicazioni e suggerimenti e giungere ad una sua stesura definitiva entro la fine del mese di marzo. Tale Piano operativo parte dalle indicazioni contenute nel documento strategico “Le dimensioni internazionali della politica della salute della Regione Friuli Venezia Giulia per il periodo 2009-2013” approvato con Delibera di Generalità della Giunta regionale 2618 del 26 novembre 2008.

I temi affrontati durante il seminario sono stati divisi in due sessioni tematiche, una dedicata alla dimensione internazionale della cooperazione e una dedicata ai programmi comunitari nel settore della salute, strutturate in tavole rotonde a cui hanno partecipato esperti italiani e stranieri.

L’Assessore Kosić nel suo intervento introduttivo alla giornata ha sottolineato la volontà della Regione di condividere con il territorio linguaggi e metodi, oltre che risorse e saperi, promuovendo future azioni di cooperazione basate su tre principi operativi: intersettorialità, appropriatezza e sostenibilità. Principi che devono essere applicati nelle aree di intervento considerate prioritarie dalla Regione quali la disabilità, lo svantaggio sociale e psico-sociale, il settore materno-infantile, le tecnologie bio-mediche avanzate e la gestione dei sistemi sanitari, come sottolineato dallo stesso Kosić. “Nella cooperazione investiamo con i nostri saperi e la nostra generosità, con le professionalità disponibili e con le tecnologie sostenibili. Non dobbiamo sprecare tutto ciò, e la Regione intende mettere in sinergia le varie iniziative. Le capacità professionali e le disponibilità diffuse in Regione hanno bisogno, insomma, di una più efficace azione di governo”.

È stata poi presentata una mappatura dei progetti internazionali promossi in campo socio-sanitario negli ultimi anni da enti del territorio e Massimiliano Mahnić, della Direzione Salute, ne ha presentato i punti di forza - più di 100 progetti realizzati negli ultimi sei anni e più di 50 paesi coinvolti - e i punti di debolezza. Rispetto a queste ultime sono state indicate le criticità da affrontare quali ad esempio un debole coordinamento istituzionale, un'elevata frammentazione dei soggetti proponenti, la realizzazione di progetti con finalità simili ma scollegati, l'eccessiva autoreferenzialità e un'insufficiente capacità di perseguire finanziamenti internazionali.

Le azioni che la Regione intende mettere in campo puntano quindi al rafforzamento del coordinamento istituzionale, allo sviluppo di sinergie e di integrazione di progettualità, al raggiungimento di una maggiore coerenza con le priorità regionali, oltre che all’aumento delle capacità e delle competenze dei soggetti del territorio con attività di in-formazione.

Dopo la presentazione della Legge Regionale 19/2000 sulla cooperazione allo sviluppo, che per il 2010 prevede una diminuzione significativa dei fondi disponibili e la promozione di partenariati misti a livello regionale (enti locali, ong, Università, etc.), si sono succeduti gli interventi di alcuni rappresentanti del programma UNDP/ART, tra i quali il coordinatore internazionale Giovanni Camilleri, che ha presentato la metodologia di lavoro del Programma ART alla quale la Regione Friuli Venezia Giulia vuole fare riferimento per i suoi programmi di cooperazione internazionale. ART è un Programma nato nel 2007 alla Prima Convenzione per un “Approccio territoriale allo Sviluppo” organizzata a Marsiglia da UNDP (United Nations Development Programme). I partecipanti - circa 150 governi regionali e locali - identificarono nell'iniziativa ART uno strumento strategico per arrivare alla realizzazione coordinata di attività di cooperazione decentrata per il concreto raggiungimento degli Obiettivi del Millennio nei paesi coinvolti, tra i quali anche paesi dei Balcani.

Il Programma offre un quadro di riferimento – legale, programmatico, coerente con la realtà locale – per la cooperazione tra territori. Non quindi il finanziamento a singoli soggetti, ma la promozione di accordi tra enti decentrati, nei quali vengano riconosciuti i programmi locali come riferimento per operare e a questi sia dato un contributo in termini di sostenibilità e coerenza, soprattutto nell’organizzazione dei servizi, grazie all’esperienza proprio degli Enti Locali che aderiscono all’iniziativa.

A proposito del ruolo delle Regioni nel settore della cooperazione, Josè Ramon Balanzat, Direttore Generale della Cooperazione del Governo delle Isole Baleari, ha presentato il percorso che ha portato le Comunità Locali (Regioni) spagnole ad acquisire un nuovo e significativo ruolo in questo ambito: “Le Comunità Autonome hanno un livello di autonomia elevato e hanno capito che non potevano rimanere escluse dai tavoli nei quali si stabilivano le politiche e le azioni di cooperazione. Quindi hanno deciso di avviare autonomamente non solo una politica di relazioni estere, ma anche propri strumenti dedicati alla cooperazione”.

In Spagna, dall’esperienza dei Fondi Comunali degli anni '80-'90 sono nati Fondi Regionali che ora fanno capo alle Comunità Autonome. Ogni Comunità Autonoma ha una sua legislazione sulla cooperazione allo sviluppo e quasi tutte hanno un piano direttivo pluriennale. Al momento i Fondi sono dieci e fanno parte della “Confederación de Fondos de Cooperación y Solidaridad”. Ogni Fondo definisce una vera e propria titolarità dei governi regionali nella cooperazione internazionale e stanno dimostrandosi funzionali a tutti gli attori della cooperazione, come dichiarato da Balanzat. “Il nuovo metodo di lavoro ha di fatto aumentato il portato della cooperazione diretta rispetto alle sovvenzioni a pioggia, ma non per questo sono diminuiti ad esempio i fondi per le Ong. Infatti, ad oggi nelle Regioni spagnole le Ong possono contare su stanziamenti per la cooperazione ben superiori ad altri paesi, come ad esempio l’Italia”. Un'evoluzione che riesce a dare spazio anche alle attività dei piccoli municipi e che di recente ha portato alla creazione di “Agenzie regionali di Cooperazione”, imprese pubbliche dall'operatività più agile e meno burocratica.

Sistema questo che rappresenta uno degli esempi ai quali la Regione Friuli Venezia Giulia intende riferirsi nel futuro affinché - come citato in chiusura della Delibera di Generalità - le attività di cooperazione internazionale promosse dai propri enti territoriali favoriscano forme di sviluppo integrato incidendo non solo sulla crescita economica, bensì anche sulla crescita umana e civile delle popolazioni.


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