Foto di: Maria Elena Murdaca

Racconto di un viaggio in Kabardino-Balkaria dove la semplicità d'animo e l'ospitalità si mescolano con una profonda cultura umanistica e scientifica

06/02/2009 -  Maria Elena Murdaca

La principessa Marija
Dall'aeroporto di Mineral'nye Vody, nel Territorio di Stavropol', ci vogliono circa due ore per raggiungere Nalčik, capitale della Repubblica di Kabardino-Balkaria (KBR). L'arco che marca l'entrata in città reca incisa la scritta: Naveki s Rossiej, per sempre con la Russia. Il patto di adesione con l'impero russo è stato suggellato con le nozze fra lo zar Ivan il Terribile e la principessa Guašanej, che dopo il matrimonio è diventata nota come principessa Marija. Le nozze erano e sono

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ancora oggi ritenute un capolavoro diplomatico dell'aristocrazia kabardina. Al centro della piazza, a Nalčik, una statua dedicata alla principessa Marija ricorda quell'unione. Sul basamento si può leggere la stessa scritta: Naveki s Rossiej. La principessa Marija era così amata dallo zar, e la sua influenza a corte a Mosca era tale, che è stato necessario toglierla di mezzo con violenza: è morta avvelenata. Questo almeno è quanto si racconta. Il giudizio degli abitanti della KBR nei confronti dell'impero prima russo e poi sovietico, indipendentemente dall'appartenenza etnica, è radicalmente diverso da quello dei vicini ceceni: il senso di appartenenza allo Stato russo esiste, è forte e motivo di orgoglio. Kabardino-Balkaria e Federazione Russa incarnano il senso di appartenenza allo Stato a un duplice livello: quello di Piccola Patria, la

Repubblica KBR, e quello di Grande Patria, la Federazione Russa. È interessante registrare che questo duplice senso di appartenenza si ritrova nei cittadini delle diverse nazionalità: kabardini, balkari, osseti, russi, nati e cresciuti sul territorio della KBR si sentono cittadini russi e cittadini della KBR in eguale misura. Il germe del nazionalismo, purtroppo presente, viene decisamente condannato e avversato dalle élite culturali della Repubblica e dalla maggior parte della popolazione. In tal senso viene sottolineato il ruolo unificante della lingua russa come strumento di comunicazione e di scambio non solo a livello di rapporti centro-periferia, ma anche fra le varie etnie. Gli abitanti della Kabardino-Balkaria nel complesso sono soddisfatti del loro rapporto con Mosca. Il che non li ha né preservati né difesi dalla forte diffidenza verso i caucasici in generale, diffusa sensibilmente in Russia a seguito delle guerre russo-cecene e degli attentati terroristici ad essa collegate.

Nalčik: la capitale
Anche Nalčik, al pari di altre città caucasiche come Groznyj o Vladikavkaz, nasce come fortezza russa. L'etimo, di origine turca, è composto da due parole: "Nal" significa "ferro di cavallo"; sul significato di "Čik", invece, esistono due ipotesi: viene interpretato come "piccolo" oppure come "fango". Oggi conta circa 270.000 abitanti. Si distingue per l'ordine e la pulizia. È costellata di monumenti a carattere commemorativo, legati per lo più a eventi cruenti.
Il più significativo è senz'altro il museo memoriale dedicato alla deportazione del popolo balkaro, avvenuta nel marzo del 1944. Il memoriale riproduce la saklja, la tipica abitazione balkara a forma di cupola, e reca le due date ufficiali che segnano l'inizio della repressione e il ritorno dopo la deportazione: l'8 marzo 1944 e il 28 marzo 1957. Sulla Piazza dell'Abkhazia si erge il monumento dedicato ai volontari che hanno sostenuto militarmente l' Abkhazia nel conflitto separatista dei primi anni '90. La decisione di scendere in campo a fianco dell'Abkhazia ha incrinato i rapporti fra i georgiani e il popolo kabardino, che prima del conflitto erano legati da un particolare rispetto

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reciproco che li distingueva da altre popolazioni caucasiche. Non manca il monumento dedicato ai soldati che hanno preso parte al conflitto in Afghanistan. Un po' fuori città, lungo la Kabardinskaja Ulica, una targa ricorda l'eccidio di 600 abitanti di Nalčik ad opera dei nazisti, che hanno occupato la città durante la seconda guerra mondiale. La targa non fa riferimento alla nazionalità degli uccisi, ma le fonti locali specificano che tutti i giustiziati erano ebrei. Infine, al centro della città una fiamma perpetua ricorda i caduti della seconda guerra mondiale, o, come la definiscono in Russia, la Grande Guerra Patriottica. Moschee e chiese ortodosse ornano la città, testimonianza di tolleranza e convivenza pacifica.

Il cuore della KBR: il rispetto per le tradizioni
In Caucaso tutto ruota intorno alle tradizioni e la KBR non fa eccezione. Il rispetto per l'anziano, che incarna la saggezza e l'esperienza di vita vissuta, è centrale. A tavola al più anziano spetta il posto d'onore, il capotavola più lontano dalla porta, per vedere chi entra, gli ospiti si dispongono alla sua destra a seconda del grado di anzianità, la vigilia di Capodanno rimane in casa ad attendere gli immancabili auguri degli amici e conoscenti più giovani. Difficile esprimere ad alta voce il proprio disaccordo se si è più giovani, senza suscitare la disapprovazione generale. Il più giovane a tavola versa il vino - o il succo di frutta, per chi non beve alcolici - a tutti i presenti, perché il calice non resti vuoto. Tutti conoscono queste regole, e tutti le rispettano. Anche un gruppo di ragazzi, se seduto al tavolo, ama seguire queste usanze. Il rispetto verso le donne è un caposaldo delle tradizioni caucasiche. Le donne considerano la propria posizione un privilegio, nessuna si sente sminuita o limitata. Che si tratti di una signora di una certa età o di una ventenne studentessa della facoltà di giurisprudenza, il punto di vista non cambia. Le donne sono molto protette, a patto di rispettare le leggi non scritte che regolano la vita della società. Una ragazza che fumi o che abbia avuto rapporti prematrimoniali decade nella considerazione generale, non perché abbia commesso un'azione ritenuta immorale, ma perché ha violato le regole su cui si regge la società. Nessuno pretende lo stesso da una donna straniera, ma le donne caucasiche hanno i loro obblighi da rispettare.
Il desiderio dell'ospite occupa il primo posto nelle preoccupazioni di chi apre la sua casa a gente straniera. L'idea di ospitalità, non solo in Kabardino-Balkaria, ma in tutto il Caucaso, include la cura e la preoccupazione che all'ospite non capiti niente di spiacevole e che venga trattato bene. Non si tratta solo di dare da mangiare e un letto dove dormire, ma di fornire una forma estesa di protezione, che può a volte risultare limitante per chi non è abituato a ricevere tante attenzioni, ma sicuramente rassicurante e rilassante.

La magnificenza della natura
Il vero fascino della KBR consiste, oltre che nei suoi abitanti, nella natura generosa. Nel territorio della repubblica si trova infatti l'Elbrus, il tetto d'Europa, la cima più alta del Caucaso, che arriva a 5.642 metri. Sull'Elbrus è stata sgominata la Divisione Edelweiss, durante la Seconda guerra mondiale. A tutt'oggi un monumento commemorativo ricorda quell'evento. Ma l'Elbrus è anche una rinomata località turistica dove sciatori di tutte le età e di tutti i livelli possono trovare impianti perfettamente attrezzati e aree di ristoro e di soggiorno accoglienti.

Foto di: Maria Elena Murdaca

Un'altra ricchezza è rappresentata dalle fonti di acque curative. Le acque termali sono disseminate per tutto il Caucaso e nell'Ottocento i russi benestanti venivano a curarsi presso queste fonti. Kislovodsk, Pjatigorsk: i luoghi di Lermontov e di Puškin non sono lontani dal confine della KBR. Ancora oggi a Nalčik e dintorni giungono turisti provenienti dalla Russia del Sud, in particolare da Rostov sul Don, per sottoporsi a diverse procedure medico-curative presso i vari centri benessere che ci sono in città e che offrono programmi articolati, dai fanghi ai bagni termali, ai massaggi.
I Golubye Ozery, i Laghi azzurri, sono un mistero: la loro profondità è sconosciuta, nessuno è mai riuscito a misurarla, in compenso, molti sono annegati nelle loro acque. Altra singolarità di questo gruppo di laghi: d'inverno l'acqua non ghiaccia. A parte le leggende, esistono due teorie che riconducono la spiegazione del fenomeno a cause naturali: per alcuni studiosi il lago è collegato da una corrente sotterranea al Mar Caspio, per cui la salinità dell'acqua impedirebbe il congelamento. Secondo un'altra scuola di pensiero, invece, correnti sotterranee di origine vulcanica alzerebbero la temperatura media del lago, che per questo non ghiaccia.

Il Caucaso, la Kabardino-Balkaria, Nalčik, i suoi abitanti: tutto provoca un senso di ammirazione e gratitudine quasi reverenziale. Questa zona, che assurge agli onori delle cronache solo per episodi di guerra e violenza, racchiude ricchezze umane ai più ignote: semplicità d'animo e un'ospitalità dal sapore perduto si mescolano con una profonda cultura umanistica e scientifica e un radicato senso del rispetto della persona. Un motivo sufficiente per intraprendere il viaggio.


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