L'European policy institute di Skopje ha pubblicato nel maggio del 2020 un documento programmatico che analizza le condizioni bulgare all'accettazione del percorso verso l'Ue della Macedonia del Nord e il loro possibile impatto, nonché cosa fare per affrontare le nuove sfide che si pongono per l'adesione all'UE della Macedonia del Nord, concentrandosi sul prossimo quadro negoziale, in vista della nuova metodologia di allargamento.
Quest'analisi – del 2015 - curata da Rosa Balfour and Corina Stratulat per conto dell'European Policy Center si concentra sulle posizioni in ciascun paese dell'Unione europea sul tema dell'allargamento. Un punto di vista quantomai interessante per comprendere appieno le dinamiche su questa specifica tematica.
Era già accaduto nel 2008. Quell'anno la Slovenia durante il suo mandato alla presidenza dell'Ue, era riuscita a negoziare un compromesso sulla liberalizzazioni dei visti per i Balcani occidentali.
È trascorso ormai più di un anno dall'avvio della pandemia da Covid-19 e molto è cambiato tanto nelle nostre vite quanto nelle dinamiche globali. Ma – si chiede la ricercatrice Senada Šelo Šabić in un paper pubblicato per la Friedrich-Ebert-Stiftung nel gennaio 2021 – ha impattato in qualche modo sulla politica estera degli stati del sud-est Europa?
Nel 2018, il CEPS , un think tank con sede a Bruxelles che si occupa di affari europei, decise di realizzare uno studio di comparazione tra i paesi dei Balcani e quelli che, ad est, avevano sottoscritto un Accordo di associazione con l'Ue (Ucraina, Georgia e Moldavia) per verificare il loro progressivo allineamento alle normative Ue.
Tredici anni dopo la separazione del Kosovo dalla Serbia, i due paesi restano bloccati nel reciproco non riconoscimento, con effetti deleteri per entrambi. Secondo un recente rapporto dell'International Crisis Group le due parti devono andare oltre i dettagli tecnici dei negoziati per affrontare le questioni principali nella loro relazione: l’indipendenza di Pristina e l’influenza di Belgrado sulla minoranza serba del Kosovo.
Nell'ultima pubblicazione del 2020 della serie di analisi titolate “ Political Trends & Dynamics” che la Friedrich-Ebert-Stiftung dedica ai Balcani occidentali si è chiesto ad una serie di analisti dell'area di intervenire sul tema dello stato di diritto.
La Friedrich- Ebert Stiftung è una fondazione tedesca impegnata nella formazione politica. Periodicamente pubblica“Political trend and dynamics in Southeast Europe” approfondendo le condizioni politiche di quattordici paesi dell’Europa sudorientale: i sette paesi post-jugoslavi e Albania, Grecia, Turchia, Cipro, Bulgaria, Romania e Moldavia. Il suo obiettivo è favorire la comprensione di realtà non lontane da noi e un progetto di pace e stabilità in quei territori.
Il Centro di Cooperazione e Sviluppo albanese (CDI) dal 2000 promuove uno spazio di discussione per migliorare la qualità delle politiche pubbliche ed il processo decisionale a livello nazionale e regionale. CDI svolge regolarmente analisi del contesto economico e politico in Albania, e grazie a queste col tempo ha sviluppato quattro diversi programmi d’azione riguardanti politiche pubbliche, integrazione europea, sviluppo regionale e coesione sociale.
Il BiEPAG, centro di consulenza sul sud-est Europa, ha da poco pubblicato un policy paper dove si analizza la situazione dei Balcani occidentali in tempi di pandemia globale.