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È partito la settimana scorsa il piano – accordato all'interno dell'UE – per ricollocare circa 1600 migranti minorenni dalla Grecia ad altri paesi dell'Unione. Un'iniziativa ancora più necessaria vista l'epidemia di COVID19. Francesco Martino (OBCT) per il GR di Radio Capodistria [19 aprile 2020]

Sono atterrati mercoledì scorso in Lussemburgo i primi dodici minori non accompagnati ricollocati dai centri per migranti in Grecia in altri paesi dell'Unione europea, seguiti sabato scorso da altri 47 arrivati invece in Germania.

Sono i primi trasferimenti accordati all'interno dell'UE lo scorso marzo, quando otto paesi hanno dato la disponibilità ad accogliere circa 1600 minori fino ad oggi alloggiati nei sovraffollati campi greci.

L'accordo, sottoscritto tra gli altri da Francia, Germania, Portogallo, Italia e Croazia, rappresenta un gesto di solidarietà importante, che assume un significato particolare nel contesto della pandemia globale di COVID19.

“Sono felice che il piano sia finalmente partito, garantendo a molti giovani, in fuga da guerra e persecuzioni, di ricominciare una nuova vita”, ha dichiarato alla stampa il premier ellenico Kyriakos Mitsotakis, dopo aver accompagnato all'aeroporto di Atene i minori diretti in Germania.

Anche l'Organizzazione mondiale per le migrazioni ha espresso un giudizio positivo. “Il ricollocamento dei minori – nonostante le sfide poste dal coronavirus – manda un forte messaggio di solidarietà europea”, ha dichiarato Ola Henrikson, direttore regionale dell'agenzia.

Nonostante sia un passo importante, l'accordo raggiunto a livello europeo, che dovrebbe essere portato a termine entro un mese, lascia però irrisolto il destino della maggior parte dei minori non accompagnati presenti oggi in Grecia, che secondo l'UNICEF sono più di cinquemila. Una sostanziosa maggioranza, circa il 45% viene dall'Afghanistan, seguiti dal Pakistan col 21% dalla Siria con poco più del 10%.

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