Rifugiati siriani in Turchia - © Procyk Radek/Shuttestock

Rifugiati siriani in Turchia - © Procyk Radek/Shuttestock

Nonostante i rapporti tesi tra Bruxelles ed Ankara, l'Unione europea ha completato il pagamento alla Turchia del pacchetto economico a sostegno ai rifugiati, parte dell'intesa che nel 2016 ha messo fine alla migrazione di massa lungo la “rotta balcanica”. Francesco Martino (OBCT) per il GR di Radio Capodistria [20 dicembre 2020]

L'UE ha finalizzato il pagamento alla Turchia del pacchetto da sei miliardi di euro concordati per aiutare Ankara a gestire la crisi rifugiati nel paese, parte dell'accordo del 2016 per gestire i flussi migratori diretti in Europa attraverso la cosiddetta “rotta balcanica”.

Con l'intesa la Turchia si è impegnata a riaccogliere quei migranti - arrivati nei paesi UE dopo essere transitati sul proprio territorio - che non hanno ottenuto il diritto di asilo o protezione umanitaria, ma anche di esercitare un controllo più serrato alle proprie frontiere.

Da parte sua l'UE aveva messo sul tavolo un ingente sostegno economico, diretto soprattutto ai più di tre milioni e mezzo di rifugiati siriani attualmente presenti in Turchia. Il presidente turco Recep Tayyip Erdoğan ha però più volte accusato Bruxelles di non aver onorato i propri impegni.

Nella primavera del 2020, lo scontro sui mancati pagamenti aveva portato ad una nuova crisi umanitaria al confine greco-turco, che migliaia di migranti hanno tentato di superare dopo che la Turchia aveva annunciato di non voler più blindare la frontiera.

Il sostegno finanziario europeo non andrà direttamente all'amministrazione turca, ma sarà utilizzato in progetti dedicati a migranti e rifugiati, che vanno dall'istruzione alla salute passando per occupazione e sostegno dell'imprenditorialità.

Nonostante l'effettuato pagamento, i rapporti tra UE e Turchia restano però tesi: dopo le sanzioni “soft” recentemente approvate contro Ankara a causa della disputa sullo sfruttamento dei giacimenti di gas attualmente in corso nel Mediterraneo orientale tra Turchia, Grecia e Cipro, in primavera Bruxelles potrebbe infatti imporre nuove e più pesanti misure.

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