Jean-Claude Juncker - Wikimedia commons

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Continua il tour di Jean-Claude Juncker, presidente della Commissione UE nei Balcani Occidentali: ieri ha visitato Belgrado, dove ha ribadito che, per entrare nell'UE la Serbia deve normalizzare i propri rapporti col Kosovo. Francesco Martino (OBCT) per il GR di Radio Capodistria [27 febbraio 2018]

La Serbia deve risolvere la disputa col Kosovo e portare avanti il percorso delle riforme se vuole entrare nell'Unione europea entro il 2025. Questo il messaggio portato ieri a Belgrado dal presidente della Commissione UE Jean-Claude Juncker, impegnato in una serie di visite ufficiali nei Balcani occidentali per dare forza alla rinnovata strategia di allargamento verso la regione, lanciata ufficialmente a inizio febbraio.

Nella conferenza stampa congiunta col presidente serbo Aleksandar Vučić, Juncker ha affermato che la Serbia è sulla strada giusta, ma che l'UE non accoglierà nessun paese prima che vengano risolte le questioni bilaterali nella regione.

Nel caso della Serbia, naturalmente, la questione principale restano i rapporti con il Kosovo, che ha dichiarato la propria indipendenza dieci anni fa, indipendenza mai riconosciuta da Belgrado. Per Juncker è necessario che Belgrado e Pristina trovino un “accordo vincolante”, pur senza citare esplicitamente la necessità che la Serbia riconosca l'indipendenza del Kosovo.

Anche Vučić ha rilanciato affermando che “bisogna trovare la strada di un compromesso, o il rischio è quello di rimanere bloccati dal passato”.

Secondo la nuova strategia dell'Unione, l'allargamento ai Balcani occidentali è nell'interesse strategico dell'UE. Per la prima volta da anni sono state poste tappe plausibili, anche se non certe, del rinnovato slancio verso la regione. La Serbia e il vicino Montenegro, che già hanno aperto vari capitoli negoziali, vengono considerate da Bruxelles in “pole position”: se sapranno portare avanti le riforme, potrebbero entrare nell'Unione già nel 2025.

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