Esercitazioni dell'esercito russo - ©  Vectorkel/Shutterstock

Esercitazioni dell'esercito russo - ©  Vectorkel/Shutterstock

E' entrata nella sua fase culminante la vasta esercitazione militare congiunta “Zapad 2021” tra gli eserciti russo e bielorusso, che ha sollevato preoccupazione in vari paesi Nato. Assente la Serbia, nonostante le aspettative della vigilia. Francesco Martino (OBCT) per il GR di Radio Capodistria [11 settembre 2021]

Duecentomila soldati, 80 velivoli militari, 290 carri armati e 15 navi da guerra. Sono questi i numeri dell'esercitazione militare “Zapad 2021”, che vede impegnati sul campo gli eserciti di Russia e Bielorussia e che in questi giorni è entrata nella sua fase più attiva.

Le esercitazioni tra Russia e Bielorussia non rappresentano certo una novità, ma l'edizione di quest'anno spicca sia per il numero di personale e mezzi militari impiegati – che ne fanno una delle più massicce nella storia recente del continente europeo – sia per le ricadute sui legami politici tra Minsk e Mosca, sempre più stretti.

Nel 2020 l'opposizione al presidente bielorusso Aleksander Lukashenko ha infatti contestato per brogli la sua ennesima vittoria elettorale, scatenando proteste di piazza presto represse con violenza. Isolato dall'Occidente, Lukashenko ha trovato appoggio politico ed economico nella Russia di Putin, e il destino dei due paesi sembra oggi convergere sempre di più, come confermato dalla stretta collaborazione militare.

“Zapad 2021” ha sollevato non poche preoccupazioni nei paesi del fianco orientale della Nato, come Lituania e Polonia, che parlano di “possibili provocazioni” e accusano Mosca di poca trasparenza nella conduzione delle esercitazioni.

Assente, un po' a sorpresa, l'esercito serbo, che nel giugno di quest'anno aveva partecipato all'esercitazione “Slovensko Bratsvo” insieme alle forze armate russe e bielorusse. Una partecipazione che aveva sollevato forti critiche in Unione europea, critiche che potrebbero aver spinto Belgrado a desistere dall'unirsi a “Zapad 2021” per non compromettere il proprio percorso di avvicinamento all'UE.

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