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Seguendo l'esempio UE, Serbia, Bosnia-Erzegovina, Macedonia e Montenegro hanno raggiunto ieri un accordo per diminuire il prezzo del roaming, col  graduale adeguamento alle tariffe europee. Francesco Martino (OBC) per il GR di Radio Capodistria [30 settembre 2014]

Proteggere i consumatori, aumentare l'utilizzo dei servizi telefonici e stimolare così una crescita delle telecomunicazioni nella regione. Queste le motivazioni alla base dell'accordo raggiunto a inizio settimana a Budva, sulla costa montenegrina, da Serbia, Bosnia-Erzegovina, Macedonia e Montenegro per abbassare entro tre anni i costi del roaming.

I paesi firmatari si sono impegnati a far sì che, entro la tempistica stabilita, le chiamate intenazionali tra i propri utenti raggiungano gli stessi livelli di spesa in vigore nell'Unione europea. Entro un mese dovrebbero avere inizio le varie procedure legali e tecniche necessarie a concretizzare l'intesa.

Altri due paesi Albania e Turchia, hanno mostrato interesse verso l'accordo, rinunciando però almeno per il momento alla firma per le difficoltà relative alla modifica delle leggi che regolano il settore.

L'accordo sul roaming rappresenta senza dubbio un segnale importante di collaborazione a livello regionale, in un'area quella dei Balcani dove l'impulso alla cooperazione viene troppo spesso dall'esterno.

Per gli utenti dell'area, costretti fino ad oggi a pagare a prezzo salato le chiamate oltre confine, si tratta di un'ottima notizia, in grado di aumetare i livelli di trasparenza e concorrenza in un settore di vitale importanza come quello delle telecomunicazioni.

Unici contrari, prevedibilmente, gli operatori telefonici, per i quali l'adeguamento al basso del roaming, rappresenta la possibile perdita di una voce importante di guadagni.



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