Marzia Bona 16 dicembre 2016

Primo rapporto della piattaforma regionale per la libertà dei media nei Balcani Occidentali: preoccupa l'aumento del ricorso alla violenza fisica come strumento di intimidazione contro i giornalisti

Politicizzazione dei media e mancanza di tutele per la professione giornalistica sono gli aspetti su cui si concentra il primo rapporto regionale sulla libertà dei media nei Balcani Occidentali , stilato da una coalizione di organizzazioni giornalistiche in 6 paesi della regione. A preoccupare è in particolare il crescente ricorso a forme di violenza fisica come strumento intimidatorio nei confronti della stampa: sarebbero 131 le aggressioni ai danni della persona e della proprietà registrate ai danni di cronisti a partire dal 2013.

Lo studio evidenzia inoltre come tutti i casi di omicidio di giornalisti avvenuti negli ultimi anni siano rimasti impuniti e, ad aggravare il quadro, come si riscontri una forte reticenza da parte dei funzionari di governo a condannare senza riserve la violenza contro i giornalisti.

Per dare visibilità a queste preoccupanti dinamiche, la coalizione regionale ha dato vita alla piattaforma online safejournalists.net che raccoglie e presenta dati statistici sugli attacchi subiti dai giornalisti nell'intera regione. Fino a questo momento, nei paesi considerati nel rapporto – Bosnia Erzegovina, Kosovo, Macedonia, Montenegro e Serbia – non esistono infatti strumenti predisposti dalle istituzioni statali in grado di tenere traccia di violenza e minacce contro i giornalisti.

L'implementazione che non c'è

Dal punto di vista delle tutele legali, le normative adottate dai paesi dell'area sono tendenzialmente in linea con gli standard europei. Il vero problema quindi riguarda l'ambito dell'implementazione. La protezione delle fonti giornalistiche, benché prevista negli ordinamenti nazionali, è stata violata in occasione di tentativi, da parte delle autorità, di esercitare pressioni ai danni dei cronisti affinché rivelassero informazioni sensibili. Casi di questo tipo includono le vicende che hanno interessato i portali Indeksonline in Kosovo, Teleprompter in Serbia e Klix.ba in Bosnia Erzegovina.

Per quanto riguarda l'accesso alle informazioni, in tutta la regione si riscontrano mancanza di collaborazione fattiva da parte delle autorità pubbliche e forti ritardi nel fornire le informazioni richieste. Ad opporre maggiore resistenza all'accesso alle informazioni sono solitamente i partiti politici e il governo.

Se il giornalismo d'inchiesta si rifugia online

Altra tendenza evidenziata dalla ricerca è quella che vede sempre più spesso il “giornalismo critico” cercare rifugio nello spazio digitale. Un ambito questo percepito come zona franca, dove è possibile trovare spazio per inchieste su argomenti che difficilmente troverebbero spazio nella carta stampata o in televisione. Ma anche i portali di informazione online si trovano a essere bersaglio di attacchi ed è significativo da questo punto di vista che nessuno dei paesi presi in considerazione dall'analisi si sia finora dotato di una regolamentazione specifica per Internet.

Influenza politica sulla spazio mediatico

Le autorità garanti e il servizio pubblico subiscono l'influenza del potere politico. Un'ingerenza, quella della politica, che viene esercitata anche sui singoli media, soprattutto a livello locale, tramite l'assegnazione di fondi pubblici attraverso commesse pubblicitarie.

L’influenza della politica si estende anche all’ambito delle organizzazioni di categoria: in tutta la regione sono state create organizzazioni giornalistiche parallele, formalmente rappresentative di diversi orientamenti all'interno della categoria professionale dei giornalisti, ma nei fatti aventi come obiettivo la compromissione della legittimità degli organismi professionali autonomi.

La polarizzazione interna alla professione è confermata anche dal fatto che molti fra i giornalisti consultati nell'ambito della stesura del rapporto lamentino di essere sottoposti ad attacchi provenienti tanto dal potere politico che dai propri colleghi che, per screditarli, li accusano di essere al soldo di potenze straniere.

Questa pubblicazione è stata prodotta nell'ambito del progetto European Centre for Press and Media Freedom, cofinanziato dalla Commissione europea. La responsabilità sui contenuti di questa pubblicazione è di Osservatorio Balcani e Caucaso e non riflette in alcun modo l'opinione dell'Unione Europea. Vai alla pagina del progetto