4 novembre 2014
Helmut Scholz

Gruppo confederale della Sinistra unitaria europea/Sinistra verde nordica

Confederal Group of the European United Left - Nordic Green Left

 Germania/Germany Die Linke

 

La politica europea di vicinato è stata sviluppata a partire dal 2004 con l'obiettivo di rafforzare la prosperità, la stabilità e la sicurezza per l'Unione europea e i suoi vicini. Nell'ultimo anno si è assistito ad una drammatica escalation del conflitto in Ucraina. Possono essere attribuite responsabilità alla Politica di vicinato per aver contribuito al conflitto? Se sì, quali? The European Neighbourhood Policy (ENP) was launched in 2004 for strengthening the prosperity, stability and security of the enlarged EU and its neighbours. In recent months, however, a dramatic conflict has been escalating in Ukraine. Does the ENP have its share of responsibility in this crisis?
   

Il cuore del problema delle divisioni che stanno riattraversando l’Europa risiede nell'impostazione della Politica europea di vicinato: ha coinvolto tutti i paesi del vicinato orientale, ma ha escluso la Russia.

Se da un lato l’Unione europea ha avuto uno scarso interesse per il progresso dei negoziati nell’ottica di una partnership strategica con la Russia e un onesto dialogo politico con questo importante vicino, dall’altro ha dedicato grandi sforzi alla promozione dello sviluppo di relazioni con tutti gli altri vicini orientali. Così Moldavia, Armenia, Azerbaijan, Georgia, Bielorussia e Ucraina si sono trovati a dover scegliere: o cooperare con la Russia o con l’Unione europea. I paesi del confine orientale hanno legami storici, culturali, economici e sociali sia con l’Europa che con la Russia. Hanno il potenziale per stabilire un ponte tra l’Ue e la Russia. Ma, al contrario, sono diventati vittime della rivalità geopolitica tra Occidente e Russia.

Abbiamo spesso sentito dire dai responsabili del Consiglio e della Commissione che “improvvisamente” la Russia si è opposta agli accordi di associazione. Sentiamo dire inoltre che non c’è mai stato un dialogo tra l’Occidente e la Russia sull’allargamento della NATO. Ma questo non è vero. La Russia ha espresso ripetutamente la sua preoccupazione a vari livelli, ma noi occidentali non l'abbiamo presa sul serio. Abbiamo anche ignorato la proposta di Medvedjev riguardante un nuovo sistema di sicurezza per l’Europa. La politica estera è sempre determinata dagli interessi degli stati. Solo quarant’anni fa ad Helsinki tutti i paesi europei espressero nell’Atto conclusivo dell'Organizzazione per la Cooperazione e la Sicurezza in Europa l’idea condivisa che non si possono difendere i propri interessi ignorando gli interessi dei partner coinvolti. Ma è proprio quello che è successo con la Politica europea di vicinato lungo il confine orientale.

Adesso commettiamo l’errore di guardare alla crisi in Ucraina soltanto dal punto di vista delle relazioni tra Russia e Ucraina. Per vincere la battaglia geopolitica con la Russia, l’Unione europea si impegna a pagare decine di miliardi di dollari per prevenire la bancarotta dell’Ucraina. Sono appena rientrato dall’Ucraina dove ho visitato Kiev e Krivyy Rih nell’est del paese. Mentre Kyev è una capitale europea in espansione, la situazione a Krivyy Rih - uno dei centri economici del carbone e dell’industria mineraria - mi ricorda una città dei primi del Novecento.

I cambiamenti apportati dagli eventi di Piazza Maidan hanno riguardato ancora una volta soltanto un cambio di élite, non una scelta profonda sugli sviluppi futuri nella società. In Ucraina, gli oligarchi continuano a dominare, e non solo l’economia. Le persone che sono scese in piazza lo hanno fatto contro il sistema politico e la corruzione. In Piazza Maidan si poteva sentire non solo l’appello per una prospettiva europea, ma una richiesta urgente di giustizia sociale e una differente distribuzione della ricchezza. Adesso che è la guerra nel Donbass a dominare la politica ucraina, queste richieste sono state dimenticate. E la politica in Ucraina, Russia e Unione europea si trova davanti alla sfida di dover formulare risposte concrete senza finire ancor più nella spirale di guerra e violenza.

Il sistema democratico e la situazione dei diritti umani e delle libertà democratiche in Russia sono ormai da tempo oggetto di preoccupazione. Ma invece di dare ai russi la possibilità di imparare dalle nostre esperienze europee abbiamo tenuto chiuse le nostre porte complicando le procedure per i visti. Il dialogo con i politici russi è stato solo un monologo tra sordi. Abbiamo la tendenza ad insegnare ai partner dei paesi terzi, invece di porci in ascolto dei loro punti di vista e prenderne in considerazione pensieri e preoccupazioni. Se non cambiamo questo atteggiamento, l'escalation del conflitto con la Russia non farà che aggravarsi.

The heart of the problem of dividing lines lies in the design of the Eastern neighbourhood policy: it was designed for all eastern neighbourhood countries except Russia.

While there was little interest in a progress of the negotiations on a strategic partnership with Russia and an honest political dialogue with this important neighbour the European Union put a huge effort in promoting the development of all the other Eastern neighbourhood countries towards Europe. Moldova, Armenia, Azerbaijan, Georgia, Belarus and Ukraine had to choose: either cooperation with Russia or with the EU.

Eastern European countries have historical, cultural, economic and social links to both - Europe and Russia. They have the potential to establish a bridge between the EU and Russia. But instead they became the victims of the geopolitical rivalry between the West and Russia.

Until today we always hear from the responsible officials of the Council and the Commission that "suddenly" Russia opposed the association agreement.  We hear that never there  was a talk between the West and Russia about NATO enlargement. But this is simply not true. Russia expressed its concerns on all levels all the time, we the West did not take them seriously. We have also ignored the Medvedjev proposal on a new security system for Europe. Foreign policy is always designed by the own interests of states. Just 40 years ago in Helsinki all European countries fixed in the Final Act of the CSCE their common understanding that you can't defend your interests when you neglect the interests of the other partners concerned. But this happened with the Eastern Neighbourhood policy of the EU.

Now we make the mistake that we look at the Ukrainian crisis only from the point of view of relations between Ukraine and Russia. To win the geopolitical battle with Russia EU has committed itself to pay tens of billions of dollars to prevent the bankruptcy of Ukraine.  I'm just back from Ukraine where we visited Kiev and Krivyy Rih in the East of the country. While Kiev is a booming European capital the situation of Krivyy Rih - which is one of the economic centres of the coal and mineral industry - reminds me of a town of the early 20th century.  The changes resulting from the events on the Maidan resulted once more again only in a change of elites, not in a profound choice about future development in the society answering these differences and gap. Oligarchs continue to dominate and not only the economy. But people went on the street because they resisted the unique political system of Ukraine and the corruption. On the Maidan you could have listed not only a call for European perspective, but urgent calls for social justice and a different distribution of wealth. Now when the war in the Donbass dominates Ukrainian politics these demands are forgotten. And politics in Ukraine, Russian Federation and the EU are challenged to formulate concrete answers not by drawing further the spiral of violence and war.

The democratic system of Russia and the situation of human rights and democratic freedoms there were of concern for a long time already. But instead of giving to Russian people the possibility to learn from our European experiences we kept our doors closed by complicated visa procedures. Dialogue with Russian politicians  was only a monologue of deaf.  We teach partners from third countries instead of listening to theirs views and taking their thinking and concerns into account. If we do not change this attitude this will result in a dangerous escalation of the conflict with Russia.