Bosnia Erzegovina: l’emittente pubblica vittima di ostruzionismo politico
Oggi il destino della Radio televisione della BiH viene affrontato come una questione politica, tecnica e finanziaria. In realtà, però, si tratta di una questione umana: se il servizio pubblico ancora resiste, è solo grazie a chi ci lavora

Durante le proteste per la BHRT a Sarajevo
Durante le proteste per la BHRT a Sarajevo - Foto E. Krehić
In Bosnia Erzegovina, un paese profondamente diviso sul piano politico ed etnico, esiste una sola emittente pubblica a livello statale. La Radio televisione della Bosnia Erzegovina (BHRT) non è un media commerciale né tanto meno la voce di una determinata opzione politica. È stata creata e opera come uno spazio mediatico comune di tutti i cittadini della Bosnia Erzegovina, l’equivalente della RAI in Italia.
Tuttavia, la BHRT da anni ormai rischia la chiusura, essendo costantemente alle prese con l’incertezza economica e l’ostruzionismo politico.
Parliamo di un’emittente che è sempre rimasta in piedi, anche durante la guerra e l’assedio di Sarajevo quando, nonostante i continui e mirati bombardamenti, tutti i giornalisti e altri dipendenti della BHRT hanno continuato a lavorare insieme, senza cibo e acqua, ma anche senza distinzione di etnia e nazionalità.
Oggi si discute del destino della BHRT come di una questione politica, tecnica e finanziaria. In realtà, però, si tratta di persone che, con il loro lavoro quotidiano, permettono all’emittente pubblica di sopravvivere.
Recentemente, nella capitale della Bosnia Erzegovina, i dipendenti della BHRT hanno organizzato una manifestazione di protesta, a cui si sono uniti anche molti cittadini.
Condizioni inimmaginabili in Europa
I giornalisti, i cameraman, i redattori e altri dipendenti della BHRT lavorano in condizioni quasi inimmaginabili in Europa: senza stipendi sicuri, con attrezzature obsolete, temendo in continuazione che il servizio pubblico possa chiudere i battenti. Questa è una storia di lotte per la sopravvivenza di un’istituzione che per la Bosnia Erzegovina rappresenta molto più di un’emittente radiotelevisiva.
“Il servizio pubblico non deve mai essere ridotto a megafono del governo e della politica”, afferma Neda Tadić, direttrice del canale televisivo del servizio pubblico (BHT1). “Non credo ci sia un solo paese dove i politici non cerchino di imbavagliare i mezzi di informazione, in particolare i servizi pubblici, ma nella nostra regione questa tendenza a controllare i media è molto evidente”, spiega Tadić.
“Non possiamo negare che ci siano stati attacchi alla nostra indipendenza editoriale – afferma la direttrice di BHT1 – però siamo riusciti a preservarla e difenderla in buona misura, perché i professionisti dei media sono sempre più tenaci e ostinati degli opportunisti”.
Tadić sottolinea che è necessario difendere la professionalità dell’emittente pubblica e non cedere. Per questo occorre innanzitutto garantire la stabilità economica della BHRT e impedire qualsiasi intromissione dell’élite politica nel processo di nomina degli organismi direttivi del servizio pubblico.
Attualmente, i componenti del consiglio di amministrazione della BHRT vengono nominati e confermati dall’Assemblea parlamentare della Bosnia Erzegovina, procedura che Neda Tadić ritiene inopportuna.
Una situazione difficile
“La BHRT ha bisogno di una sorta di reset. Per troppo tempo abbiamo lavorato in condizioni anomale che hanno degradato la nostra professione e soffocato l’espressione creativa”, afferma Tadić. “Il prezzo che stiamo pagando per aver difeso l’indipendenza editoriale è evidente: i dipendenti della BHRT lavorano per salari vergognosamente bassi, senza contributi versati da dieci anni, in spazi inadeguati e spesso senza le attrezzature indispensabili”, spiega la direttrice del canale televisivo.
“Può sembrare banale nel 2025, ma il nostro tetto perde ovunque, tutti gli ascensori nella nostra sede sono fuori servizio da tre mesi, le attrezzature sono obsolete e non funzionano”, denuncia la direttrice. “I dipendenti sono molto frustrati perché, invece di concentrarsi sul loro lavoro, devono prima affrontare tutti questi problemi e capire come arginarli in modo da evitare che si ripercuotano negativamente sul programma. Non abbiamo risorse per risolvere i nostri problemi perché la RTRS si è impossessata di quei soldi in modo illecito”.
La RTRS è l’abbreviazione di Radio televisione della Republika Srpska, il servizio pubblico dell’entità serba della Bosnia Erzegovina. Pur essendo formalmente parte integrante del servizio pubblico statale, la RTRS opera in modo quasi completamente autonomo ed è fortemente legata alla leadership politica nazionalista della Republika Srpska.
Esiste anche la Radio televisione della Federazione BiH (RTVFBiH), ossia il servizio pubblico dell’altra entità della Bosnia Erzegovina.
La BHRT, in quanto servizio pubblico statale, opera a livello dell’intero paese. Il suo ruolo è quello di informare tutti i cittadini della Bosnia Erzegovina, indipendentemente dall’appartenenza etnica, nazionale e politica. La BHRT dovrebbe rappresentare l’interesse pubblico comune.
Secondo la normativa vigente, tutte e tre le emittenti radiotelevisive pubbliche costituiscono il cosiddetto sistema radiotelevisivo pubblico unificato della Bosnia Erzegovina. L’idea di questo sistema si basa su un finanziamento congiunto, la cooperazione tecnica e programmatica e l’esistenza di un servizio pubblico statale, per l’appunto la BHRT, come istituzione centrale.
Tuttavia, il sistema radiotelevisivo unitario non è mai stato messo in pratica nella forma in cui è stato concepito. Il problema principale resta il finanziamento. I cittadini pagano il canone radiotelevisivo, ma le entrate derivanti dal canone non vengono distribuite equamente tra le tre emittenti pubbliche. Da anni ormai le emittenti delle due entità della BiH (in particolare la RTRS) trattengono fondi che, secondo la normativa vigente, dovrebbero essere destinati alla BHRT. Ecco perché quest’ultima si ritrova senza le risorse indispensabili per funzionare.

Neda Tadić (Photo © BHRT/Hamza Fidahić)
Le responsabilità della politica
“Nello specifico, la responsabilità ricade sul Consiglio dei ministri della Bosnia Erzegovina e sull’Assemblea parlamentare della BiH”, afferma Neda Tadić. “A fare ostruzionismo sono quelle stesse istituzioni che da vent’anni ormai ostacolano la piena attuazione della legge sul sistema radiotelevisivo pubblico”.
“Da otto o nove anni – sottolinea la direttrice di BHT1 – questa legge viene sfacciatamente violata dalla RTRS, che finora ha preso illegalmente 102 milioni di marchi (oltre 50 milioni di euro) che spettano alla BHRT. Inoltre, i clienti dell’Azienda elettrica della Comunità croata di Herceg-Bosna (EPHZHB), non pagano il canone radiotelevisivo”.
La direttrice spiega che tutte le forze politiche in Bosnia Erzegovina sono responsabili dell’attuale situazione perché chi chiude un occhio di fronte alla distruzione dell’emittente pubblica è connivente.
I dipendenti della BHRT hanno inviato una lettera all’Ufficio dell’Alto rappresentante della comunità internazionale in BiH, istituito dagli Accordi di Dayton, che hanno messo fine alla guerra degli anni Novanta. L’emittente pubblica si è rivolta anche al Consiglio per l’implementazione della pace (PIC).
“Chiediamo che venga posta fine a quest’agonia che sarebbe devastante per qualsiasi società democratica”, afferma Neda Tadić, precisando che i dipendenti sono costretti a improvvisare all’estremo affinché gli spettatori non si accorgano delle condizioni in cui versa la BHRT.
“I cittadini fanno fatica a distinguere tra informazione e disinformazione, si approcciano a tutte le fonti allo stesso modo, sia che si tratti di un notiziario dell’emittente pubblica o di un post pubblicato su un profilo privato sui social”, spiega la direttrice di BHT1.
“Credo sia importante che i cittadini finalmente facciano una netta distinzione tra la missione e la responsabilità del servizio pubblico da una parte e i media privati dall’altra, nello specifico quelli che perseguono solo il profitto e tendono ad allinearsi a determinate agende commerciali e politiche”, afferma Neda Tadić. “Ci sono anche molti portali senza colophon utilizzati da certi politici e gruppi di interesse per plasmare l’opinione pubblica, considerando i cittadini esclusivamente come potenziali elettori”.
Lavorare nell’interesse dei cittadini
Per Neda Tadić è importante che la popolazione comprenda che la BHRT è un servizio pubblico e che il suo dovere è lavorare nell’interesse di tutti i cittadini, fornendo informazioni oggettive e veritiere. Lo scopo dei programmi documentari, culturali ed educativi della BHRT, come spiega la direttrice del canale televisivo, è educare e “riparare” la società, senza trascurare i gruppi più emarginati.
“Continueremo a batterci – sottolinea Tadić – anche perché difendere la BHRT significa difendere tutto quello che è autenticamente bosniaco-erzegovese in questo periodo di frammentazione etno-nazionalista del nostro paese”.
“Una frammentazione che si ripercuote maggiormente su quelle istituzioni culturali statali che, al pari della BHRT, sono state messe in ginocchio, vedendosi negare qualsiasi sostegno finanziario pubblico semplicemente perché difendono il patrimonio collettivo della Bosnia Erzegovina e non hanno alcuna intenzione di arrendersi”, conclude la direttrice di BHT1.
Ostruzionismo
Benjamin Butković, responsabile dei programmi speciali della BHRT, ci offre un’analisi precisa delle cause della crisi del servizio pubblico.
“Secondo una legge introdotta dall’Alto rappresentante nel 2005, le tre emittenti pubbliche costituiscono il sistema radiotelevisivo pubblico della Bosnia Erzegovina. Il canone radiotelevisivo viene riscosso solo dalle emittenti delle due entità del paese, quindi la BHRT non dispone di un bilancio autonomo”, spiega Butković.
“Una volta riscosso il canone, le emittenti delle due entità, secondo la stessa legge, dovrebbero versare il 50% delle entrate a BHRT, la RTRS però non lo fa otto anni”, denuncia il giornalista. “Quindi il debito è cresciuto sfiorando i 50 milioni di euro. Nel tentativo di far valere i propri diritti, la BHRT si è rivolta ai vari tribunali della BiH, una vicenda che si trascina da anni”.
Chi segue la situazione politica della Bosnia Erzegovina sa che, sin dalla firma degli Accordi di Dayton, la leadership della Republika Srpska ha fatto di tutto per “soffocare” o quantomeno ostacolare le istituzioni statali, alleandosi spesso con l’Unione democratica croata della BiH (HDZ BiH) che persegue la stessa strada. Nelle aree della Bosnia Erzegovina dove l’HDZ è al potere, il canone radiotelevisivo non viene affatto riscosso.
Chiudere non è un’opzione
“La chiusura della BHRT va evitata”, afferma Benjamin Butković. “Se l’emittente pubblica dovesse chiudere i battenti, sarebbe un segnale per certe forze politiche in Bosnia Erzegovina, che si sentirebbero incoraggiate a perseguire le loro agende, portando alla graduale scomparsa di tutte le istituzioni statali, e con esse scomparirebbe anche lo stato”.
“Un altro problema – sottolinea il giornalista del servizio pubblico – è che un’eventuale chiusura della BHRT metterebbe in discussione alcune funzioni civili e di sicurezza di altre istituzioni statali – come l’Agenzia per la sicurezza nazionale (SIPA), il ministero della Difesa della BiH e l’Agenzia per i documenti di riconoscimento, i registri e lo scambio di dati (IDDEEA) – che dal punto di vista tecnico e infrastrutturale si appoggiano alla BHRT”.
“A preoccupare in modo particolare in questi tempi di revisionismo storico è la possibilità che il Centro Archivi della BHRT venga distrutto”, avverte Butković. “Si tratta di una realtà che conserva e si prende cura di un patrimonio storico che abbraccia un periodo di otto decenni, compreso il materiale d’archivio che documenta i crimini commessi contro la popolazione della Bosnia Erzegovina negli anni Novanta”.
Se in Bosnia Erzegovina venisse rispettato lo stato di diritto, come sottolinea Butković, la RTRS non potrebbe sfuggire ai suoi obblighi legali ed evitare di restituire il debito nei confronti dell’emittente pubblica statale, che ormai sfiora i 50 milioni di euro.
“Non ci aspettiamo di giungere ad una soluzione per vie legali, anche perché i procedimenti penali si protraggono per troppo tempo, indubbiamente a causa delle ingerenze politiche”, sottolinea il giornalista.
“Al momento anche un accordo politico sembra impossibile perché in parlamento siedono i rappresentanti di quei partiti politici che continuano a fare la guerra, solo con altri mezzi”, afferma Butković. “Gli obiettivi dichiarati di questi partiti sembrano inconciliabili, anche il rancore in un certo senso ostacola il processo decisionale”.
Un modello da cambiare
Per Butković il sistema di riscossione del canone RTV deve essere cambiato radicalmente “perché il modello attuale – basato su un canone per il possesso di apparecchiature munite di sintonizzatore per la ricezione del segnale – dipende dalla correttezza dei cittadini”.
“Il canone – insiste il giornalista – deve essere trasformato in una tassa il cui mancato pagamento comporterebbe sanzioni. Solo così si creerebbe un sistema efficiente”.
Butković sottolinea che chiudere la BHRT significherebbe ridurre le già modeste capacità di un giornalismo professionale basato sull’interesse pubblico.
“Il primo passo da fare – e credo sia l’unica soluzione efficace – è una decisione dell’Alto rappresentante che imponga alla RTRS di adempiere ai propri obblighi come parte del sistema radiotelevisivo statale. Così si risolverebbe anche il problema del finanziamento dell’intero sistema”, spiega Butković.
“Il debito attuale è molto elevato, ma se l’Ufficio dell’Alto rappresentante dovesse decidere di intraprendere quella strada, il servizio pubblico riuscirebbe a sopravvivere in attesa di un epilogo dei procedimenti penali in corso”, afferma il giornalista.
“La BHRT ha bisogno di una soluzione rapida per poter continuare il suo lavoro. Le questioni politiche, come anche quelle riguardanti le eventuali modifiche alle modalità di riscossione del canone e gli emendamenti legislativi potranno essere affrontate in seguito”.
Una casa da difendere
Nonostante le condizioni di lavoro estremamente difficili, la BHRT continua a trasmettere i suoi programmi. Recentemente su BH Radio 1 è andata in onda la millesima puntata della trasmissione “Vikend Vidikovac”. Vanja Iličić è una delle autrici del programma.
“La BHRT, ne sono convinta, rimarrà e sopravviverà. Abbiamo dimostrato innumerevoli volte di quante persone valide disponiamo e quanti validi progetti possiamo creare e seguire professionalmente, abbiamo solo bisogno di condizioni di lavoro e risorse adeguate”, afferma Iličić.
“Se questi prerequisiti dovessero essere soddisfatti, la BHRT potrebbe diventare una realtà importante, di primo piano nel futuro panorama mediatico della Bosnia Erzegovina”.
“Lavoriamo in condizioni davvero difficili, eppure molti di noi continuano a venire al lavoro pieni di entusiasmo e lavorano come se avessero le attrezzature migliori e le risorse sufficienti anche per fare reportage”, spiega Vanja Iličić. “Recentemente abbiamo ideato e realizzato con molto slancio la millesima puntata del nostro programma settimanale sul turismo ‘Vikend Vidikovac’ e, grazie all’aiuto di alcuni amici, abbiamo preparato anche numerosi premi per i nostri ascoltatori. Continuiamo a lavorare con impegno e amore”.
“Amiamo questa Casa [la cosiddetta Casa grigia, a Sarajevo, ospita la sede della Radio televisione della BiH], nonostante tutto – ammette la giornalista – e saremmo contenti se, seguendo il modello dei servizi pubblici dei paesi vicini (per non parlare del resto del mondo), avessimo più programmi televisivi e radiofonici, più giornalisti e più opportunità di fare reportage sul campo, guardando anche oltre i confini della Bosnia Erzegovina e della regione”.
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