Casa dolce casa, un diritto umano. Ma non per tutti
400 mila minori senza dimora, appartamenti a prezzi insostenibili, famiglie che vivono al freddo. La casa è diventata un bene di lusso. L’Ue corre ai ripari per garantire un principio della politica di coesione: l’abitazione a prezzi accessibili

© beeboys/Shutterstock
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Nel 2024 in Europa 1.3 milioni di persone non avevano una casa. 20 ogni 10 mila abitanti. Tra questi, 400mila bambini. Negli Stati Uniti, paese spesso indicato come la patria degli homeless, i senzatetto erano 770 mila. 23 ogni 10mila abitanti. Numeri crudeli, che mettono a nudo una vulnerabilità che pensavamo fosse solo una peculiarità d’oltreoceano.
Le difficoltà abitative non si limitano però solo a chi non ha una dimora propria. Interessano un’ampia fetta della popolazione europea: quella che fatica ad arrivare a fine mese per pagare affitto e bollette, quella costretta a vivere in abitazioni insalubri o i 47 milioni che non riescono a riscaldare casa. A ciò si aggiunge l’aumento dei prezzi causati dalla febbre degli affitti a breve termine e la conseguente carenza di abitazioni. Dal 2010 al 2024 i costi delle case sono lievitati del 48%, mentre i salari sono rimasti al palo. Per affittare un appartamento a Parigi si sborsano in media 48.8 euro al metro quadrato, poco più di 30 euro a Roma, Berlino e Milano, contro i 17.1 euro di Atene. Realtà spesso lontanissime da un mondo ideale dove, per evitare il sovraccarico dei costi abitativi (l’Housing cost overburden), non bisognerebbe spendere più del 40% del proprio reddito per le spese di alloggio, inclusi affitto, mutuo, utenze, manutenzione.
Quartieri sostenibili e funzionali. E armoniosi
La casa è così diventata un’emergenza da codice rosso, che intacca i principi base delle nostre democrazie. Il diritto all’abitazione è un diritto umano. L’Unione europea corre ai ripari e ha incluso l’edilizia accessibile (Affordable Housing) tra i pilastri della politica di coesione sociale.
Poche settimane fa la Commissione ha annunciato per il 2026 il lancio del primo piano per l’edilizia abitativa, l’European Affordable Housing Plan. Un piano per favorire l’edilizia accessibile che si interfaccia con altri tre programmi che hanno come obiettivi sia il miglioramento del rendimento energetico sia rendere la transizione ecologica più umana, creativa e partecipativa. Ma anche con un’attenzione all’estetica e alla vivibilità dei quartieri da rinnovare. L’obiettivo è aumentare l’offerta di alloggi accessibili alle categorie più vulnerabili e svantaggiate. Tra le altre cose, il piano prevede la ristrutturazione di un centinaio di “Lighthouse Districts”, quartieri caratterizzati da prezzi calmierati e servizi per il miglioramento della qualità di vita delle comunità locali. Entro il 2030, il settore edile potrebbe portare sul mercato 35 milioni di edifici ristrutturati e fino a 160 mila nuovi posti di lavoro legati alle energie rinnovabili.
La Commissione e la Banca europea per gli investimenti (Bei) hanno poi annunciato collaborazioni con alcune istituzioni finanziarie europee per il finanziamento di alloggi accessibili e sostenibili. L’obiettivo è di dare vita ad un’iniziativa paneuropea che riunisca attori locali e nazionali, pubblici e privati, per garantire i finanziamenti nell’ambito del prossimo piano per l’edilizia.
Le istituzioni in campo
Ma al di là delle dichiarazioni ufficiali, da quando le istituzioni hanno iniziato a considerare l’alloggio dignitoso come un diritto fondamentale per i cittadini? «Otto anni fa – ci spiega Bianca Faragau, institutional policy officer della Bei – il pilastro europeo dei diritti sociali (European Pillar of Social Rights) ha incluso l’assistenza abitativa nel principio 19, specificando che deve essere garantito l’accesso all’edilizia sociale di buona qualità. La revisione intermedia della politica di coesione dell’UE nell’attuale periodo di programmazione introduce per la prima volta l’edilizia popolare come nuova priorità da sostenere con sovvenzioni di coesione, in particolare attraverso il Fondo europeo di sviluppo regionale (FESR)».
In pratica, che progetti sono stati finanziati? E che investimenti sono stati fatti? «Negli ultimi cinque anni – dice Faragau – abbiamo stanziato 15,6 miliardi di euro per finanziare alloggi sostenibili e accessibili. Durante questo periodo abbiamo sostenuto la costruzione di 265 mila nuove abitazioni, ristrutturato 400 mila case e fornito alloggi a 665 mila famiglie. Nel giugno 2025 il Gruppo Bei ha lanciato un piano d’azione per case accessibili e sostenibili. In quest’ambito, miriamo ad aumentare i prestiti per l’edilizia abitativa a 4,3 miliardi di euro nel 2025. Ad esempio in Italia è stato finanziato un programma di coinvestimento da 300 milioni di euro con la Cassa Depositi e Prestiti per sostenere la costruzione e la ristrutturazione di alloggi sociali per studenti e anziani. Il Fondo europeo per gli investimenti e la CDP stanno impegnando ciascuno 50 milioni di euro nel fondo iGeneration per creare 2.800 posti in alloggi per studenti a Napoli, Padova, Firenze, Bologna, Parma».
Il contributo attuale dei fondi di coesione
La politica di coesione ha allocato complessivamente 7,5 miliardi di euro all’emergenza abitativa nei paesi membri, ossia il 2% dell’intera dotazione per il settennato finanziario in corso, che non riesce a soddisfare le esigenze abitative attuali. I fondi a disposizione puntano per lo più al miglioramento dell’efficienza energetica, ristrutturazione e costruzione di abitazioni per categorie vulnerabili (inclusi i migranti e rifugiati).
Quasi due terzi di questi fondi ricadono sotto i fondi regionali FESR, i quali vengono gestiti direttamente dagli stati membri, in linea con le priorità delineate nei programmi operativi nazionali. Come illustra il grafico, l’Italia è tra i principali paesi Ue che ha puntato alla costruzione dell’infrastruttura abitativa. La Slovenia si è orientata verso l’efficientamento energetico, mentre la Grecia e Bulgaria verso la ristrutturazione degli edifici.
Il comune di Vidin sulle rive del Danubio, nel nord-ovest della Bulgaria, conta 85.000 abitanti e una minoranza significativa di popolazione Rom. La cittadina si scontra ogni giorno con difficoltà socio-economiche, declino demografico, disoccupazione e mancanza di prospettive per il futuro. Grazie ad un finanziamento di quasi 2 milioni di euro di fondi europei, nel 2023 è stata inaugurata a Vidin un’edilizia popolare con 37 nuovi appartamenti per le categorie più svantaggiate. Sono stati creati inoltre i presupposti per una maggior integrazione territoriale dei beneficiari, garantendo il loro accesso alle strutture sanitarie ed educative.
Gli appelli dell’associazionismo locale
Le intenzioni delle istituzioni europee sono nobili, ma la strada per eradicare il fenomeno dei senzatetto entro il 2030 è incerta. Dubbi sorgono già sulla definizione di “dimora accessibile”. Dalla Bei fanno sapere che una casa è abbordabile quando «soddisfa uno standard di qualità adeguato, è fornita a prezzi inferiori a quelli di mercato e mira a sostenere i cittadini che, a causa del reddito o di vincoli sociali, non sono in grado di assicurarsi un alloggio a condizioni di mercato».
La rete europea di associazioni che si occupano delle persone senza dimora FEANTSA lancia però un sasso nello stagno. «Il concetto di alloggi a prezzi accessibili – dice il report 2025 – è profondamente ambiguo. A prima vista può sembrare la risposta ovvia all’esclusione abitativa, ma nella pratica viene spesso interpretato in modi che destano preoccupazione. Nel dibattito europeo gli alloggi a prezzi accessibili sono spesso concepiti come un segmento di mercato rivolto alle famiglie a reddito medio, distinto dagli alloggi sociali riservati alle persone più svantaggiate. In diversi paesi, questo cambiamento di terminologia ha coinciso con un graduale reorientamento della politica abitativa verso approcci orientati al mercato e con una riduzione dell’offerta di alloggi per le persone più svantaggiate. Il rischio è che i fondi pubblici vengano convogliati in un segmento intermedio per stimolare gli investimenti privati, mentre gli alloggi a canone realmente basso, fondamentali per soddisfare tutte le esigenze, vengano trascurati».
Un’altra fascia sociale coinvolta dall’aumento dei prezzi degli alloggi è quella degli studenti universitari e dei giovani ricercatori. Un promemoria redatto dalla European University Association sottolinea che lo European Affordable Housing Plan dovrebbe: «Includere gli alloggi per studenti nelle strategie abitative dell’UE. Promuovere investimenti mirati per sostenere le università e le autorità locali. Favorire le partnership tra università, città, amministrazioni locali e investitori privati».
Ci sono poi i casi inquietanti dei decessi ignorati. Stando al Collectif Les Morts de la Rue (un comitato parigino attivo nelle strade delle città francesi) nel 2024 in Francia sono stati registrati 912 decessi di persone senza fissa dimora, un aumento del 16% rispetto all’anno precedente. «Le problematiche relative all’alloggio – si legge nel rapporto 2025 – vanno oltre le questioni sociali, finanziarie ed economiche. Includono anche aspetti territoriali, demografici, climatici e ambientali, culturali, giuridici. Di fronte alle sfide legate all’abitazione, è essenziale una politica che sia al tempo stesso globale e radicata nel territorio».
Questo articolo è stato prodotto nell’ambito del progetto EuSEE, co-finanziato dall’Unione europea. Tuttavia, i punti di vista e le opinioni espresse sono esclusivamente quelli dell’autore/degli autori e non riflettono necessariamente quelli dell’autorità concedente e l’Unione europea non può esserne ritenuta responsabile.
Tag: Coesione europea | EuSEE
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