Un duetto per Kemal Monteno
A dieci anni dalla scomparsa del popolare cantautore Kemal Monteno, lo scrittore Božidar Stanišić lo ricorda questo breve testo citando un altro famoso cantante Ɖorđe Balašević

Đorđe Balašević e Kemal Monteno (youtube screenshot)
Đorđe Balašević e Kemal Monteno (youtube screenshot)
Per noi sono sempre stati e sempre saranno – Ɖole e Kemo.
Per noi, chi?
Mi riferisco a tutti quelli che hanno trovato una forza interiore e uno stimolo mentale per provare almeno a cogliere e comprendere quella tragicommedia jugoslava che parla di discordie, confini e barriere. Quindi, quelli che, dopotutto, sono rimasti umani. Penso anche a tutti quei giovani che sono rimasti immuni al veleno delle divisioni. E oggi non solo ascoltano, ma cantano, suonano o fischiettano le canzoni di Kemo e Ɖole.
Scrivo cose banali e totalmente patetiche? E, ovviamente, per nulla accademiche?
Non lo so, lascio ai lettori giudicare. So solo che sia Ɖorđe che Kemo sono sopravvissuti al loro tempo e, intuisco, saranno ascoltati ancora a lungo. Immagino che ancora oggi, in questo periodo cupo fatto di incertezze e ansie (non solo nell’area ex jugoslava), siamo in molti a percepire le loro canzoni e la loro musica come una forza capace di smuovere qualcosa dentro di noi?
No, non aspettatevi che io definisca Kemal Monteno. Ognuno scelga la definizione che preferisce. È meglio così? Più onesto? Non ho alcuna intenzione nemmeno di “dilungarmi” su Monteno. E perché dovrei farlo? La biografia del cantautore, in un certo senso, è inscritta nella sua musica.
Quel giorno di gennaio del 2015, che sembra ormai lontano, Balašević non era venuto a Sarajevo per dare l’ultimo saluto all’amico. Aveva sempre evitato di parlarne. Sappiamo, però, senza ombra di dubbio, che non si era recato a Sarajevo per problemi di salute.
Poco dopo, nel Duetto ha espresso a modo suo il rammarico per non essere riuscito a cantare insieme a Kemo. Anche solo per, come dicono i Novi Fosili in una delle loro canzoni, ricordare “i bei tempi passati”?
Non possiamo saperlo.
Questo Duetto Balašević lo ha cantato da solo.
Vecchio mio
Troppo poco ci siamo frequentati
Però ci siamo sempre capiti
Dello stesso re fedeli sudditi
Ecco
Una giornata d’inverno, perfetta per piangere
Non mi lascio però trascinare
Non oggi, oggi meglio di no
Noi, poeti
Abbiamo i nostri trucchi
Tristezza tra i versi
Gioia con i cari
Vecchio mio
Ci siamo incontrati sempre meno
Come uccelli abbiamo sorvolato burroni
In cui gli altri sono precipitati
Certe volte
Non ti muovi nemmeno
Eppure superi tutti
Rimanere talvolta significa durare
Noi, poeti
Non siamo certo eroi
A volte però la cosa più coraggiosa da fare
È stare al proprio posto
Questo duetto lo canterò da solo
Non si fa, lo so, vedremo come andrà
Per i sognatori, piccoli folli,
Notti insonni, matti innamorati
Due accordi, qualche vibrato
Che dal fratello maggiore ho imparato
Col fiato sospeso, un pizzico di sevdah
E ogni cosa torna al suo posto
In mezzo alla notte e al silenzio
Tra il brusio del mercato
Uno spirito buono percorre la sua Sarajevo
Come un ritornello che si fischietta per la čaršija
Vecchio mio
Giornate sorde ci travolgono
E quando le rime ci sfuggono
Non resta che accendere una candela
Una giornata d’inverno
Il vento da nord suona il flauto
E tutto svanisce
Non ho voglia di cantare né di stare in silenzio
Come un cammeo
Come la sagoma delle spille
Il ragazzo con la chitarra di Koševo
Se n’è andato vagando tra le melodie
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