Un duetto per Kemal Monteno

A dieci anni dalla scomparsa del popolare cantautore Kemal Monteno, lo scrittore Božidar Stanišić lo ricorda questo breve testo citando un altro famoso cantante Ɖorđe Balašević

12/12/2025, Božidar Stanišić
Đorđe Balašević e Kemal Monteno (youtube screenshot)

Đorđe Balašević e Kemal Monteno (youtube screenshot)

Đorđe Balašević e Kemal Monteno (youtube screenshot)

Per noi sono sempre stati e sempre saranno – Ɖole e Kemo.

Per noi, chi?

Mi riferisco a tutti quelli che hanno trovato una forza interiore e uno stimolo mentale per provare almeno a cogliere e comprendere quella tragicommedia jugoslava che parla di discordie, confini e barriere. Quindi, quelli che, dopotutto, sono rimasti umani. Penso anche a tutti quei giovani che sono rimasti immuni al veleno delle divisioni. E oggi non solo ascoltano, ma cantano, suonano o fischiettano le canzoni di Kemo e Ɖole.

Scrivo cose banali e totalmente patetiche? E, ovviamente, per nulla accademiche?

Non lo so, lascio ai lettori giudicare. So solo che sia Ɖorđe che Kemo sono sopravvissuti al loro tempo e, intuisco, saranno ascoltati ancora a lungo. Immagino che ancora oggi, in questo periodo cupo fatto di incertezze e ansie (non solo nell’area ex jugoslava), siamo in molti a percepire le loro canzoni e la loro musica come una forza capace di smuovere qualcosa dentro di noi?

No, non aspettatevi che io definisca Kemal Monteno. Ognuno scelga la definizione che preferisce. È meglio così? Più onesto? Non ho alcuna intenzione nemmeno di “dilungarmi” su Monteno. E perché dovrei farlo? La biografia del cantautore, in un certo senso, è inscritta nella sua musica.

Quel giorno di gennaio del 2015, che sembra ormai lontano, Balašević non era venuto a Sarajevo per dare l’ultimo saluto all’amico. Aveva sempre evitato di parlarne. Sappiamo, però, senza ombra di dubbio, che non si era recato a Sarajevo per problemi di salute.

Poco dopo, nel Duetto ha espresso a modo suo il rammarico per non essere riuscito a cantare insieme a Kemo. Anche solo per, come dicono i Novi Fosili in una delle loro canzoni, ricordare “i bei tempi passati”?

Non possiamo saperlo.

Questo Duetto Balašević lo ha cantato da solo.

Vecchio mio

Troppo poco ci siamo frequentati

Però ci siamo sempre capiti

Dello stesso re fedeli sudditi

Ecco

Una giornata d’inverno, perfetta per piangere

Non mi lascio però trascinare

Non oggi, oggi meglio di no

Noi, poeti

Abbiamo i nostri trucchi

Tristezza tra i versi

Gioia con i cari

Vecchio mio

Ci siamo incontrati sempre meno

Come uccelli abbiamo sorvolato burroni

In cui gli altri sono precipitati

Certe volte

Non ti muovi nemmeno

Eppure superi tutti

Rimanere talvolta significa durare

Noi, poeti

Non siamo certo eroi

A volte però la cosa più coraggiosa da fare

È stare al proprio posto

Questo duetto lo canterò da solo

Non si fa, lo so, vedremo come andrà

Per i sognatori, piccoli folli,

Notti insonni, matti innamorati

Due accordi, qualche vibrato

Che dal fratello maggiore ho imparato

Col fiato sospeso, un pizzico di sevdah

E ogni cosa torna al suo posto

In mezzo alla notte e al silenzio

Tra il brusio del mercato

Uno spirito buono percorre la sua Sarajevo

Come un ritornello che si fischietta per la čaršija

Vecchio mio

Giornate sorde ci travolgono

E quando le rime ci sfuggono

Non resta che accendere una candela

Una giornata d’inverno

Il vento da nord suona il flauto

E tutto svanisce

Non ho voglia di cantare né di stare in silenzio

Come un cammeo

Come la sagoma delle spille

Il ragazzo con la chitarra di Koševo

Se n’è andato vagando tra le melodie

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