Kosovo, i primi risultati incoraggianti della Via Dinarica 

Dall’aumento del flusso turistico e dei livelli di impiego al sostegno alle imprese locali, dopo la prima stagione turistica il progetto dell’Agenzia Italiana per la Cooperazione allo Sviluppo mostra già l’impatto positivo del segmento kosovaro del cammino sulle Alpi Dinariche. Ma anche il grosso potenziale per il futuro dell’intera regione

05/12/2025, Federico Baccini
Località: Pllaçicat e Vokshit - Deçan (Credits: Longard Dervishaj/Happy Trails Kosovo)

Località: Pllaçicat e Vokshit – Deçan (Credits: Longard Dervishaj/Happy Trails Kosovo)

Località: Pllaçicat e Vokshit - Deçan (Credits: Longard Dervishaj/Happy Trails Kosovo)

Centosessanta chilometri tracciati, tre comuni collegati, un’app con mappe digitali e Gps, una spinta verso il turismo sostenibile che sfonda i confini nazionali per unire potenzialmente una regione intera.

Al termine della sua prima stagione turistica, la Via Dinarica – Kosovo “ha superato ampiamente le aspettative”, dimostrando che il lavoro di promozione di nuovi sentieri in luoghi ancora troppo poco conosciuti ha successo soprattutto se riesce a coinvolgere e valorizzare le comunità locali.

Così Letizia Fischioni, titolare reggente della sede di Tirana dell’Agenzia Italiana per la Cooperazione allo Sviluppo (AICS), racconta a OBCT i risultati del tassello kosovaro del mega-trail che unisce tutto l’arco delle Alpi Dinariche, al termine di un progetto triennale che ora sta iniziando a raccogliere i frutti con l’arrivo di trekker più o meno esperti da tutta Europa.

Secondo i dati dell’Agenzia di Statistica del Kosovo, “i visitatori sono aumentati del 389% e i pernottamenti del 516%”, con tutta una serie di elementi che hanno portato a un miglioramento della situazione socio-economica dei comuni di Peja, Deçan e Junik: “Abbiamo formato sei tour operator, 20 guide alpine, tre info point e un club alpino”, ricorda ancora la responsabile dell’Agenzia che ha supportato finanziariamente (e non) l’intero progetto.

Molto più di un nuovo sentiero

Grazie alla collaborazione con il Club Alpino Italiano (CAI), lungo la Via Dinarica in Kosovo è stato possibile rilevare i sentieri, tracciarli, mapparli e metterli in sicurezza là dove necessario. “Si è trattato di un’attività che ha tutelato il patrimonio culturale e naturalistico del Paese, contribuendo a migliorare l’offerta turistica con il supporto fornito ad alcune microimprese locali”, spiega Fischioni.

Una delle componenti principali del progetto è il fondo di dotazione da 360 mila euro che ha sostenuto 31 beneficiari, come artigiani, strutture ricettive e di ristorazione, guide turistiche e associazioni che si occupano di sport outdoor, inclusa l’arrampicata.

Come spiega Nicola Ghedin, esperto del settore Ambiente per l’AICS, tra gli esempi più interessanti c’è a Peja “uno degli ultimi artigiani che si occupa di creare coltelli col manico di corno, a cui abbiamo fornito macchinari per poter incidere i coltelli con loghi e scritte”. O, ancora, “un maniscalco che ferra i cavalli a mano, a cui abbiamo finanziato l’acquisto di un macchinario che tenga fermo l’animale mentre lui ferra lo zoccolo”.

Trainato dall’incremento del turismo, l’impatto dell’iniziativa si è avvertito anche sul piano della creazione di posti di lavoro in loco. Secondo le statistiche dell’Agenzia kosovara, “si è registrato un aumento del livello di impiego del 135% lungo il tracciato della Via Dinarica, soprattutto per le strutture ricettive”, sottolinea Ghedin.

Non è un caso se per l’ambasciatore italiano in Kosovo, Maurizio Antonini, “questi interventi dimostrano che quando si lavora in modo integrato, mettendo in rete istituzioni, comunità locali e partner internazionali, si ottengono risultati concreti e duraturi”. Proprio in quest’ottica, “l’Italia continuerà a investire in questa direzione”, vedendo nel turismo sostenibile “non solo un settore economico, ma una piattaforma strategica per la crescita del Paese e per la sua integrazione europea”.

Credits: Arbër Gjoni/Utalaya Foundation

Foto: Arbër Gjoni/Utalaya Foundation

La collaborazione Italia-Kosovo

Le parole dell’ambasciatore italiano in Kosovo sulla collaborazione tra i due Paesi sono dimostrate dagli stessi risultati di NaturKosovo, a diversi livelli.

Il più rilevante è forse il miglioramento del soccorso alpino kosovaro, attraverso “l’istituzione di un vero e proprio corpo di soccorso, inclusa la formazione e l’equipaggiamento”, racconta Fischioni, parlando del ruolo giocato dal Corpo Nazionale Soccorso Alpino e Speleologico italiano, “che ha fornito un supporto e un contributo notevole”.

Un’altra dimostrazione del valore aggiunto della collaborazione tra enti italiani e kosovari è quella tra il CAI e la Federazione Alpinistica Kosovara, che hanno stipulato un accordo – “non previsto inizialmente dal progetto, ma nato spontaneamente”, precisa la titolare reggente della sede di Tirana dell’AICS – per favorire future collaborazioni.

Senza dubbio, secondo quanto traspare dalle parole di tutti i responsabili dell’Agenzia italiana, la parte del progetto relativo al soccorso alpino “ha funzionato particolarmente bene”. Al punto che il nuovo corpo kosovaro è stato riconosciuto ufficialmente dall’International Commission for Alpine Rescue (ICAR) e nell’ottobre 2025 l’assemblea dei Club Alpini ha svolto la propria conferenza annuale proprio a Peja, una delle tre municipalità oggetto del progetto.

Il soccorso alpino kosovaro è diventato un riferimento anche oltre confine. “Quando ci sono dei turisti in difficoltà nella zona montana nel nord dell’Albania, molto spesso i soccorritori kosovari vengono chiamati a supporto dei colleghi albanesi, perché sono stati formati per situazioni più complesse e sono meglio equipaggiati”, rivela Ghedin.

Allo stesso tempo si dovrà continuare a lavorare anche sulle possibili criticità. A causa sia dell’aumento dei flussi turistici nella zona, sia del cambiamento climatico e del rischio di catastrofi naturali a esso connesse, “vanno fatti ulteriori interventi a supporto del soccorso alpino”, mette in chiaro Fischioni. E dopo la creazione di una struttura, formazione ed equipaggiamento, “alcune forme di tutela, anche a livello assicurativo o di governance, richiederanno ulteriori interventi”.

Tra presente e futuro

Dopo una prima stagione turistica con risultati incoraggianti, l’obiettivo ora è di consolidare la nuova iniziativa e aumentare l’impatto positivo sul territorio. Una prima garanzia di sostenibilità è la creazione del brand ‘Via Dinarica – Kosovo’ attraverso un’attività di promozione in collaborazione sia con l’Associazione Italiana Turismo Responsabile sia con l’associazione locale Utalaya Foundation, per assicurare che l’afflusso turistico si consolidi e aumenti progressivamente.

Sul piano operativo, invece, fa ben sperare il memorandum firmato tra i tre municipi coinvolti e la Federazione Alpinistica Kosovara. I primi garantiranno la parte finanziaria, e la gestione del sito e dell’app della Via Dinarica, degli infopoint e dei percorsi tematici. La seconda si occuperà della manutenzione di tutta la sentieristica.

“C’è grande interesse a portare avanti questo progetto”, spiega ancora Ghedin, facendo riferimento al fatto che, dopo tre anni di progetto, tutti gli attori locali hanno riscontrato un chiaro ritorno economico: “I turisti arrivano in una zona in cui già prima ci si chiedeva come sviluppare un turismo naturalistico, e ora gli introiti sono piuttosto rilevanti rispetto al punto di partenza”.

Parallelamente il Ministero dell’Industria, dell’imprenditoria e del commercio del Kosovo si è impegnato a sostenere i municipi e pubblicizzare l’iniziativa all’estero, mentre l’AICS ha garantito l’operatività del sito “per un ulteriore anno, facendo in modo che possa esserci la fase di rodaggio”, conclude l’esperto del settore Ambiente dell’Agenzia.

Ciò che contraddistingue il progetto NaturKosovo è la sua caratteristica di essere un modello replicabile oltre confine. Non è un caso se è già stata approvata una sorta di continuazione di questa iniziativa, ovvero il progetto regionale ‘Shar Dinaric’, che riguarderà le montagne a cavallo tra il Kosovo e la Macedonia del Nord.

“Ripeteremo alcune azioni come la componente sentieristica e gli interventi relativi al supporto alpino”, spiega Fischioni, anticipando poi alcuni degli elementi di innovazione: dall’attenzione alla protezione della biodiversità ai percorsi più attenti all’accesso per persone con disabilità, fino al focus sulle questioni di genere legate all’offerta turistica e sull’aspetto psicologico nella gestione del soccorso alpino.

Non è da escludere che possano essere ideati anche nuovi interventi per completare l’intera Via Dinarica, un filo rosso di sentieri che unisce tutti i Paesi attraversati dalle Alpi Dinariche, dalla Slovenia alla Macedonia del Nord. La titolare reggente della sede di Tirana dell’AICS ricorda che “siamo competenti per tutta la regione dei Balcani Occidentali, perciò si tratta sicuramente di un’opportunità per il futuro”.

Infine, ampliando ancora più lo sguardo, la stessa Via Dinarica – con i suoi ‘white trail’ montano, ‘green trail’ che passa dalle foreste e ‘blue trail’ che si avvicina alla costa – dimostra l’enorme potenziale di sviluppo di diversi tipi di esperienze adatte ai trekker di diversa esperienza.

“Se finora questo modello è stato applicato all’ambito montano, si potrebbe riprodurre e applicare anche a contesti diversi, come i bacini marittimi, fluviali, lacustri e lagunari”, conclude Fischioni con una nota di speranza per il futuro del turismo sostenibile nell’intera regione balcanica.