Finire in carcere ingiustamente

Nel sud-est Europa la magistratura dispone misure di custodia cautelare in modo fin troppo disinvolto: non mancano abusi, discriminazioni e storie di detenzione ingiusta. E i risarcimenti sono troppo modesti

10/12/2025, Elira Kadriu, Alex Young

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© janars/Shutterstock

Durante le proteste di massa per l’uccisione da parte della polizia albanese di Klodian Rasha nel 2020, B. Shytaj fu arrestato dopo un conflitto verbale con le forze dell’ordine. Rimase in custodia cautelare per trenta giorni: sebbene al termine del processo sia stato dichiarato innocente, perse il lavoro che aveva all’aeroporto di Tirana. «Non gli interessava che io cercassi di dimostrare la mia innocenza: mi dissero semplicemente che ero sotto processo e mi licenziarono», racconta Shytaj a OBCT.

Il caso dell’Albania

La legge albanese garantisce un risarcimento a chiunque sia stato detenuto ingiustamente. Gli indennizzi vengono stabiliti in base a dei valori forfettari, indipendentemente dal caso specifico. Attualmente, il risarcimento corrisponde a 2000 lek (circa 20 euro) per ogni giorno di detenzione, 3000 lek per ogni giorno trascorso in custodia cautelare, e 1000 lek per ogni giorno passato agli arresti domiciliari.

La Corte d’Appello dell’Albania sta però valutando una revisione di questi importi. «Quando la legge [sui risarcimenti] fu approvata nel 2005, quelle somme avevano un valore diverso. A vent’anni di distanza non è più lo stesso, e i danni in certi casi sono così gravi che non possono venire compensati con così poco», sottolinea Dorian Matlija, direttore esecutivo dell’organizzazione “Res Publica”, un centro albanese per i diritti umani attivo nella difesa legale.

Secondo Matlija, indipendentemente dalla solidità dell’accusa, dal momento in cui una persona viene posta in custodia cautelare procura e tribunale sono più propensi a ritenerla colpevole. Molti magistrati preferiscono evitare di ammettere di essersi sbagliati, e di dover dunque riconoscere un risarcimento a persone rivelatesi innocenti. E così, “le persone che vengono dichiarate innocenti sono pochissime, l’1% o anche meno”, conclude Matlija.

Secondo dati forniti dal Ministero delle Finanze, negli ultimi dieci anni in Albania 736 persone hanno ricevuto un risarcimento per avere subito ingiustamente un periodo di detenzione.

Nosiana Burnazi è giurista presso la Clinica legale gratuita e assistente di progetto presso il Comitato Helsinki dell’Albania. Nella sua esperienza, ogni volta che dei cittadini che sono stati privati della libertà sostengono di essere stati trattenuti ingiustamente o oltre i limiti di legge, le ong li invitano a chiedere un risarcimento e li assistono. Tuttavia, molte persone sono demotivate e non presentano la domanda. Secondo Burnazi, le lungaggini dei processi e la difficile situazione del sistema giudiziario influenzano la fiducia del pubblico albanese nella giustizia.

Il caso della Bulgaria

In Bulgaria la custodia cautelare è considerata una misura eccezionale, da usare solamente quando è necessario prevenire una possibile fuga o l’intralcio delle indagini. Tuttavia, nella pratica, questa misura si prolunga spesso oltre i limiti ragionevoli, soprattutto nei casi più scottanti dal punto di vista politico.

Il più recente è quello di Blagomir Kotsev, sindaco di Varna ed esponente del movimento di opposizione liberale “Continuiamo il cambiamento-Bulgaria democratica”. Kotsev è stato arrestato l’8 luglio 2025 con accuse di appropriazione indebita di fondi pubblici. Il suo arresto ha scatenato ampie proteste ed evidenziato la mancanza di una tutela giudiziaria effettiva in Bulgaria, dove la custodia cautelare viene spesso usata per esercitare pressione politica o economica.

Kotsev è stato trattenuto nonostante la mancanza di prove dirette di corruzione. Un testimone chiave ha ammesso che la sua testimonianza era stata estorta dai funzionari della commissione anticorruzione, ma la sua dichiarazione continua a essere usata contro Kotsev, che è stato rilasciato dal carcere solo il 28 novembre 2025 grazie al pagamento di una cauzione.

In Bulgaria, ogni cittadino accusato e detenuto ingiustamente può citare in giudizio per danni le istituzioni statali, in base alla Legge sulla responsabilità dello Stato e dei Comuni. La procura generale spende l’equivalente di 3-4 milioni di euro all’anno in risarcimenti, con indennizzi che possono raggiungere i 200mila euro.

Il caso della Serbia

Il caso di Blagomir Kotsev è stato seguito con attenzione in Serbia. Se una cosa del genere accade in uno Paese dell’Unione europea, cosa può impedire che accada in un Paese come la Serbia, già aspramente criticata per la regressione che lo stato di diritto sta subendo?

Il tema della carcerazione preventiva è tornato al centro dell’attenzione da quando le autorità serbe si trovano a fronteggiare le enormi proteste popolari seguite all’incidente alla stazione di Novi Sad del novembre 2024. Mentre le elezioni si avvicinano all’orizzonte, ci sono profonde preoccupazioni sul possibile uso di strumenti come la detenzione preventiva per colpire i manifestanti e i politici di opposizione. Ong come la Serbian Monitoring Initiative hanno denunciato un’applicazione selettiva delle norme sulla custodia cautelare.

In Serbia l’applicazione delle misure di custodia cautelare soffre, secondo i suoi critici, di un problema più generale di discriminazioni. Uno studio condotto dal Centro Europeo per i Diritti dei Rom (ERRC) e da Fair Trials ha documentato l’esistenza di discriminazioni sistematiche contro la comunità rom in Serbia, incluso un alto tasso di ricorso alla detenzione preventiva, che in alcuni casi si estende fino a quattro anni di durata.

In teoria, la detenzione preventiva può essere disposta quando sussiste il rischio di fuga o c’è il pericolo che la persona in questione influenzi i testimoni o distrugga delle prove. A differenza di quello che prevede la legge, spiega Miloš Janković – avvocato serbo e ex vice ombudsman –, le decisioni dei giudici spesso però non vengono motivate. Molti individui spendono così “mesi e mesi, anni e anni, in carcere senza nessuna motivazione chiara”, aggiunge Janković. E i giudici non sono chiamati a rispondere di ordini di detenzione che si rivelano poi infondati.

Questa chiara violazione dei diritti umani viene ulteriormente aggravata dall’inefficienza delle inchieste e dei processi, che possono trascinarsi per dieci anni e oltre, in evidente violazione del diritto dell’imputato a essere giudicato in tempi rapidi.

Una persona messa ingiustamente in custodia cautelare può avere diritto a un risarcimento. La somma viene determinata caso per caso, prendendo in considerazione fattori come la durata della detenzione (la compensazione si aggira sull’equivalente di 120 euro al giorno), i redditi persi, la sofferenza, le spese legali e altri elementi. È previsto anche un più ampio meccanismo di riabilitazione, che comprende scuse ufficiali e comunicati ai media. Anche questi processi di risarcimento sono però soggetti ai ritardi che affliggono i procedimenti giudiziari, e l’ammontare degli indennizzi può variare molto.

Il caso della Grecia

Anche in Grecia la custodia cautelare rappresenta una misura eccezionale, da applicare solo quando sussiste un pericolo di fuga o di reiterazione del reato. La durata massima è di dodici mesi per i crimini minori e di diciotto mesi per quelli più gravi, con possibilità di proroga fino a ventiquattro mesi nei casi più seri. Sono previste anche delle misure alternative alla detenzione, come il versamento di una cauzione, il divieto di espatrio, l’obbligo di presentarsi periodicamente alla polizia, oppure gli arresti domiciliari con monitoraggio elettronico.

Il caso più recente è quello di due giovani di 21 e 25 anni di Patrasso, arrestati per un incendio verificatosi vicino a un centro per anziani il 13 agosto 2025. I loro avvocati hanno sostenuto che la detenzione fosse ingiusta: uno dei ragazzi si era presentato volontariamente come testimone e non aveva precedenti penali, mentre l’altro aveva partecipato come volontario allo spegnimento dell’incendio.

Dopo la presentazione di nuove prove la procura ha proposto la liberazione dei due accusati, ma il tribunale ha imposto loro il divieto di espatrio, l’obbligo di firma mensile presso la polizia e il versamento di una cauzione. I tribunali tendono a ricorrere alla custodia cautelare anche nei confronti di persone giovani o senza precedenti giudiziari.

Per quanto riguarda i risarcimenti, la legge greca prevede che non siano automatici e che possano essere richiesti solo dopo una sentenza definitiva di assoluzione. Le somme variano solitamente da 10 a 60 euro per ogni giorno di detenzione preventiva, ma con un tetto (che raramente viene raggiunto) tra i 2.000 e i 5.000 euro. Solo casi eccezionali possono portare a indennizzi più alti.

Krasen Nikolov (Mediapool, Bulgaria) e Giota Tessi (EfSyn, Grecia) hanno contribuito alla realizzazione di questo articolo. 

Questo articolo è stato prodotto nell'ambito di PULSE, un'iniziativa europea coordinata da OBCT che promuove le collaborazioni giornalistiche transnazionali.

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