Moldova, contro la violenza di genere
Secondo una recente ricerca in Moldova il 60% delle donne si identifica come vittima o sopravvissuta alla violenza di genere. A fine novembre una serie di incontri e attività, in alcune città moldave, hanno posto l’attenzione sulla sensibilizzazione sugli stereotipi di genere e sulle forme di violenza

Durante la manifestazione a Chișinău, Moldova – Foto G. M. Moisé
Durante la manifestazione a Chișinău, Moldova - Foto G. M. Moisé
Martedì 25 novembre, a Chișinău, Bălți e Cahul si sono tenute tre marce nell’ambito della campagna “16 Giorni di Attivismo contro la Violenza di Genere”. L’obiettivo degli organizzatori è stato quello di sensibilizzare sugli stereotipi di genere e sulle forme di violenza. In quest’edizione ci si è concentrati sulla violenza in ambito digitale.
Oltre a Viorica Țîmbalari, direttrice Generale dell’Agenzia Nazionale per la Prevenzione e la Lotta alla Violenza contro le Donne e la Violenza Domestica, alla marcia hanno partecipato diverse organizzazioni non-governative locali (Gender Centru), internazionali (UN Women, UNICEF, Consiglio d’Europa, Gruppo della Banca mondiale), la vicepresidente del Parlamento Doina Gherman e vari membri del governo (dal ministro degli Interni a quello degli Esteri).
I partecipanti alla marcia indossavano abiti arancioni, il colore che simboleggia un futuro senza violenza di genere. La campagna di quest’anno sottolinea il crescente fenomeno della violenza digitale, ma anche la necessità di una mobilitazione collettiva per eliminare qualsiasi forma di abuso, online e offline.
Gli sforzi del governo
Nel luglio di quest’anno, infatti, il Parlamento ha approvato un disegno di legge che inquadra la violenza digitale come reato. La violenza è definita come qualsiasi atto di molestia, intimidazione, stalking o minaccia commesso attraverso sistemi di comunicazione elettronici. Le minacce di natura fisica, sessuale, psicologica o economica, nonché la diffusione non consensuale di informazioni o immagini intime, sono qualificate come atti di persecuzione. Questi saranno puniti con multe fino a 37.500 (7370 euro circa) lei, fino a 180 ore di lavoro socialmente utile non retribuito o con la reclusione fino a 2 anni. Se la vittima è un familiare, la multa può arrivare fino a 50.000 lei (9800 euro circa) oppure può essere stabilita una pena che prevede un lavoro non retribuito fino a 240 ore o fino a 3 anni di reclusione.
Tra le modifiche c’è stata anche l’inclusione della nozione di “femminicidio” nel Codice penale, che consentirà ai pubblici ministeri di qualificare come “femminicidio” qualsiasi reato di omicidio commesso contro le donne a causa del loro genere.
Infine, ci sono state modifiche per aumentare la durata e l’efficacia delle misure di protezione per le vittime di violenza, tra cui: l’estensione dell’ordinanza di protezione da tre a sei mesi, la capacità del tribunale di imporre ulteriori divieti agli aggressori come l’obbligo di cancellare, in presenza di un agente di polizia, i contenuti offensivi da tutti i dispositivi in loro possesso.
Negli ultimi anni, sotto l’egida del Ministero della Salute e con il supporto dell’UNFPA Moldova, sono state istituite 11 Unità di Assistenza per vittime e sopravvissute alla violenza di genere presso strutture mediche e sanitarie. Le unità sono operative 24 ore su 24, 7 giorni su 7 e sono progettate come spazi specializzati per visite ginecologiche, interventi medici di emergenza, perizie forensi e consulenza psicologica. Ogni unità include uno spazio per visite ginecologiche, perizie forensi, assistenza medica, assistenza legale e supporto psicoemotivo.
Le donne in Moldova
La violenza di genere rimane un grave problema sia nella Repubblica di Moldova che a livello globale. Una donna su tre in tutto il mondo ha subito violenza fisica o sessuale ma secondo una ricerca della Coalizione Nazionale “Vita Senza Violenza” e dell’UNHCR in Moldova il 60% delle donne si identifica come vittima o sopravvissuta alla violenza di genere.
Secondo le proiezioni demografiche, l’età media delle donne aumenterà da 40 anni a quasi 50 entro il 2050, e l’età media degli uomini da 37 a 44 anni. La scelta di una professione è significativamente influenzata da ruoli di genere: le ragazze tendono a scegliere specializzazioni in ambiti umanistici che sono meno retribuiti rispetto a quelli in ambito STEM. Circa un terzo delle donne (27%) non ha ancora autonomia sessuale e riproduttiva e questo ne aumenta la vulnerabilità sanitaria.
L’inattività femminile raggiunge il picco durante il periodo riproduttivo (15-34 anni) e in età pensionabile (oltre i 55 anni), quando il tasso di occupazione scende di circa 30 punti percentuali. Il pensionamento aggrava la povertà tra le donne anziane (la disuguaglianza di genere nelle pensioni è del 20,3%), e nelle aree rurali le donne ricevono pensioni molto più basse.
Il 22 e 23 luglio 2025, l’Ufficio Nazionale di Statistica ha organizzato un workshop dedicato alla ricerca statistica sulla violenza di genere. La ricerca è condotta nel contesto dell’attuazione delle attività previste dal Programma Nazionale per l’Adesione della Repubblica di Moldova all’Unione Europea per gli anni 2025-2029. L’indagine contribuirà all’allineamento delle statistiche nazionali sulla violenza di genere con il Compendio dei requisiti statistici di Eurostat.
Altre iniziative nell’ambito dei 16 giorni di attivismo
Sempre il 25 novembre, UNHCR Moldova, Casa Marioarei e Tarna Rom hanno inaugurato la mostra all’aperto “A me stessa, a te”. La mostra presenta lettere illustrate e riflessioni create da ragazze, ragazzi e genitori che partecipano al programma Girl Shine, uno spazio sicuro offerto dai partner dell’UNHCR per discussioni, apprendimento e supporto alla comunità. Le illustrazioni sono state create da artisti della Repubblica di Moldova che hanno interpretato visivamente i messaggi dei giovani.
Il giorno dopo, il Gender-Centru in collaborazione con l’Associazione per l’emancipazione dei bambini e delle famiglie “AVE Copiii” e l’Associazione dei bibliotecari hanno condotto una campagna informativa nelle biblioteche di Chișinău, Bălți e Ștefan Vodă.
Quest’articolo è stato supportato dal Marie Curie Staff Exchange nell’ambito del programma Horizon Europe ORCA, grant numero 101182752.
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