La Cecenia di Kadyrov e la guerra in Ucraina

Impegno militare, propaganda e gestione dei prigionieri consolidano l’immagine della Cecenia di Kadyrov come tassello importante del sistema bellico russo rispetto all’invasione dell’Ucraina. Il leader ceceno già sotto sanzioni internazionali è stato incriminato da Kyiv per crimini di guerra

20/11/2025, Marilisa Lorusso
Putin e Kadyrov © ID1974/Shutterstock

Putin e Kadyrov © ID1974/Shutterstock

Putin e Kadyrov © ID1974/Shutterstock

Il 26 febbraio 2022, il leader della Repubblica cecena Ramzan Kadyrov ha annunciato pubblicamente la partecipazione delle forze armate cecene all’invasione russa dell’Ucraina, dichiarando il pieno sostegno a Vladimir Putin. Nello stesso giorno i media russi hanno diffuso immagini di circa 12.000 soldati ceceni schierati nella piazza centrale di Grozny, pronti a partire per il fronte.

Conferma dello schieramento è arrivata dalle forze ucraine che hanno praticamente subito confermato la distruzione un convoglio di truppe speciali cecene nei pressi di Hostomel, nei dintorni di Kyiv, uccidendo anche il generale Magomed Tushayev, comandante del 141º Reggimento motorizzato della Guardia di Kadyrov. Nei giorni successivi, Kadyrov ha confermato le prime perdite tra i suoi uomini e ha richiesto un’intensificazione delle operazioni.

All’inizio di marzo 2022 fonti occidentali hanno riferito che un’unità cecena era stata inviata a Kyiv con l’obiettivo di assassinare il presidente ucraino Zelensky, ma la missione sarebbe stata sventata grazie a informazioni trapelate dall’interno dei servizi russi. Poco dopo Kadyrov ha pubblicato un video in cui sosteneva di trovarsi a Hostomel, affermazione poi smentita da indagini giornalistiche che ne hanno localizzato il telefono a Grozny. È nato così il lungo sfottò sulle truppe TikTok di Kadyrov e dei suoi, che millantano prodezze in Ucraina e vengono poi geolocalizzati in Cecenia.

Qualcuno a combattere però ci va davvero, dato che nel corso del 2022, Kadyrov ha creato quattro nuovi battaglioni esclusivamente ceceni, denominati Nord-Akhmat, Sud-Akhmat, Ovest-Akhmat ed Est-Akhmat, ufficialmente destinati a “ridurre la disoccupazione” ma di fatto impiegati in Ucraina. Ha anche inviato altri due battaglioni mentre l’esercito russo si ritirava da Kharkiv. A partire dal 2023, secondo l’Institute for the Study of War, le forze Akhmat hanno progressivamente sostituito il gruppo Wagner come truppe d’assalto principali nel Donbas.

I vari reparti Akhmat sono stati impiegati in operazioni offensive e di presidio, spesso integrati con ex combattenti del gruppo Wagner dopo la sua dissoluzione. Nonostante le voci su gravi perdite, Kadyrov ha sempre negato problemi di efficienza. Secondo Mediazona, al settembre 2025 risultano almeno 351 soldati ceceni uccisi in Ucraina.

Le unità Akhmat rimangono oggi parte integrante della strategia militare russa, simbolo del potere personale di Kadyrov e della crescente militarizzazione della Cecenia sotto il suo controllo. Lo stesso Kadyrov ha sostenuto che su una popolazione di circa 1 milione e mezzo di abitanti sono stati inviati al fronte oltre 64.000 combattenti, di cui quasi 23.000 volontari.

Le sanzioni

Nel 2024 e 2025 Ramzan Kadyrov e la sua cerchia sono stati al centro di sanzioni internazionali legate al ruolo della Cecenia nella guerra in Ucraina. L’Unione Europea nel suo quattordicesimo pacchetto di misure ha incluso la madre del leader ceceno Aymani Kadyrova e presidente del Fondo regionale pubblico intitolato ad Akhmat Kadyrov, il defunto padre, oltre a diverse entità industriali e tecnologiche nel Caucaso del Nord.

Secondo Bruxelles il fondo ha organizzato programmi di “rieducazione” di minori ucraini, sottoponendoli ad addestramento militare e ideologico. L’organizzazione è anche accusata di finanziare combattenti e di mantenere legami con gruppi separatisti nel Donbas. Il fondo Akhmat Kadyrov, spesso descritto come una “tesoreria parallela” del regime, contava nel 2023 circa 5,3 miliardi di rubli in attivi e rappresentava uno strumento cruciale di raccolta di “donazioni” obbligatorie da parte dei dipendenti pubblici ceceni.

Il pacchetto UE ha colpito anche strutture collegate all’apparato economico e militare di Kadyrov, tra cui l’ufficio di progettazione Tallamkho di Grozny, che avrebbe sviluppato tecnologie a duplice uso come sistemi di ricognizione e rilevatori acustici per droni impiegati nel conflitto.

Anche il Regno Unito ha esteso le proprie misure restrittive includendo Aymani Kadyrova, il fondo e Zamid Chalaev, comandante del reggimento speciale del Ministero dell’Interno ceceno, a sua volta accusato di aver gestito campi di addestramento per bambini deportati. Londra ha inoltre vietato loro l’ingresso e congelato gli assetti finanziari, definendo le loro attività parte della strategia del Cremlino di deportazione e indottrinamento dei minori.

Kadyrov ha reagito con toni sprezzanti, deridendo le sanzioni imposte anche da Australia e Nuova Zelanda, sostenendo che sua madre “aiuta i bisognosi”. Le sue dichiarazioni su Telegram, in cui ironizzava sul fatto di “non sapere dove si trovino Australia e Nuova Zelanda”, sono emblematiche del suo stile provocatorio e della sua retorica antioccidentale.

Fra trionfalismo, soldi e prigionieri

Poi c’è il riscontro che le attività del clan Kadyrov ingenerano in Russia. Nel 2025 la madre del leader ceceno è stata insignita dell’Ordine di I grado “Per i meriti verso la regione di Kherson”, consegnatole dal governatore filorusso Vladimir Saldo per il suo significativo contributo al rafforzamento della cooperazione militare. Il riconoscimento, accompagnato da precedenti onorificenze russe e delle autorità separatiste del Donbas, testimonia il ruolo che il Fondo Akhmat Kadyrov continua a rivestire nelle aree occupate.

Secondo le dichiarazioni ufficiali, il fondo avrebbe inviato oltre 18.000 tonnellate di aiuti umanitari e oltre 100 milioni di rubli in forniture mediche nelle zone di guerra, anche se tali attività sono spesso accusate di mascherare operazioni di propaganda e di reclutamento. Kadyrov mantiene una narrativa trionfalistica. Nel corso di una riunione con i vertici delle forze di sicurezza, ha affermato che la repubblica contribuisce in modo decisivo, mentre i fondi regionali avrebbero speso oltre 42 miliardi di rubli per sostenere l’operazione militare.

Dietro ai trionfalismi, emergono accuse gravi sulla gestione dei prigionieri di guerra ucraini da parte delle unità cecene Akhmat. Il deputato ceceno Shamsail Saraliev ha ammesso che “diverse centinaia” di prigionieri sono detenuti in Cecenia, in attesa di scambi gestiti con “procedure speciali”.

Secondo l’Ufficio di Sicurezza ucraino (SBU), Kadyrov avrebbe ordinato ai suoi comandanti di non catturare soldati ucraini ma di giustiziarli sul campo di battaglia, violando apertamente le convenzioni internazionali. Inoltre, i prigionieri sarebbero stati usati come scudi umani sui tetti di strutture militari a Grozny per proteggere gli edifici da attacchi con droni.

Kyiv ha incriminato formalmente Kadyrov per crimini di guerra ai sensi dell’articolo 438 del Codice penale ucraino, mentre nel 2022 egli era già stato indagato per la preparazione e la giustificazione dell’aggressione russa.

Questo intreccio di impegno militare, costruzione propagandistica e gestione dei prigionieri consolida l’immagine della Cecenia di Kadyrov come tassello importante del sistema bellico russo. A fine ottobre è stato reso noto che nel distretto ceceno di Kurchaloy è in costruzione un complesso militare per 1.500 unità del reggimento Akhmat.