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A Nodar Ladaria

Caro Signor Ladaria, ancora una volta non corrisponde al vero il fatto che gli scrittori da me citati non sono letti e che non venissero letti, come Lei riferisce. E sopratutto non corrisponde al vero che "sono (ed erano) incapaci a suscitare l'interesse del lettore". Lei può avere la Sua posizione e definire Burchuladze come uno scrittore tra i più talentuosi dell'universo, ma non può parlare degli "altri" come incapaci e non interessanti a nome di tutti i lettori.
Il fatto che gli scrittori fossero sostenuti dallo Stato non era una loro colpa, ma era dovuto all'impostazione del regime: il che, ovviamente, non significa che la loro mentalità fosse sovietica e che quanto scrivevano non avesse e non ha valore. Anche Lei sa benissimo che uno di loro ha passato ben 18 anni nelle prigioni sovietiche e che è sopravissuto miracolosamente al regime che odiava. Ancora: il fatto che dopo la caduta dell'URSS il business dei libri non esistesse e che gli scrittori non venissero ristampati è a mio giudizio fuori luogo perché in quel periodo tutti avevamo problemi molto più pesanti, problemi economici gravissimi. Non esistevano nemmeno le case editrici, avevamo la guerra civile alle spalle, la guerra in Abkhazia e nell'Ossezia del Sud, non c'era nemmeno l'elettricità... Di cosa stiamo parlando???
Il libro da me citato di Dochanashvili, solo nell'ultimo decennio è stato ristampato almeno tre volte, e ora non si trova più neanche una copia.