Sandro Damiani
(20/04/2011 10:45)
Ecco una sentenza che non sarebbe dispiaciuta a Stalin, per il modo in cui ha eluso i fatti...
Mettiamo da subito in chiaro una cosa: che dopo l'Operazione Tempesta siano stati commessi crimini – uccise persone, derubato e incendiato case, intimorito i fuggiaschi affinche' mai piu' tornassero nelle terre del loro insediamento storico - e' innegabile. Non lo negano piu' neppure coloro che per anni hanno taciuto, sapendo e potendo fare qualcosa, se non per frenare i crimini, quantomeno per sanzionarli.
Tuttavia, il Tribunale Internazionale dell'Aja non si ferma a questo: peggio, lo usa per giustificare la politicita' della sua sentenza.
Un politicita' tesa ad un solo scopo: far dimenticare l'ignobile attendismo, al limite della complicita' con Slobodan Milosevic, della cosiddetta Comunita' internazionale – in testa Gran Bretagna e Francia, a seguire CEE e ONU – che per quattro anni non ha fatto assolutamente nulla per fermare i criminali di Belgrado e i propri macellai sul campo. Quattro anni in cui, nell'ordine: e' stata aggredita la Slovenia, la Croazia e la Bosnia; in Croazia e in Bosnia al medesimo tempo sono stati messi in piedi staterelli fantaccio i cui reggitori politici, militari e amministrativi erano iscritti sul libro paga di Belgrado; l'assedio di Sarajevo, la strage di Srebrenica (ma che bravi i connazionali olandesi del giudice...): il piu' lungo nella storia del ventesimo secolo.
Per quattro anni Londra e Parigi, New York e Strasburgo hanno fatto il pesce in barile guardando (letteralmente) senza muovere un dito, come venivano uccise decine migliaia di persone. Guardando, dicevo, ma avendolo anche permesso con la decretazione dell'embargo alle armi all'indomani del (tardivo e ipocrita) riconosicmento delle nuove statualita' nate dalla dissoluzione della Federativa. Infatti l'embargo non tocco' minimamente la Serbia, disponendo essa e degli armamenti della ex JNA e dell'industria bellica, collocata per lo piu' appunto in Serbia e nelle aree della Bosnia sotto il controllo di Belgrado!
Cosa, in sostanza, dice la sentenza dell'Aja? E, a prescindere, perche' questa lettura dell'Operazione Tempesta?
Come altro si deve interpretare una sentenza in cui mai si parte dal presupposto che la Croazia aveva il diritto di difendersi ovvero di riavere sotto la propria giurisdizione territori sottratti con le armi e una pulizia etnica che porto' tra i due e i trecentomila croati a sloggiare da casa – dapprima in Slavonia, quindi in Krajna e nell'entroterra dlmata?
E perche' e' venuto a mancare questo presupposto?
Perche' ammettere l'esistenza di un piano di liberazione nazionale e riappropriazione di territori, peraltro internazionalmente riconosciuti, avrebbe automaticamente significato condannare senza mezzi termini la quadriennale condotta euroccidentale e delle Nazioni unite: conbdotta tesa a dimostrare che nessuno occupava alcunche', nessuno aveva aggredito alcuno e dunque non esistevano aggrediti, tanomeno aggrediti in diritto di difendersi!
Condotta - pensa tu!? - che per due volte, a suo modo, Washington stigmatizzo': una prima volta dando una mano a Tudjman (leggi generale Gotovina!) e Izetbegovic, per liberare la Croazia e almeno mezza Bosnia; e una seconda volta (in quanto gli europei erano tornati al sonno di prima) con l'intervento a difesa degli albanesi del Kosovo.
Dunque, decontestualizzare l'Operazione Tempesta dalla sua ragion d'essere significa voler ribadire che in Europa nessuno ha diritto di liberarsi di e da alcunche', ne' in armi, ne' in altro modo, a meno che non riceva il placet dell'Occidente (e magari ne compri gli armamenti e ceda pezzetti di sovranita'). La Croazia (e la Bosnia) questo placet non lo aveva ricevuto, ergo andava punita! Ed e' stata punita cosi': dandole di "paese genocida", la stessa folle definizione che uso' a piene mani la Serbia miloseviciana per "caricare" di odio i propri connazionali...
P.S.
A fronte di queste argomentazioni mi sono sentito dire: ma tu cosi' ti trovi a fianco di chi ha commesso i crimini, di chi ipocritamente difende il generale Gotovina, di chi non vuole entrare in Europa per poter continuare a rubare e di chi non ci vuole entrare perche', da cavernicolo, teme il contatto con i civilizzati...
E' vero, mio malgrado mi trovo in questa compagnia. E con cio'? Non si sono trovati Churchill e Roosweelt accanto a Stalin per liberare l'Europa e il mondo?
E comunque, una qual differenza c'e': io sono per l'Europa. In primo luogo, perche' non abbiamo una classe politica e imprenditoriale di tale fatta da poterci permettere di restarcene al di fuori; secondo, perche' il globo e' diventato un terreno troppo minato per camminarci in ordine sparso.
Sandro Damiani