Istanbul - TTstudio/Shutterstock

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La Turchia rischia di diventare in fretta uno dei nuovi fronti caldi della pandemia mondiale di COVID19 : a destare preoccupazione è soprattutto la megalopoli di Istanbul dove oggi si concentra la maggior parte delle infezioni. Francesco Martino (OBCT) per il GR di Radio Capodistria [3 aprile 2020]

“Il tempo a disposizione per arginare la propagazione del virus in città si sta esaurendo in fretta”. Non usa mezze misure Ekrem İmamoğlu, sindaco di Istanbul, che si è rivolto alle autorità centrali turche chiedendo di imporre un “lockdown” totale nella megalopoli sul Bosforo, dove si registra il 60% dei casi di COVID19 in Turchia.

Nel paese l'epidemia si sta allargando a ritmi frenetici: il primo contagiato è stato registrato soltanto tre settimane fa, ma da allora il numero di casi ha superato velocemente i 18mila, concentrandosi soprattutto a Istanbul, che con i suoi 16 milioni di abitanti rappresenta un quinto della popolazione turca.

Nelle settimane scorse il governo del presidente Recep Tayyp Erdoğan ha imposto crescenti misure di contenimento del contagio, chiudendo scuole e locali, bloccando i voli internazionali e limitando gli spostamenti interni, senza però imporre un blocco completo.

Secondo İmamoğlu, il 15% degli abitanti di Istanbul, più di due milioni di persone, continua a muoversi coi mezzi pubblici o privati: una situazione che ha definito “molto allarmante”. Anche perché, avverte la Camera dei medici di Istanbul, gli ospedali cittadini restano fortemente impreparati, nonostante i mesi a disposizione dall'inizio dell'epidemia.

Come se non bastasse, il governo e le amministrazioni locali delle città principali, controllate dall'opposizione, invece di collaborare si scontrano: nei giorni scorsi il ministero dell'Interno ha bloccato una raccolta fondi promossa da vari primi cittadini a favore delle categorie più deboli, denunciando addirittura la campagna come “un tentativo di creare uno stato parallelo”.

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