Turkish Stream - Wikimedia Commons

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Partita nei giorni scorsi la costruzione del gasdotto “Turkish Stream”, che permetterà l'esportazione del gas russo in Europa meridionale attraverso la Turchia, aggirando così l'Ucraina. Francesco Martino OBCT) per il GR di Radio Capodistria [9 maggio 2017]

Sono stati posati domenica 7 maggio sul fondo del Mar Nero i primi tubi di quello che sarà il “Turkish Stream”, il nuovo gasdotto di 900 chilometri che dovrebbe portare ogni anno in Turchia 31 miliardi di metri cubi di gas russo.

L'opera, lanciata nel 2015, aveva vissuto giorni difficili a causa dello scontro frontale tra Mosca ed Ankara sui destini della Siria, che aveva portato al blocco del progetto dopo l'abbattimento di un jet militare russo da parte dell'aviazione turca nel novembre dello stesso anno.

Con la ritrovata intesa dalle parti, ribadita nel recente incontro tra i presidenti Recep Tayyp Erdoğan e Vladimir Putin, avvenuto a Sochi a inizio maggio, “Turkish stream” ha ripreso quota, per diventare realtà con la firma di un accordo definitivo nell'ottobre 2016.

Fortemente voluto dal gigante russo Gazprom per portare il proprio gas in Europa aggirando l'Ucraina, “Turkish Stream” nasce come alternativa al progetto “South Stream”, che avrebbe dovuto sbarcare sulle coste bulgare, ma che è tramontato definitivamente nel 2014 con l'annessione della Crimea da parte di Mosca e le successive sanzioni europee alla Russia.

Secondo gli accordi tra le parti, la metà del gas trasportato dovrebbe essere consumato in Turchia, mentre il restante 50% dovrebbe arrivare sui mercati dell'Europa balcanica e centrale attraverso canali ancora da definire.

Le alternative prese in considerazione sono i progetti “Tesla”, le cui condutture dovrebbero transitare attraverso Grecia, Macedonia, Serbia e Ungheria oppure il concorrente “Eastring”, che coinvolge Bulgaria, Romania, Ungheria e Slovacchia.

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