Bandiere di Serbia e Kosovo - © danielo/Shutterstock

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Dopo aver visitato Pristina e Belgrado, l'inviato speciale UE Miroslav Lajčák ha mandato un forte segnale a Serbia e Kosovo per riprendere i negoziati di normalizzazione dei rapporti reciproci, indispensabile per il loro futuro europeo. Francesco Martino (OBCT) per il GR di Radio Capodistria [6 marzo 2021]

L'UE non ha alcun interesse a mantenere l'attuale status quo, e Serbia e Kosovo devono riprendere in fretta i negoziati bilaterali se vogliono far ripartire il proprio percorso di avvicinamento all'Unione.

Dopo una visita di più giorni, prima a Pristina e poi a Belgrado, lo slovacco Miroslav Lajčák, inviato speciale dell'UE al dialogo Serbia-Kosovo ha sollecitato le due parti a riallacciare le fila della trattativa che dovrebbe portare ad una normalizzazione dei rapporti reciproci.

Dopo gli accordi di Washington dello scorso settembre, fortemente voluti dalla presidenza Trump, ma dai risultati controversi, Kosovo e Serbia non hanno fatto ulteriori passi avanti. Dopo le incomprensioni che hanno segnato il periodo della precedente amministrazione USA, ora Bruxelles e Washington danno però a segnali di voler tornare a lavorare in stretta collaborazione per risolvere il nodo dei rapporti Serbia-Kosovo.

A Pristina Lajčák ha incontrato il leader del movimento Vetëvendosje Albin Kurti, che dopo aver trionfato nelle elezioni dello scorso 14 febbraio si appresta a formare un nuovo governo. Kurti ha ribadito che per il nuovo esecutivo, impegnato su giustizia e sviluppo economico, i negoziati con la Serbia non saranno una priorità assoluta, ma si è detto pronto ad impegnarsi nel dialogo se ben preparato.

A Belgrado l'interlocutore è stato il presidente Aleksandar Vučić, che ha ribadito che la Serbia è pronta a tornare al tavolo delle trattative. “Vogliamo una soluzione di compromesso”, ha dichiarato Vučić alla fine dell'incontro, “il che significa un accordo in una parte non trionfa sull'altra e tutti ricevono qualcosa”.

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