Le bandiere del Kosovo e di Israele © FreshStock/Shutterstock

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La settimana scorsa Kosovo e Israele si sono riconosciuti a vicenda, in conseguenza degli accordi voluti dall'amministrazione Trump lo scorso settembre. Un passo salutato con entusiasmo dai due paesi, ma che altrove ha sollevato polemiche. Francesco Martino (OBCT) per il GR di Radio Capodistria [7 febbraio 2021]

A causa della pandemia di Covid-19, per la prima volta due paesi si sono ufficialmente riconosciuti con una cerimonia online. E' successo lunedì scorso, quando Israele e Kosovo hanno stabilito rapporti diplomatici attraverso la piattaforma di video-conferenze “Zoom”.

La mossa è diretta conseguenza degli accordi di Washington tra Serbia e Kosovo voluti dall'ex presidente americano Donald Trump. Pristina ha anche deciso di riconoscere Gerusalemme come capitale di Israele, annunciando che aprirà a breve la propria ambasciata nella città contesa tra israeliani e palestinesi.

Il riconscimento reciproco è stato salutato con entusiasmo sia in Kosovo che in Israele. La ministro degli Esteri kosovara, Meliza Haradinaj-Stublla, ha ringraziato gli Stati Uniti per il supporto ricevuto, mentre il suo omologo israeliano, Gabi Ashkenazi, ha definito l'apertura dei rapporti bilaterali “un passo importante e storico”.

Non tutti hanno però gradito. La Serbia, nonostante gli accordi di Washington, ha espresso la propria insoddisfazione verso Israele, con cui Belgrado ha tradizionalmente buoni rapporti. Belgrado, che si è impegnata a sua volta a spostare la propria ambasciata da Tel Aviv a Gerusalemme, non ha ancora chiarito se e quando intende procedere in tale direzione.

Il riconoscimento di Gerusalemme come capitale di Israele ha attirato a Pristina anche forti critiche da parte dell'UE, che insiste nel voler sciogliere il nodo di Gerusalemme solo dopo una soluzione condivisa del conflitto tra israeliani e palestinesi.

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