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Restano tese le relazioni tra Macedonia del Nord e Bulgaria, che ha imposto il veto all'apertura dei negoziati di adesione all'UE di Skopje, nonostante la visita a Sofia del nuovo inviato speciale macedone Vlado Bučkovski. Francesco Martino (OBCT) per il GR di Radio Capodistria [12 dicembre 2020]

“Le prossime generazioni non ci perdoneranno se non sapremo trovare un compromesso sostenibile”. Con queste parole il premier bulgaro Boyko Borisov ha commentato a caldo l'incontro – tenuto giovedì scorso – col nuovo inviato speciale di Skopje Vlado Bučkovski.

La nomina dell'ex primo ministro Bučkovski, incaricato di tenere i rapporti con la Bulgaria, rappresenta un nuovo tentativo da parte del governo macedone di sbloccare il veto di Sofia all'inizio dei negoziati di adesione di Skopje all'UE. Oltre a Borisov, Bučkovski ha incontrato anche il presidente bulgaro Rumen Radev e la leader del partito socialista Kornelia Ninova.

Nonostante i toni pacati di Borisov e un trattato di buon vicinato che risale al 2017, le relazioni tra i due paesi restano però tese. Alla base della disputa ci sono rivendicazioni storiche e culturali complesse: la Bulgaria accusa Skopje di appropriarsi indebitamente di figure storiche come lo zar medievale Samuil o il rivoluzionario Gotse Delchev, e non vuole che a livello europeo si usi la dicitura “lingua macedone”, che a Sofia viene vista come un dialetto del bulgaro.

Posizioni ritenute irricevibili dalla Macedonia del nord, che dopo aver cambiato il proprio nome costituzionale per chiudere una decennale disputa con la Grecia, non vuole fare nuovi compromessi con la propria identità nazionale.

La Bulgaria appare isolata a livello europeo, ma insiste nella firma di una nuovo accordo, e senza luce verde da Sofia, la Macedonia del nord è destinata a rimanere ancora una volta nella sala d'attesa dell'UE.

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