Manifesto AKP

(Foto di Alberto Tetta)

Dopo la vittoria del Partito Giustizia e Sviluppo AKP alle elezioni politiche del 12 giugno scorso, in Turchia si apre il dibattito sulla necessità di una modifica più profonda della costituzione. Il Primo ministro Erdoğan cerca ora l’appoggio degli altri partiti del panorama parlamentare per modificare la carta fondamentale in maniera condivisa

23/06/2011 -  Alberto Tetta Istanbul

Gli islamisti moderati dell’AKP, il 12 giugno, hanno vinto le elezioni, ma non avranno una maggioranza parlamentare sufficiente per cambiare la costituzione da soli e non potranno neanche indire un referendum per emendarla. Ora quindi, il Primo ministro Erdoğan, abbandonati i toni duri della campagna elettorale, cerca l’appoggio degli altri partiti per modificare la carta fondamentale in maniera condivisa.

I risultati dell'opposizione

Nell’opposizione gli ultra nazionalisti del MHP non crollano nonostante gli scandali sessuali che hanno colpito i vertici del partito alla vigilia del voto, mentre nel CHP, Partito reppubblicano del popolo, fermatosi al 25.9%, è forte lo scontro tra leadership del partito e minoranza interna. Buona l'affermazione della coalizione tra sinistra turca e il partito pro-curdo BDP che ha eletto 36 parlamentari. Dal 21 giugno, tuttavia, i curdi sono sul piede di guerra dopo che l’Alto consiglio elettorale ha deciso che il candidato del BDP Hatip Dicle, eletto a Diyarbakır, non potrà diventare parlamentare perché condannato a un anno e otto mesi di carcere per “propaganda pro-PKK”.

Dialogo

“Conquistare il voto di un turco su due è motivo di grande gioia, la nostra vittoria è indiscutibile” ha dichiarato Erdoğan, il 12 giugno, davanti a migliaia di sostenitori del partito che festeggiavano la vittoria davanti alla sede centrale dell’AKP ad Ankara: “Oggi non deve essere il giorno della resa dei conti, ma della riconciliazione” ha aggiunto Erdoğan che ha quindi rivolto un appello a tutti i maggiori partiti a partecipare a una “commissione per il compromesso” che elabori una proposta di modifica della costituzione. Due giorni prima del voto, nella sua ultima intervista prima della conclusione della campagna elettorale il Primo ministro aveva detto: “Dopo le elezioni anche se otterremo più di 367 parlamentari [la maggioranza qualificata, ndr] istituiremo una commissione per discutere insieme le modifiche da apportare alla costituzione e inviteremo tutti i partiti che hanno preso più del 1% dei consensi a parteciparvi”.

Nella scorsa legislatura Erdoğan, che disponeva di una maggioranza parlamentare più ampia di quella che avrà dopo il 12 giugno, era già riuscito a introdurre modifiche costituzionali poi ratificate da un referendum popolare il 12 settembre 2010 che limitavano il ruolo dell’esercito, toglievano l’immunità ai militari responsabili del golpe del 1980 e riformavano il sistema giudiziario. Durante la campagna elettorale i leader di tutti i maggiori partiti hanno parlato della necessità di una modifica più profonda della costituzione, scritta durante il colpo di stato dell’ottanta e ratificata da un plebiscito prima del ritorno alla democrazia nel 1982.

Come modificare la carta?

La questione centrale tuttavia è il modo in cui la carta fondamentale verrà modificata. L’AKP mirava all’istituzione di un sistema presidenziale per spianare la strada all’elezione diretta di Erdoğan a capo dello stato nel 2014, tuttavia sia i repubblicani del CHP sia gli ultra-nazionalisti del MHP sono fortemente contrari a questa proposta.

CHP e curdi vorrebbero l’abbassamento dello sbarramento del dieci per cento per entrare in parlamento e la modifica dell'articolo 66 della costituzione che afferma che “tutti coloro che sono legati allo stato turco da un vincolo di cittadinanza sono turchi”. Il BDP inoltre ha chiesto di includere nella carta fondamentale anche il diritto all’istruzione in lingua madre e una rifoma amministrativa che garantisca maggiore autonomia al sud est a maggioranza curda sul modello di Scozia, Nord Irlanda e Belgio. Gli altri partiti però sono contrari a queste proposte che a loro avviso contraddicono i principi affermati nei primi tre articoli della carta, quelli fondamentali, che sono inemendabili.

Complotti e scontri intestini

L’ostacolo più grosso ad una modifica condivisa della costituzione arriva dal Partito di azione nazionalista di estrema destra MHP che ha ottenuto il 12,9% dei consensi. Il leader del partito Devlet Bahçeli ha accusato gli islamisti di Erdoğan di aver organizzato un “complotto” che ha costretto alle dimissioni dieci dirigenti del MHP dopo la pubblicazione online di video hard in cui i politici nazionalisti facevano sesso con ragazze molto giovani e raccontavano vicende interne al partito.

Secondo Bahçeli l’obiettivo era tenere fuori dal parlamento il MHP, dato dai sondaggi poco al di sopra della soglia di sbarramento del 10%: “Prima di cercare il compromesso bisogna fare i conti con quello che è successo prima delle elezioni, come governo della Repubblica di Turchia dovete scoprire chi ha organizzato il complotto contro il MHP e consegnarlo alla giustizia” ha dichiarato Bahçeli rispondendo all’invito al dialogo lanciato da Erdoğan dopo il voto.

Nel Partito repubblicano del popolo CHP, intanto, è forte lo scontro interno. La minoranza del partito che si è ricompattata intorno all’ex-segretario Deniz Baykal non è soddisfatta della performance elettorale del CHP che raccogliendo il 25,9% dei consensi (il 5% in più rispetto al 2007) si è fermato, comunque, ben al di sotto del 30%, l’obiettivo che il segretario Kemal Kılıçdaroğlu si era posto prima delle elezioni. La minoranza interna ha quindi chiesto a Kılıçdaroğlu di dimettersi e sta raccogliendo le firme per convocare un congresso straordinario.

La grande assemblea e la questione curda

A pochi giorni dal giuramento dei nuovi parlamentari rimane incerta, tuttavia, la composizione definitiva della Grande assemblea del popolo turco, a dire l’ultima parola saranno i giudici.

Il Tribunale di Istanbul deciderà giovedì se gli imputati del processo Ergenekon Mehmet Haberal e Mustafa Balbay eletti nel CHP e Engin Alan del MHP in carcere nell’ambito del processo Balyoz verranno rilasciati e siederanno in parlamento o invece, non potendo godere dell’immunità parlamentare, dovranno lasciare il loro posto ad altri.

L’Alto consiglio elettorale mercoledì ha dichiarato ineleggibile Hatip Dicle, ex segretario della prima formazione politica filo-curda HEP eletto nelle liste del BDP, al suo posto siederà in parlamento la prima dei non eletti, una parlamentare dell'AKP. In forse anche la nomina a parlamentari di altri sei candidati eletti nelle liste del BDP, in carcere come Dicle perché accusati di legami con il Partito dei lavoratori del Kurdistan (PKK) nell’ambito del maxi processo Kck.

Il Congresso della società democratica, organismo che raccoglie associazioni, partiti e organizzazioni della società civile turca e curda favorevoli a una soluzione politica della questione curda, ha invitato i parlamentari del BDP a non entrare in parlamento se verrà impedito ad Hatip Dicle e agli altri candidati curdi eletti il 12 giugno, che sono in carcere, di divenire a loro volta parlamentari.

A rischio anche il processo di pace, il 15 giugno si è concluso il cessate il fuoco unilaterale proclamato dal PKK e il leader del movimento Abdüllah Öcalan ha dichiarato dal carcere di Imralı che il movimento curdo è disponibile a discutere una tregua permanente con lo stato se termineranno le operazioni militari e di polizia nel sud-est del Paese e i “detenuti politici curdi” saranno liberati. Dopo la decisione dell’Alto consiglio elettorale di dichiarare Hatip Dicle ineleggibile la risposta armata non si è fatta attendere e a Dersim nel sud-est del Paese nell’esplosione di un ordigno attivato a distanza al passaggio di un convoglio della polizia sono morti due agenti.  


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