Scacchiera formata dalle bandiere di Serbia e Kosovo, due pezzi degli scacchi, i due cavalli, si fronteggiano l'uno contro l'altro © Albina Gavrilovic/Shutterstock

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L'unica cosa positiva è che il dialogo, lo scorso 15 giugno a Bruxelles, è ripartito. Ma Belgrado e Pristina hanno concordato... di non essere d’accordo su nulla

18/06/2021 -  Vukašin Obradović Belgrado

“[Albin Kurti] non è venuto per negoziare, bensì per dirmi: ‘Sono venuto per chiederti di riconoscere l’indipendenza del Kosovo. E io gli ho risposto: ‘Mai!’. A quel punto è sbottato”.

Con queste parole il presidente serbo Aleksandar Vučić ha illustrato l’atmosfera che ha caratterizzato l’incontro, tenutosi lo scorso 15 giugno a Bruxelles, tra le delegazioni di Serbia e Kosovo nell’ambito del dialogo per la normalizzazione delle relazioni tra i due paesi. Un incontro il cui epilogo può essere sintetizzato in un’unica frase: le due delegazioni hanno concordato sul fatto di non essere d’accordo su nulla.

Nonostante l’incontro sia stato caratterizzato da toni accesi e nonostante siano stati tirati in ballo persino i nomi di Göring e Goebbels, la buona notizia è che, dopo una lunga fase di stallo, i rappresentanti di Serbia e Kosovo si sono nuovamente seduti al tavolo negoziale.

Che la ripresa dei negoziati sia un passo positivo, lo ha confermato anche Miroslav Lajčák, rappresentante speciale dell’Unione europea per il dialogo tra Belgrado e Pristina.

“Per l’UE è importante che i due leader [Kurti e Vučić] abbiano ribadito che l’unico modo per raggiungere un progresso è attraverso la normalizzazione delle relazioni tra Serbia e Kosovo”, ha dichiarato Lajčák al termine dell’incontro, aggiungendo che il prossimo vertice dovrebbe svolgersi entro fine luglio .

Lajčák ha inoltre sottolineato che “l’UE e i cittadini della Serbia e del Kosovo, hanno grandi aspettative nei confronti dei leader [dei due paesi] dai quali si aspettano che lascino andare il passato e che guardino al futuro, per raggiungere una sostanziale normalizzazione delle relazioni [bilaterali]“.

Tuttavia, i rappresentanti di Serbia e Kosovo che hanno partecipato all’incontro di Bruxelles hanno rilasciato dichiarazioni diametralmente opposte, come se non avessero trascorso due ore seduti allo stesso tavolo.

Il premier kosovaro Albin Kurti ha dichiarato che l’incontro è stato costruttivo e focalizzato sulla “sostanza del problema”. Rispondendo alle domande dei giornalisti al termine dell’incontro, Kurti ha affermato che “non si è verificato alcun incidente né alcuna situazione che potesse sfociare in un incidente”.

“Sarà difficile, ma sono ottimista. Ora c’è un approccio schietto ai problemi e il nocciolo del conflitto tra di noi sta nella mancanza di un riconoscimento reciproco: la Serbia non riconosce il Kosovo e il Kosovo non riconosce la Serbia. Questo deve cambiare”, ha sottolineato Kurti.

Durante la conferenza stampa tenutasi al termine dell’incontro, il presidente serbo Aleksandar Vučić ha dichiarato che la durata della riunione (di meno di due ore) la dice lunga sui risultati (non) raggiunti, aggiungendo però che il fatto che le due delegazioni abbiano concordato sulla necessità di proseguire il dialogo rappresenta un passo importante che potrebbe contribuire al mantenimento della pace.

“Tre cose importanti: la delegazione albanese si rifiuta di adempiere agli obblighi previsti dall’accordo [di Bruxelles concluso nel 2013], non vuole nemmeno parlare dell’Associazione delle municipalità serbe, vogliono sapere subito quando riconosceremo l’indipendenza del Kosovo e definiscono il desiderio dei serbi di partecipare alle cerimonie liturgiche nelle proprie chiese come un incidente e una provocazione. Ho assunto un atteggiamento mite, astenendomi dal richiamare l’attenzione su alcuni altri aspetti, come il totale distacco dalla realtà [dimostrato dalla delegazione kosovara]”, ha dichiarato Vučić.

Le reazioni al rilancio dei negoziati tra Belgrado e Pristina sono state perlopiù positive, sia in Serbia che in Kosovo, riconoscendo l’importanza della ripresa del dialogo, nonostante nel corso del primo incontro non sia stato raggiunto alcun accordo concreto.

Secondo il giornalista kosovaro Leart Hoxha, l’incontro a Bruxelles ha suscitato grande interesse e molte aspettative perché è stata la prima volta che il nuovo premier kosovaro ha partecipato ai negoziati tra Belgrado e Pristina.

“La dichiarazione di Lajčák, secondo cui è stato difficile realizzare l’incontro, ma è molto importante che alla fine l’incontro si sia svolto, è diventata la notizia principale. Poi il fatto che non abbiano raggiunto alcun accordo era del tutto prevedibile”, ha affermato Hoxha.

“Non ci si aspettava alcun dialogo costruttivo, perché i negoziatori di questo tipo hanno bisogno di qualcos’altro da offrire ai propri elettori. Avevano bisogno di un incidente, ognuno doveva dire la sua, invece di negoziare su problemi reali, in modo razionale”, ha dichiarato Isak Vorgučić, direttore della radiotelevisione KIM.

Shpetim Gashi, vicepresidente del Consiglio per la governance inclusiva, ha affermato che né Belgrado né Pristina hanno dimostrato di essere disposte a fare compromessi, senza i quali però non sarà possibile raggiungere un accordo definitivo.

“Se tralasciamo la messinscena che i due leader hanno orchestrato per le rispettive opinioni pubbliche, l’incontro a Bruxelles è stato positivo e segna l’inizio di un dialogo destinato a protrarsi ancora per molto tempo”, ha precisato Gashi.

“Non è stato compiuto alcun passo avanti, come del resto c’era da aspettarsi. Le due parti sono rimaste ferme sulle loro posizioni. Il fatto che Albin Kurti si sia presentato all’incontro è già un successo per gli europei”, ha affermato Stefan Surlić, docente presso la Facoltà di Scienze politiche di Belgrado.

Stando alle sue parole, Albin Kurti ha cercato di nascondere la propria impreparazione e la mancanza di esperienza di altri membri della delegazione di Pristina, promettendo all’opinione pubblica kosovara che avrebbe lanciato un nuovo processo negoziale, mettendo sul tavolo a Bruxelles temi del tutto nuovi.

Anche Daniel Serwer, professore presso la Johns Hopkins University di Washington ed esperto di Balcani, ha dichiarato che l’incontro a Bruxelles tra Aleksandar Vučić e Albin Kurti è un segnale positivo, ma che non c’era da aspettarsi che il loro primo incontro portasse a grandi risultati.

“Il dialogo è ripartito e questo incontro si è svolto all’interno del processo [negoziale]. Albin Kurtin finora non ha mai partecipato a questo negoziato e ora sta cercando di capire come incorporare le sue idee in questo contesto. Per il presidente Vučić si tratta ormai di un processo di lunga data, un processo che Vučić ritiene di fondamentale importanza per il progresso della Serbia nel suo cammino verso l’UE – un camino molto lento”, ha spiegato Serwer, aggiungendo che durante l’incontro tra Vučić e Kurti non è emerso alcun aspetto che lascia intendere che un accordo tra Serbia e Kosovo possa essere raggiunto in breve tempo.

Il prossimo incontro nell’ambito del dialogo tra Belgrado e Pristina dovrebbe tenersi a Bruxelles a fine luglio. Resta da vedere se nel frattempo cambierà qualcosa nei rapporti tra i due paesi, ma quello che è certo è che i mediatori internazionali non staranno a guardare con le braccia conserte e ad ascoltare all’infinito i litigi tra le due parti.


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