Atene, il parlamento greco © Tomas Marek/Shutterstock

Atene, il parlamento greco © Tomas Marek/Shutterstock

Si vota in Grecia domenica 21 maggio per le elezioni politiche con numerose incertezze sul possibile esito elettorale. La difficoltà di creare una coalizione che governi il paese potrebbe portare a nuove elezioni a luglio con una nuova legge elettorale

19/05/2023 -  Alessio Giussani

Domenica 21 maggio, a una settimana esatta dal primo round elettorale in Turchia, anche i greci si presenteranno alle urne. In Grecia, la posta in gioco è decisamente più bassa, e le alternative tra i candidati molto meno esistenziali. Ad accomunare i due paesi è piuttosto la grande incertezza che regna alla vigilia del voto.

Se da un lato il primo ministro uscente Kyriakos Mitsotakis spera nella riconferma, i numeri dicono che non sarà facile ottenerla, anche se Nuova Democrazia, secondo tutti i sondaggi, sembra destinata a essere il primo partito con circa il 35% dei voti; la sinistra di SYRIZA, sempre guidata da Alexis Tsipras, segue a 6-8 punti percentuali di distanza; al centro il PASOK di Nikos Androulakis, caratterizzato da un progressismo moderato ed europeista, è dato dai sondaggisti come terzo partito con circa il 10% dei consensi.

Con il sistema proporzionale in vigore, al primo partito serve però più del 46% per poter formare autonomamente un governo. E poiché ad oggi la possibilità di una coalizione sembra improbabile, lo scenario più gettonato è la ripetizione delle elezioni a inizio luglio, con una legge elettorale diversa.

I giovani ignorati dai sondaggi?

Come da tradizione, i sei leader delle principali forze politiche – tutti uomini, anche questa una tradizione – si sono affrontati in un dibattito televisivo. Ma complici anche le regole conservative concordate dai partiti, si è trattato più di un comizio collettivo che di un confronto schietto sui programmi. A tenere banco in questi giorni sono piuttosto le polemiche sui sondaggi.

La sfiducia nei sondaggisti in Grecia non è niente di nuovo, soprattutto a sinistra. Ma a incendiare il dibattito ci ha pensato un recente articolo di Euractiv , secondo cui la maggior parte dei sondaggi segue una metodologia viziata: le opinioni degli elettori sono raccolte principalmente da telefono fisso, escludendo le fasce meno abbienti della popolazione e soprattutto i più giovani.

Sono in molti a vedere i giovani elettori come l’ago della bilancia. La tragedia ferroviaria di Tempi, in cui lo scorso 28 febbraio hanno perso la vita 57 persone (per lo più studenti universitari) ha dato vita a una mobilitazione di massa che non si vedeva da anni. Per settimane, decine di migliaia di persone sono scese in piazza per protestare contro le privatizzazioni e le mancanze dello stato. Non sembra però che le proteste abbiano causato un esodo dai partiti dell’“establishment” verso quelli più radicali. La preferenza di molti giovani potrebbe essere l’astensionismo, soprattutto se si dovesse rivotare in piena estate.

Possibili scenari

Salvo sorprese alle urne, tutto porta a pensare che i partiti vedano le elezioni di domenica come un’investitura popolare da spendere poi per una seconda elezione a inizio luglio. Sul web circolano già gli annunci di Nuova Democrazia che invitano i greci residenti all’estero a registrarsi per l’eventuale seconda tornata elettorale: l’ultima data utile per farlo è proprio il 21 maggio.

In caso di ripetizione delle elezioni, al primo partito basterebbe il 36% circa delle preferenze per formare un governo in autonomia: è previsto infatti un premio di maggioranza prelevato dalle percentuali delle forze politiche che non superano la soglia di sbarramento. Se questa domenica si avvicinasse al 35%, Nuova Democrazia avrebbe buone possibilità di convincere gli elettori a darle fiducia al secondo round in nome della stabilità del paese.

SYRIZA punta invece a una coalizione progressista con il PASOK, ma anche questa via sembra percorribile solo dopo il secondo turno. Tsipras ha più volte negato di volersi prestare a “un’alleanza degli sconfitti”, ma le differenze tra lui e Androulakis – che finora non si è detto disposto a supportare un governo a guida Tsipras – non sembrano impossibili da appianare. Più difficile che Androulakis si presti a una coalizione con Nuova Democrazia, visto che la sorveglianza politica di cui è stato bersaglio ha scavato un solco tra lui e Mitsotakis.

La sinistra di MeRA25 guidata dall’ex ministro dell’Economia Yanis Varoufakis, i comunisti del KKE e l’estrema destra di Soluzione Greca sono le altre forze che sembrano destinate ad entrare in parlamento, ma con ogni probabilità resteranno all’opposizione.

Non entrerà invece in parlamento la destra neonazista, visto che la corte suprema ha confermato l’esclusione del partito Partito Nazionale-Greci dalla corsa elettorale. Fondato da Ilias Kasidiaris, che sta scontando oltre 13 anni di carcere come ex dirigente dell’organizzazione criminale Alba Dorata, il partito Greci (Hellenes) ha ampliato la propria base attraverso Youtube, dove il canale di Kasidiaris conta 137 mila iscritti. Gli elettori orfani di Kasidiaris potrebbero reindirizzare il proprio voto verso Soluzione Greca, oppure verso partiti minori di estrema destra.

Nel nome della stabilità

Mitsotakis ambisce alla riconferma grazie alla ritrovata appetibilità finanziaria del paese, ampiamente celebrata sui media internazionali come il Financial Times e il Wall Street Journal negli ultimi giorni. Anche l’inaspettato vantaggio di Erdoğan nelle elezioni turche potrebbe spingere i greci a sostenere Mitsotakis, la cui reputazione gode di miglior salute rispetto a quella del rivale Tsipras a livello internazionale. Un secondo governo targato Nuova Democrazia aiuterebbe a infondere una sensazione di stabilità sia sul fronte interno che in politica estera.

L’opposizione, dal canto suo, fa leva sulla scollatura tra performance macroeconomica e vita reale, in cui milioni di elettori hanno a che vedere con carovita e stipendi troppo bassi. Anche lo scandalo sorveglianza che ha coinvolto il governo Mitsotakis rimane all’ordine del giorno, tanto che si è ventilata l’ipotesi di un governo di scopo volto a “ripristinare” lo stato di diritto. Domenica, la palla passa agli elettori.


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