Foto © vchal/Shutterstock

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In Grecia, lo stesso giorno, si vota per europee e per le amministrative. I sondaggi danno favorita l'opposizione di centro-destra, ma per alcuni analisti la sinistra radicale del premier Alexis Tsipras non andrà incontro ad una disfatta

10/05/2019 -  Gilda Lyghounis

Non sarà certo una mini vacanza in yacht, ospite di un armatore, a fargli perdere le elezioni. Ma le fotografie di Alexis Tsipras, premier ellenico e capo del partito riformista Syriza, a bordo di un panfilo sono al centro del dibattito politico greco, alla vigilia del voto europeo ed amministrativo del 26 maggio. "Ecco la sinistra delle barche di lusso", tuona il quotidiano moderato To Vima del 6 maggio. "Aveva bisogno di riposarsi? Presto lo manderemo in pensione", rilancia dal giornale conservatore Kathimerini il leader del centro destra di Nuova democrazia, Kyriakos Mitsotakis, dato come vincitore in tutti i sondaggi elettorali.

Ma cosa c’è di male a farsi una mini crociera nell’Egeo? La data della permanenza sullo yacht, innanzitutto, non giova all’immagine del premier: la vicenda è avvenuta a soli 25 giorni dalla tragedia di Mati e dintorni, sulla costa a est di Atene, dove il 24 luglio 2018 cento persone morirono per un incendio. Nessuno del governo Tsipras - nonostante la discussa inadeguatezza dei soccorsi e della prevenzione di simili disastri - si dimise o chiese scusa ai cittadini: una memoria ancora bruciante.

E sulle immagini del premier su una barca di lusso prestatagli da un’amica armatrice l’opposizione di centro destra - ma anche quella di sinistra - hanno avuto gioco facile. Le fotografie sono state ripubblicate ai primi di maggio dal quotidiano Ta nea in piena campagna elettorale: uno scoop che risaliva ai giorni della vacanza funesta, ma otto mesi fa snobbato da un “no comment” del governo e tornato ora d’attualità perché la ricca ospite, vedova dell’armatore Panaghiotopulos, Katerina, consigliere “senza stipendio” del governo Syriza da tre anni, ha ammesso in un’intervista al canale televisivo ellenico Sky di avere prestato la sua imbarcazione da diporto a Tsipras “perché era stanco”. Una frase infelice.

Sondaggi

Scandali vacanzieri a parte, i sondaggi mostrano da mesi un costante crollo della popolarità del governo riformista. Una delle ultime indagini sulle intenzioni di voto dei greci, dell’Istituto Pulse-Sky tv a fine aprile, vede il centro destra superare Syriza di ben 9 punti in percentuale per il voto europeo, mentre se ci fossero elezioni nazionali anticipate la forbice a favore dei conservatori sfiorerebbe i 9,5 punti.

In particolare, Nuova democrazia sarebbe scelta da 31 greci su cento, Syriza da 22, il partito di estrema destra Alba Dorata sarebbe al terzo posto con il 7,5%, la sinistra socialista di Kinal, nata dalle ceneri del Pasok di Papandreu e rivale di Syriza nel campo di centro sinistra, al 7,5%, i comunisti del KKE al 5,5%. Gli indecisi sarebbero a quota 12,5 %. Ma sarà davvero una disfatta per la sinistra riformista?

Ghiorgos Zogopoulos, docente di relazioni internazionali all’università “Democrito” di Tracia, esperto di economia e politica greca, contattato da OBCT, lo esclude: "Il centro destra vincerà, ma non di molto. La gente guarda soprattutto ai temi dell’economia, alle proprie tasche: è innegabile che la situazione ellenica da questo punto di vista negli ultimi tre anni si sia stabilizzata, lo dicono anche i numeri comunicati a maggio dalla Commissione europea: c’è uno sviluppo del 2,2% per il 2019 e per il 2020 [l’Italia è intorno allo 0,1% ndr], contro l’1,9 dello scorso anno. La disoccupazione rimane altissima, al 18%, ma è previsto un calo al 16%. I greci sanno che per la loro vita quotidiana non cambierà molto, chiunque arrivi al potere. Certo, dopo quattro anni di governo Syriza gli elettori si sono stancati, ma è fisiologico".

Il calo di popolarità del premier si palesa davanti alla domanda del sondaggio Pulse-Sky “Chi è il più adatto come primo ministro?”: 36 elettori su cento indicano il leader conservatore Kyriakos Mitsotakis, 26 su cento Alexis Tsipras mentre rispondono “Nessuno dei due” ben 31 su cento.

I greci non sono soddisfatti dalla situazione del paese: dopo dieci anni di cura lacrime e sangue imposta dall’Unione europea e dal Fondo monetario internazionale per uscire dalla crisi economica, non si fatica certo a capirlo. Tanto che un recente sondaggio del Gallup 2019 Global Emotions mostra nei discendenti di Platone il popolo più stressato al mondo, seguiti dai filippini, dai tanzanesi e dagli albanesi.

Un dato confermato dall’indagine Pulse-Sky: alla domanda “In linee generali pensate che le cose in Grecia negli ultimi sei mesi vadano nella direzione giusta o sbagliata?” 61 ellenici su cento propendono per la risposta “Le cose della Grecia vanno della direzione sbagliata”, dei quali 38 su cento sicuramente sbagliata e 23 su cento probabilmente sbagliata, mentre solo trenta elettori su cento dicono “vanno nella direzione giusta”.

Unico dato consolante per Tsipras è che più della metà dei greci, 53 su cento, afferma che la propria intenzione di voto non è influenzata da temi riguardanti il coinvolgimento di politici nella corruzione.

La mini crociera a bordo dello yacht, insomma, non sembra vista come un sintomo evidente di “bustarelle” date dagli armatori al governo. Ma a influenzare negativamente non solo i votanti conservatori ma anche coloro che nelle elezioni politiche del 2015 votarono Syriza è l’accordo di Prespa, stretto da Tsipras con la Macedonia ex-jugoslava: dopo decenni di contesa sul nome dello Stato confinante con capitale Skopje, i due premier hanno convenuto sull’appellativo di “Macedonia del Nord”.

È appunto nella regione ellenica con capoluogo Salonicco, la Macedonia dell’Egeo, che Syriza vede crollare i consensi. Qui pochi avrebbero voluto riconosciuto il nome “Macedonia” per un paese estero, sotto nessuna forma.

"Sta di fatto che l’accordo di Prespa ha fatto sì che ora non ci sia più uno stato al mondo con il nome “Macedonia”: esiste solo la “Macedonia del Nord” - sottolinea Zogopoulos - dopo trent’anni di polemiche, naturale che una parte dell’elettorato nella Grecia settentrionale sia delusa. Ma ripeto: ai greci interessa soprattutto l’economia e i sacrifici fatti o da fare. Tutte le altre questioni, Macedonia del Nord compresa, sono in secondo piano".

Elezioni amministrative

Sono però le elezioni amministrative, fissate in Grecia nello stesso giorno del voto europeo, a confermare il calo dei consensi del partito ora al governo. E preoccupano Syriza, anche se da mesi lo slogan del movimento riformista è “Non bisogna confondere il voto locale con il voto europeo”.

Basta guardare il termometro dell’imminente battaglia di Atene, che vede stravincere nei sondaggi il candidato sindaco di Nuova democrazia Kostas Bakoyannis, dato come preferito da 38 elettori su cento dall’Istituto demoscopico Alco per conto del canale televisivo Open (pubblicato il 3 maggio). A grande distanza il secondo candidato primo cittadino, Pavlos Geroulanos dei socialisti di Kinal, all’11,8%, mentre l’aspirante sindaco sostenuto da Syriza, Nasos Iliopulos, segue al terzo posto allo 10,6%.

La sfida più avvincente si gioca però al Pireo, il porto a circa 10 chilometri a sud ovest di Atene, il più grande d’Europa per i suoi venti milioni di passeggeri l’anno e uno dei maggiori del Mediterraneo per traffico di container.

Dopo Atene e Salonicco, è uno dei più popolosi comuni ellenici con 163mila abitanti. Qui si assiste a un duello fra il presidente della popolare squadra di calcio Olympiakos, Ghiannis Moralis, attuale primo cittadino, e un candidato sindaco di Syriza, Nikos Belavilas, che fa però tutto il contrario di quello che vorrebbe Tsipras.

La battaglia del Pireo

Proviamo a scendere nel campo di battaglia dei due “ragazzi del Pireo”. Avete presente le Lunghe Mura che univano Atene al Pireo in età classica, il porto da dove sono partite le temibili triremi attiche che sconfissero l’impero Persiano nella baia di Salamina nel 480 a.C., vittoria simbolo della libertà delle poleis greche contro l’invasore orientale? Sì, proprio la battaglia navale più famosa dell’antichità, nota oggi al grande pubblico anche per il film “Trecento. L’alba di un Impero” del regista Noam Murro del 2014, sequel del campione di incassi “Trecento” di Zack Snyder del 2007.

Bene: ora a volere invadere la Grecia, e attraverso la Via della seta espandersi in Europa anche mediante i porti italiani di Genova e Trieste, è un altro impero: quello del Dragone. I cinesi della ditta Cosco negli anni bui della crisi economica ellenica hanno comprato già il 51 % delle azioni dell’Autorità portuale del Pireo.

Ad aprile 2019 Pechino ha siglato un accordo con il governo ellenico per investimenti di oltre 600 milioni di euro per costruire alberghi a quattro piani, centri commerciali, ferrovie e silos nell’entroterra portuale. Peccato che a fermare, o quantomeno ritardare, i progetti cinesi si siano schierati gli archeologi del Kas (Consiglio archeologico centrale). I quali hanno esteso il già esistente vincolo di tutela del patrimonio antico a buona parte della città del Pireo, rovine delle Lunghe mura e tomba del generale Temistocle (sì, proprio il condottiero ateniese della battaglia navale di Salamina) comprese.

Cosa c’entra questo con il voto delle amministrative? Il candidato sindaco Nikos Belavilas di Syriza è docente di Urbanistica all’università di Atene e soprattutto membro del KAS che ha emanato il suo “parere non vincolante ma autorevole”.

"Belavilas raccoglie i voti dei piccoli commercianti e degli albergatori del Pireo che temono la concorrenza dei futuri centri commerciali e mega hotel cinesi - spiega Zogopoulos a OBCT - la sua linea anti-Tsipras, il primo ministro che invece vuole gli investimenti cinesi, fa parte del clima pre-elettorale. L’accordo con la Cosco si farà comunque, perché è stato ratificato dal Parlamento ellenico".

Conferma solo in parte a OBCT Marilena Cassimatis, conservatrice alla Pinacoteca nazionale di Atene: "Lo stop archeologico agli investimenti di Pechino ritarderà le nuove opere. Scavare in Grecia significa inciampare a ogni passo in un bene storico. Comunque vada il progetto sarà rallentato, se non altro perché i cinesi dovranno pagare gli scavi della Sovrintendenza nella zona delle nuove opere. Magari, invece di tre mega hotel, ne faranno due. Insomma, bisognerà mediare".

Dietro all’altro candidato sindaco del Pireo, Ghiannis Moralis, oltre ai tifosi della sua squadra di calcio Olympiakos stanno invece coloro che sperano in migliaia di nuovi posti di lavoro grazie agli investimenti del Dragone e gli imprenditori.

Moralis, figlio di uno dei fondatori del Pasok (Movimento socialista panellenico) di Andreas Papandreu, ma anche socio e amico dell’armatore Evanghelos Marinakis proprietario della squadra Olympiakos, è a capo di uno schieramento trasversale “Pireo Vincitore”. Secondo i sondaggi 33 cittadini su cento lo vogliono confermare a sindaco.

L’avversario Belavilas negli ultimi giorni sta perdendo terreno: sarebbe al 15%. Perché fra i due contendenti il terzo gode: Nikos Vlachakis di Nuova Democrazia dato in risalita al 22%: anche lui vuole gli investimenti cinesi.

Il voto amministrativo è quindi complesso, lo scenario varia da città a città. "In generale però il 26 maggio mostrerà un trend consolidato - riassume il politologo ed economista Zogopoulos - Syriza raccoglie voti fra le classi popolari, perché i riformisti di Tsipras sono più attenti ai diritti di base dei più svantaggiati, sia pur nelle riforme lacrime e sangue imposte da Bruxelles. Il centro destra ha invece il consenso del ceto medio alto, che vuole meno tasse e più privatizzazioni. Assisteremo a una battaglia, a una vittoria di misura dei conservatori, non a una disfatta della sinistra".


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