Mikhail Saakashvili

Mikhail Saakashvili con alle spalle la bandiera dell'Ucraina - Wikimedia

Dalla Rivoluzione delle Rose in Georgia al governatorato della città ucraina di Odessa, da cui si è ora dimesso. La roccambolesca carriera politica di Mikhail Saakashvili

15/11/2016 -  Matteo Zola

Mikhail Saakashvili, già presidente georgiano (2004-2013), si è dimesso da governatore dell’oblast’ di Odessa, ruolo che ricopriva dal luglio 2015 su incarico del presidente ucraino Petro Poroshenko. Le sue dimissioni, in polemica proprio con Poroshenko, destano scalpore e già ci si interroga sul suo futuro politico. Dimissioni che sembrano segnare un passaggio, ma non la fine, nella sua turbolenta carriera politica.

Saakashvili, dalla rivoluzione alla fuga

Alcuni ricorderanno Mikhail Saakashvili con la faccia di Andy Garcia mentre difende il suo paese dai russi brutti e cattivi che lo invadono senza motivo in un film hollywoodiano di quart’ordine realizzato quando Mikhail era ancora presidente. I più, probabilmente, ignoreranno la pellicola propagandistica, e di Saakashivili rammenteranno forse solo l’inizio della sua carriera politica, quella Rivoluzione delle Rose che nel 2004 sembrò inaugurare una nuova stagione democratica per la Georgia. Altri potrebbero conservare nella memoria le immagini della guerra del 2008, quando i russi penetrarono in territorio georgiano, cannoneggiando Gori e fermandosi a pochi chilometri dalla capitale Tbilisi.

Una guerra causata dall’inspiegabile decisione di Saakashivili di attaccare l’Ossezia meridionale, ben sapendo che i russi l’avrebbero difesa. Una decisione che segnò l’inizio della fine politica del leader georgiano e che portò nel 2009 a proteste di piazza culminate nel fallito ammutinamento dell’esercito.

La Rivoluzione delle Rose doveva portare il paese verso la Nato e l’Unione Europea, verso il benessere e il progresso, non verso la guerra. La sconfitta alle elezioni del 2013 aprì la strada ai processi: accusato di abuso di potere, Saakashvili fuggì dal paese mentre molti politici del suo partito venivano arrestati. Erano ormai lontani i giorni in cui i georgiani lo acclamavano mentre, con due rose in mano, entrava in parlamento interrompendo il discorso dell’allora presidente Shevarnadze, costringendolo alla fuga. Eppure, durante il suo primo mandato, Saakashvili si distinse nella lotta alla corruzione e alla criminalità, facendo della Georgia il paese più sicuro della regione.

E proprio la lotta alla criminalità e alla corruzione sono stati i cavalli di battaglia di Saakashvili nelle vesti di governatore di Odessa.

Saakashvili in Ucraina

Le ragioni che hanno portato Saakashvili in Ucraina sono molte. Anzitutto la sua Georgia delle Rose fu alleata e amica dell’Ucraina arancione. Nel 2004, un anno dopo la rivoluzione a Tbilisi, un vasto movimento di protesta contestò i risultati elettorali in Ucraina, portando all’occupazione di piazza Indipendenza a Kiev, e dando il via alla cosiddetta “Rivoluzione arancione” che, come la sorella georgiana, intendeva imprimere al paese una svolta democratica ed europeista. Saakashvili fu il primo a riconoscere il governo arancione, e i due paesi si spalleggiarono ogni qual volta da Mosca giungesse minaccia alla loro sovranità.

Oggi che l’Ucraina è protagonista di una nuova rivoluzione, che ha molti elementi di continuità con la precedente, non stupisce l’asilo offerto al leader georgiano, “amico” in difficoltà, inseguito da un mandato d’arresto spiccato in patria. La concessione della cittadinanza ucraina, necessaria a ricoprire il ruolo di governatore, lo ha messo al riparo da richieste di estradizione e gli ha consentito di riorganizzare il proprio partito, il Movimento nazionale unito.

In secondo luogo, l’attuale fase politica ucraina gode, pur tra molte ambiguità, del supporto di Washington che, a suo tempo, fu anche sponsor politico di Saakashvili. All’indomani della rivoluzione nota come Euromaidan, nel 2014, il governo americano spinse affinché alcuni ruoli chiave della nuova amministrazione ucraina venissero ricoperti da figure vicine agli Stati Uniti, come Natalie Jaresko, cittadina statunitense di origine ucraina, nominata ministro delle Finanze, e Aivaras Abromavicius, lituano con interessi finanziari connessi a società americane, indicato come ministro dello Sviluppo economico. Significativa poi la nomina a ministro della Sanità di Aleksandre Kvitashvili, georgiano che ricoprì lo stesso incarico proprio sotto la presidenza Saakashvili. Un posto al vecchio Mikhail non si poteva dunque negare.

Governatore di Odessa

Quella di Odessa è una delle regioni ucraine più importanti, con una forte presenza russofona. Nel maggio 2014 la città fu teatro del rogo nella Casa dei sindacati che portò alla luce il fragile equilibrio sociale e politico della regione. La nomina di Saakashvili in un contesto tanto delicato sembrò azzardata, tanto più che succedeva a Igor Palytsia, uomo fidato dell’oligarca Igor Kolomoisky, abile nel gestire gli equilibri tra politica e criminalità che si concentrano sulle attività del porto di Odessa.

Saakashvili, privo di clientes cui garantire favori e dai quali ricevere appoggio, ha cercato di proporsi come attore super partes, facendo della lotta alla corruzione e alla criminalità, che lo contraddistinsero in patria, la sua missione politica. I risultati non sono stati quelli sperati, anche perché Odessa – e l’Ucraina intera – si è scoperta uguale a sempre, con élites oligarchiche che si arricchiscono in modo illecito, gestiscono sistemi clientelari, e accumulano ricchezze a danno dei cittadini, sempre più poveri.

Così Saakashvili, tagliato fuori dalla spartizione del denaro e del potere, ha gettato la spugna accusando il presidente Poroshenko di portare avanti le stesse logiche criminali del suo predecessore. Durante l’ultima dichiarazione pubblica , in diretta televisiva, Saakashvili ha ribadito che “in Ucraina nulla è cambiato” e che “non c’è differenza se a sputare sulla gente è Poroshenko o Yanukovich”.

Al di là delle dichiarazioni pubbliche, è lecito ritenere che Saakashvili si sia dimesso prima che lo cacciassero. Gli scarsi risultati politici e le tensioni con il governo lo hanno reso inutile, prima che scomodo. Per Mikhail si tratta però dell’ennesimo fallimento. Come pure è fallito il suo tentativo di tornare in patria a seguito di una vittoria elettorale del suo partito: le elezioni georgiane, appena andate in scena, hanno infatti segnato una sconfitta per il Movimento nazionale unito, infrangendo i sogni di Mikhail.

Tuttavia Saakashvili è uomo dalle molte vite politiche. Lo ritroveremo forse negli Stati Uniti, dove nel 2015 era docente presso la Tuft University, prestigiosa università privata del Massachusetts, il cui motto è “Pax et Lux”. Pace e luce, quanto finora è mancato alla vicenda politica di Mikhail Saakashvili.


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