(Foto Rogilde - Roberto la Forgia, Flickr)

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Un mese dopo le elezioni in Bosnia Erzegovina, i partiti che hanno ottenuto la maggioranza dei voti sono ancora impegnati nei negoziati per la formazione del nuovo governo. In attesa degli accordi di coalizione, i cittadini potrebbero vedere i neo-eletti al lavoro soltanto la prossima primavera

08/11/2010 -  Eldina Pleho Sarajevo

Subito dopo l’esito dei primi risultati elettorali, l'Alleanza dei socialdemocratici indipendenti di Milorad Dodik (SNSD), il partito che ha ottenuto la maggioranza di voti nella Republika Srpska, si è espresso in maniera rigidamente contraria rispetto ad una possibile alleanza con il Partito socialdemocratico (SDP), con il maggior numero di voti nella Federazione bosniaca. I rappresentanti dell'SNSD sono stati infatti categorici nell’affermare che non ci sarebbe stata alcuna coalizione con l'SDP per la formazione del governo nazionale. Oggi, a un mese dalle elezioni del 3 ottobre, sembra esserci un ripensamento.

Srečko Latal, esperto di Balcani dell'International Crisis Group, ha dichiarato ad Osservatorio Balcani e Caucaso che non è sorpreso da questo possibile mutamento di rotta: “Le prime reazioni dopo le elezioni sono sempre abbastanza dure e tutti i partiti sono rigidi nelle loro richieste, ma credo che tali dichiarazioni non debbano essere prese troppo sul serio”.

Lazar Prodanović, deputato dell’SNSD del Parlamento bosniaco, afferma oggi che il suo partito è interessato a far parte del governo a livello nazionale comprendendo anche la possibilità – secondo quanto dichiara – di una coalizione tecnica con l’SDP: “In questo mese siamo rimasti in attesa dei risultati elettorali [definitivi] e abbiamo portato avanti trattative con i potenziali partner di coalizione. L’SNSD è interessato a prendere parte al governo a livello nazionale. Ora dobbiamo intavolare le trattative con l’SDP. Abbiamo avuto negoziati anche con l’SDA e contempliamo la possibilità di un governo tecnico”, afferma Prodanović.

Rispondendo alla domanda su quando i cittadini bosniaci vedranno formato un nuovo governo, ai diversi livelli, Prodanović si è dichiarato abbastanza fiducioso per quanto riguarda la Republika Srpska: “Per quanto riguarda la Republika Srpska, già per fine novembre formeremo il governo cosicché non ci saranno grossi problemi. A livello nazionale tuttavia il discorso è più problematico, poiché si deve creare un’intesa tra più partiti, ma confido nel fatto che ciò avverrà per fine dicembre”, ha commentato il deputato dell’SNSD.

Anche dal Partito d’azione democratica (SDA) affermano che in questi giorni sono impegnati in trattative con gli altri partiti politici.

Semir Kaplan, dell’SDA, dice che, a 20 anni dalla fondazione del partito, il risultato ottenuto alle elezioni di ottobre è soddisfacente, anche se nella Federazione bosniaca il partito non gode più della maggioranza del consenso dei cittadini: “Il governo non è ancora stato formato, perciò non possiamo parlare di effetti immediati sullo standard di vita dei cittadini. Dopo le elezioni, l’SDA si è occupato di portare avanti intensi negoziati con i partiti che hanno ottenuto più voti. La coalizione con l’SDP è certa, e credo che non sia la prima volta che l’SDA si coalizza con questo partito”, ha dichiarato Kaplan.

Riguardo alla reazione degli elettori dell’SDA su di una possibile coalizione con l’SDP, partito finora all’opposizione, Kaplan considera importante che le due formazioni politiche perseguano gli stessi obiettivi: “Entrambi sono partiti pro-Bosnia. Comprendo che ci siano reticenze su di una possibile coalizione ma, ripeto, penso che sia l’SDA sia l’SDP perseguano gli stessi obiettivi, sebbene i metodi per raggiungerli possano essere divergenti”, ha aggiunto Kaplan.

Intanto ci si interroga sul significato dell’alleanza tra SDP e SDA, dato che il partito finora all’opposizione ha ottenuto la maggioranza dei voti [in Federazione]. A questo proposito Svetozar Pudarić, futuro deputato dell’SDP al Parlamento della Federazione bosniaca e presidente del comitato centrale del partito, chiede agli elettori di non saltare a conclusioni affrettate: “Non tradiremo i nostri elettori né con questa né con qualsiasi altra coalizione, ma chiediamo loro di giudicarci in base ai risultati e di non saltare a conclusioni affrettate. I politici, che un tempo avevano preso una posizione, non sono tutti disonesti quando si tratta di assumersi la responsabilità a prescindere dal fatto che si alleino con un gruppo o con un altro”, ha affermato Pudarić.

Pudarić ha aggiunto che l’SDP sta portando avanti negoziati anche con quei partiti con cui, secondo lui, fino a dieci anni prima era molto difficile immaginare una coalizione, come ad esempio il Partito democratico serbo (SDS): “Dobbiamo capire che lo scenario politico in Bosnia Erzegovina si sta trasformando, i partiti stanno maturando verso una strada democratica e riconoscono la necessità di trovare compromessi e creare intese, accantonando le divisioni”.

Sebbene il suo partito abbia registrato il maggior successo dalla sua fondazione, Pudarić afferma che dopo i risultati elettorali non hanno dedicato molto tempo ai festeggiamenti: “Ammetto che non abbiamo avuto molto tempo per festeggiare, siamo consapevoli delle nostre responsabilità. Adesso ci attendono le tanto agognate riforme e ciò che desideriamo garantire ai nostri elettori è lo status di Paese candidato all’Unione europea. Ci troviamo di fronte a un grande obiettivo e dobbiamo esserne all’altezza”.

Mentre i partiti negoziano, i cittadini aspettano la formazione del governo. Mentre in Republika Srpska la coalizione verrà formata per fine novembre, a livello nazionale, secondo le previsioni più ottimiste, si formerà entro febbraio, mentre nella Federazione bosniaca, a causa della complessità delle procedure, la formazione dovrebbe avvenire solo entro marzo.

I cittadini si aspettano che i politici trovino un’intesa, formino il governo e infine presentino la richiesta di status di Paese candidato all’Ue; tutti i Paesi dei Balcani sono candidati o hanno presentato la richiesta, a eccezione della Bosnia Erzegovina (e del Kosovo).

Mentre i cittadini aspettano che i politici si mettano d’accordo, il tempo passa. Anche se la Bosnia Erzegovina presentasse nei prossimi quattro anni la richiesta di candidatura all’Ue, tale richiesta, con la piena collaborazione dei governi a tutti i livelli, potrebbe essere approvata, nel migliore dei casi, solo nel 2012. Da tale data fino allo status di membro effettivo dell’Ue, secondo le esperienze di altri Paesi in transizione, si dovranno attendere ancora circa dieci anni. Del fatto che tra la Bosnia Erzegovina e l’Unione europea esista un tempo di attesa di dieci o dodici anni, i politici bosniaci ne parlano malvolentieri, confidando in scorciatoie inesistenti tra Sarajevo e Bruxelles.


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