Donne in Nero di Belgrado: trent'anni di minacce

9 agosto 2022

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Dal 1991 le Donne in Nero di Belgrado sono state, e continuano ad essere, minacciate da fascisti, ex paramilitari, leader politici come Vojislav Šešelj, condannato per crimini di guerra nel 2018 dal Tribunale dell'Aja. Sotto attacco perché attive contro la guerra, perché denunciano i crimini perpetrati e la mancanza di giustizia per le vittime civili. Contro l’emarginazione delle minoranze e ogni violazione dei diritti umani, le Donne in Nero hanno organizzato in trent’anni più di 2.500 proteste.

30 anni di resistenza - Donne in Nero di Belgrado

Tutto ciò emerge chiaramente dal libro pubblicato di recente da “Most Art ” di Belgrado, dal titolo “Hajke, psovke i ostalo– dosije o napadima na Žene u crnom ” (Molestie, imprecazioni e altro - Dossier sugli attacchi alle Donne in Nero) di cui scrive a lungo Slađana Kavarić Mandić sul portale montenegrino “Normalizuj”. Vengono qui elencati gli attacchi subiti dalle Donne in nero (Žene u crnom ) di Belgrado, una storia di violenza che non è riuscita in alcun modo a intaccare le azioni coraggiose di attivisti e attiviste che hanno scritto una storia “parallela” della Serbia, di resistenza, antifascismo e antinazionalismo.

Le curatrici delle 112 pagine di questo libro, storiche attiviste dell’associazione quali Staša Zajović e Tamara Spajić, offrono ai lettori una dettagliata rassegna delle violenze e delle persecuzioni subite dagli e dalle attiviste ogni giorno. Un libro che è anche importante documentazione di un tempo che non ha fine - dell’odio, del crimine, dell’esclusione – nelle varie fasi della storia della Serbia dal 1991 ad oggi. Dal periodo del governo Milošević, caratterizzato da attacchi diretti e immediati alle persone, fino all’attuale glorificazione di “eroi” sanguinari che ha fatto regredire la società agli anni ‘90. Tutte fasi che hanno visto in comune il mancato perseguimento dei responsabili degli attacchi e il silenzio di chi dovrebbe proteggere le vittime.

Un'impunità che lascia mano libera a chi vuole continuare a tentare di mettere il bavaglio all'associazione, come avvenuto il 12 luglio scorso , nei giorni in cui le Donne in Nero avevano organizzato, come ogni anno, la commemorazione delle vittime del genocidio di Srebrenica avvenuto l'11 luglio del 1995.

"Quasi nessuna delle azioni di strada delle Donne in Nero si è conclusa senza attacchi fisici o verbali. Dal dossier emerge la continuità di questo intento. Emerge chiaro che gli attacchi non sono solo ispirati, ma in maggioranza orchestrati dal regime politico, cioè da specifici centri di potere", hanno scritto le due curatrici.

Nella pagina dedicata al libro sul loro sito , l'associazione Donne in Nero ricorda che il 9 ottobre del 1991 sono uscite per la prima volta in piazza a protestare: "E da allora abbiamo cominciato la resistenza nonviolenta alla guerra e alle politiche del regime serbo". E che, quale gruppo "antifascista, femminista antimilitarista, formata da donne, ma anche uomini, di diverse generazioni e appartenenze etniche, religiose, sociali, stili di vita e genere, continuerà a disobbedire e a scendere in piazza".

“Un libro”, conclude Slađana Kavarić Mandić nel suo articolo del 6 agosto scorso, “che parla di coraggio. Sconosciuto agli oscuri delinquenti, ai profittatori di guerra e agli odiatori."

Il movimento internazionale

Il movimento delle Donne in Nero nasce in Israele nel 1988 come strumento di resistenza e critica al militarismo e al nazionalismo. Tramite alcune attiviste italiane e spagnole, a partire dal 1991 si diffonde in ex Jugoslavia, dove diventa una delle forme più visibili di resistenza alle guerre in corso e ai regimi instauratisi nelle singole repubbliche sorte dalla dissoluzione della ex Jugoslavia.


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