Bosnia: Naš bol je vaš sram, il nostro dolore è la vostra vergogna

14 ottobre 2022

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La rete di donne "Nisam tražila" (Non me la sono cercata) nata nei Balcani a seguito della denuncia di violenza sessuale da parte dell’attrice Milena Radulović a carico di un suo ex docente, Miroslav Aleksić, oggi pomeriggio scenderà in piazza in diverse città della Bosnia Erzegovina, dopo l’ennesimo femminicidio, al grido di "Naš bol je vaš sram".

Nel gennaio del 2021 la giovane e conosciuta attrice aveva reso pubblica la sua denuncia a carico di quello che per anni era stato suo docente a una delle più rinomate scuole di cinema di Belgrado, per violenza sessuale ripetuta che aveva subito. In poche ore da quella notizia, si è creato su Facebook il gruppo "Nisam tražila", per dare voce a tutte le donne dei Balcani e per rompere il silenzio.

“Noi, donne di Bosnia Erzegovina, unite e solidali diciamo: Non una di più! Questa settimana è stata uccisa l’ennesima donna, a Bihać, e il suo assassino non è stato subito arrestato. In base a statistiche non confermate ufficialmente, dal 2017 sono state uccise più di 60 donne. Quante di loro sono morte nel silenzio, non lo sappiamo. Ecco che siamo qui, insieme, per dire BASTA!”.

Inizia così l’appello della rete "Nisam tražila " che ad oggi conta più di 13mila iscritte. Il comunicato poi prosegue: “Non è avvenuta una tragedia familiare, ma un omicidio. Non è un caso sfortunato, ma un omicidio. Non è un delitto passionale, ma un femminicidio. La donna viene uccisa in quanto donna. Perché siamo viste come beni di consumo. Siamo qui per dire: non siamo vostre madri, mogli, sorelle, figlie. Non siamo proprietà privata di nessuno. Siamo noi stesse, rumorose e determinate a difenderci a vicenda. Siamo qui per dire che non siamo colpevoli! Nessuna donna, mai, da nessuna parte, è da biasimare per essere stata picchiata, violentata, uccisa. È colpa degli uomini violenti e delle istituzioni che li proteggono.”

Nell’appello dedicato alla manifestazione di oggi e ripreso da alcuni media bosniaci , ci si rivolge anche alle istituzioni con delle richieste:

- l’introduzione della definizione giuridica di “femminicidio”;

- l’introduzione del femminicidio come reato, quindi regolato dal codice penale in tutte le leggi e statuti del paese;

- l’immediata armonizzazione del diritto penale con la Convenzione di Istanbul e la revisione dei procedimenti penali connessi;

- che venga garantita l’attività di prevenzione e la protezione delle donne vittime di violenza attraverso istituzioni competenti e protocolli multi-settoriali;

- l’applicazione coerente della legge e, nei casi in cui si arrivi al decesso in conseguenza di violenza domestica, la richiesta affinché il reo venga giudicato secondo disposizioni di legge e con pene più severe.

Scrivono: “Nećemo više šutjeti! Nećemo živjeti u strahu", Non taceremo più! Non vogliamo vivere nella paura!.

Ecco perché le donne bosniaco-erzegovesi manifesteranno oggi a Bihać, Banja Luka, Bijeljina, Bosanska Krupa, Gračanica, Gradačac, Goražde, Konjic, Mostar, Prijedor, Sarajevo, Sanski Most, Stolac, Tešanj, Tuzla e Zenica. “L’una per l’altra e per coloro che non ci sono più” e solidali con le donne della Serbia e del Kosovo già scese in piazza in questi mesi.


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