Albania e Macedonia del nord, per l'UE bisogna aspettare ancora

19 giugno 2019

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Incapace di trovare un accordo unanime, il Consiglio dell'UE, ha annunciato ieri di posticipare, probabilmente almeno fino al prossimo ottobre, l'apertura dei negoziati di accesso all'UE con Albania e Macedonia del nord.

La notizia non è arrivata inaspettata, viste le voci contrastanti filtrate dagli incontri tenuti in Lussemburgo, ma la delusione dalle parti di Tirana e Skopje è evidente. Un anno fa erano stati i governi di Francia e Olanda a pretendere un rinvio, chiedendo un ulteriore sforzo sulla strada delle riforme per i due paesi.

Da allora soprattutto la Macedonia del nord ha fatto enormi passi in avanti, chiudendo tra l'altro la più che ventennale questione del nome con la Grecia, elemento che pesava come un macigno sulla roadmap europea del paese. Più controverso il bilancio in Albania, bloccata in questi mesi da un violento stallo politico.

Alla fine, nonostante i timori che l'apatia europea verso i Balcani possa favorire le posizioni di attori esterni, soprattutto Russia e in parte Turchia, ha vinto nuovamente la linea del temporeggiamento.

A complicare la situazione ha contribuito la posizione di Cipro, che ha più volte minacciato di bloccare l'apertura dei negoziati per costringere l'UE ad assumere una posizione più rigida verso la Turchia, che continua a portare avanti attività di sondaggio offshore in quella che Nicosia ritiene la sua zona economica esclusiva nelle acque del Mediterraneo orientale.

Tra i delusi per la mancata apertura dei negoziati c'è anche la Croazia. “Abbiamo puntato a dare ad Albania e Macedonia del nord la possibilità di cominciare il loro viaggio di avvicinamento all'UE, perché siamo convinti che entrambe abbiano fatto passi storici che devono essere onorati nel modo giusto”, ha dichiarato a fine lavori Marija Pejčinović Burić, ministra degli Esteri di Zagabria. “Purtroppo oggi il numero dei paesi che esprimono dubbi a riguardo è addirittura aumentato”.


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