Georgia

La Georgia rappresenta certamente la repubblica caucasica che ha faticato più delle altre nel trovare una stabilità interna, essenziale per il successo del processo di transizione socio-economica iniziato dopo il crollo dell'Unione Sovietica. Il paese, erede di un regno centenario, è caratterizzato dalla presenza di numerose minoranze etniche, spesso concentrate in ristrette aree geografiche: Abkhazi in Abkhazia, Osseti in Ossezia del Sud, Armeni nello Javakheti e Georgiani mussulmani in Ajara.
Lo stato georgiano ha faticato non poco a mantenere la propria integrità territoriale e, solo di recente, pare aver imboccato in maniera definitiva quel percorso di riforme economiche e politiche che potranno garantirgli uno stabile sviluppo socio-economico e la risoluzione delle numerose questioni separatiste che ancor oggi affliggono il paese.

Capitale: Tbilisi
Popolazione: 4.677.401 (2005)
Superficie: 69.700 kmq
Moneta: 1 Iari = 100 tetri
Speranza di vita alla nascita: 75.88 anni
Gruppi etnici: Georgiani (70.1%), Azeri (5.7%), Armeni (8.1%), Russi (6.3%), Osseti (3%), Greci (1.9%), Abkhazi (1.8%) (1994)
Gruppi religiosi: Cristiano-Ortodossi (83.9%), Mussulmani (9.9%), Armeni-Gregoriani (3.9%), Cattolici (0.8%), altri (1.5%) (2002)
Lingue: Georgiano 71% (lingua ufficiale), Russo 9%, Armeno 7%, Azero 6%, altre 7%. L'Abkhazo è la lingua ufficiale dell'Abkhazia.

Forma di stato: Repubblica parlamentare (il Presidente è tuttavia dotato di poteri di controllo eccezionali sui ministeri per la sicurezza nazionale, incluso il portafoglio per gli affari interni, e la difesa).
Presidente attuale: Mikheil Saakashvili
Membro delle seguenti organizzazioni internazionali: BERS, BIRS, CSI FAO, FMI, GUAM, IAEA, Interpol, OMC, OML, OMS, OSCE, UN, UNCTAD, UNESCO, UNIDO.

Prodotto interno lordo (a parità di potere d'acquisto): $ 16.13 miliardi
Prodotto interno lordo per capita (a parità di potere d'acquisto): $ 3400
Tasso di crescita del PIL: 10% (stima per il 2005)
Tasso di disoccupazione: 17% (2001)
Tasso d'inflazione: 8% (2005)

Cenni storici

Periodo sovietico e presovietico

Nei secoli scorsi la Georgia è stata oggetto di guerre fra Persia, Turchia e Russia, per essere infine annessa a quest'ultima all'inizio del XIX secolo. Prima della caduta dell'Unione Sovietica, la Georgia aveva già sperimentato un breve periodo di indipendenza nel quadro della repubblica transcaucasica formatasi dopo la rivoluzione del 1917 e comprendente, oltre alla Georgia, l'Armenia e l'Azerbaijan. Tuttavia Tblisi venne nuovamente occupata nel 1921 da truppe sovietiche e annessa all'Unione Sovietica un anno dopo.

Durante i 70 anni di dominio sovietico, alcune delle questioni etnico-politiche che avrebbero poi sconvolto nei primi anni 90 vennero già a galla, specie per quanto riguarda la questione dell'indipendenza/autonomia abkhaza. Nonostante il cambiamento di alcuni confini amministrativi e autonomie regionali, il paese godette di una relativa quiete politica, specie fino alla morte di Stalin, lui stesso georgiano, che aveva sempre favorito l'elemento georgiano di fronte alle numerose minoranze. Già in epoca sovietica, la Georgia si contraddistinse per l'elevato livello di corruzione e la capacità di ottenere una relativa autonomia da Mosca grazie alla presenza di alcuni georgiani fra le file dei più alti vertici del potere sovietico.
Il primo decennio d'indipendenza
In seguito al fallito colpo di stato nell'agosto del 1991 a Mosca, la stragrande maggioranza della popolazione georgiana votò per l'indipendenza e il distaccamento dall'Unione sovietica, votando alla presidenza il leader nazionalistico Zviad Gamsakhurdia, che aveva giocato un ruolo di rilievo anche nei movimenti d' opposizione georgiani degli ultimi anni ottanta. Tuttavia, l'eccessivo accento del neo-presidente su temi nazionalistici georgiani e di personalizzazione del potere, così come la presenza di altre fazioni politiche, spesso fiancheggiate da bande paramilitari, in grado di fare leva sui timori di "georgificazione" delle numerose minoranze etniche del paese, reso la stabilità politica un miraggio ancora lontano. Già nel 1992, Eduard Shevarnadze, già noto per aver diretto la politica estera sovietica dell'epoca gorbacheviana, si insediava come nuovo presidente del paese.

La Georgia restava comunque uno stato tutto da creare, prim'ancora che da pacificare. Oltre al conflitto nord-osseto, scoppiato già durante gli anni di Gamasakhurdia, nel 1992, l'Abkhazia, regione del nord-ovest del paese confinante con la Russia, si era dichiarata indipendente da Tblisi, dando vita ad un conflitto armato che si sarebbe concluso solo nell'estate del 1993. A ciò si aggiungeva l'aperto conflitto delle autorità centrali con bande militari (la più importante delle quali, quella degli Zviadisti, legata al ex-presidente Gamsakhurdia), che minacciava la stessa sopravvivenza dello stato georgiano. Solo in seguito all'intervento della Russia, che, dopo aver appoggiato i movimenti indipendentisti di Abkhazia, Ossezia e la rivolta degli Zviadisti, pose Shevarnadze di fronte ad un ultimatum ( o accettare truppe russe nel territorio georgiano e garantire la partecipazione di Tblisi alla CSI, oppure dire addio a qualsiasi velleità di integrità territoriale), la situazione parve stabilizzarsi.

La presidenza Shevarnadze si protrasse per 11 anni, senza saper far fronte all'enorme mole di problemi a cui il paese doveva far fronte. La mancanza di significativi progressi nella risoluzione delle crisi abkhaze e ossete, lo stallo delle riforme economiche, la dilagante povertà delle aree rurali e la corruzione ormai endemica che faceva addirittura rimpiangere il periodo sovietico, furono tutti elementi che portarono alla defenestrazione di Shevarnadze nel novembre del 2003, in seguito ad un'ondata di proteste contro i risultati e la condotta delle elezioni parlamentari di quell'autunno.

Le elezioni del 2003-2004 e il nuovo corso georgiano
L'elezione di Mihail Saakashvili alla presidenza georgiana a inizio del 2004 e il successo dell'alleanza democratica che lo sostiene nelle elezioni del maggio del 2004, sembrano aver inaugurato una nuova fase per il paese. Dopo aver favorito una serie di riforme volte al rafforzamento dell'esecutivo e approvate da gran parte della comunità internazionale, Saakashvili si è concentrato sulla risoluzione delle crisi separatistiche che ancora affliggono il paese.

Dopo un primo successo nella regione meridionale dell'Ajara, riportata sotto il diretto controllo di Tblisi, dopo anni di semi-indipendenza sotto la guida del leader locale Abashidze, l'entourage di Saakashvili si è dovuto scontrare con alcuni insuccessi tanto in Ossezia del Nord che in Abkhazia, dove la posizione delle forze indipendentiste, così come gli interessi russi, appaiono più consolidati.

Tuttavia, il fatto che il governo negli ultimi mesi abbia iniziato a valutare seriamente una riforma in senso federale dello stato in modo tale da offrire concrete garanzie alle minoranze etniche del paese, rappresenta un evidente progresso verso una soluzione duratura delle due crisi separatiste.

07/01/2007 -  Anonymous User

Georgia

La Georgia rappresenta certamente la repubblica caucasica che ha faticato più delle altre nel trovare una stabilità interna, essenziale per il successo del processo di transizione socio-economica iniziato dopo il crollo dell'Unione Sovietica. Il paese, erede di un regno centenario, è caratterizzato dalla presenza di numerose minoranze etniche, spesso concentrate in ristrette aree geografiche: Abkhazi in Abkhazia, Osseti in Ossezia del Sud, Armeni nello Javakheti e Georgiani mussulmani in Ajara.
Lo stato georgiano ha faticato non poco a mantenere la propria integrità territoriale e, solo di recente, pare aver imboccato in maniera definitiva quel percorso di riforme economiche e politiche che potranno garantirgli uno stabile sviluppo socio-economico e la risoluzione delle numerose questioni separatiste che ancor oggi affliggono il paese.

Capitale: Tbilisi
Popolazione: 4.677.401 (2005)
Superficie: 69.700 kmq
Moneta: 1 Iari = 100 tetri
Speranza di vita alla nascita: 75.88 anni
Gruppi etnici: Georgiani (70.1%), Azeri (5.7%), Armeni (8.1%), Russi (6.3%), Osseti (3%), Greci (1.9%), Abkhazi (1.8%) (1994)
Gruppi religiosi: Cristiano-Ortodossi (83.9%), Mussulmani (9.9%), Armeni-Gregoriani (3.9%), Cattolici (0.8%), altri (1.5%) (2002)
Lingue: Georgiano 71% (lingua ufficiale), Russo 9%, Armeno 7%, Azero 6%, altre 7%. L'Abkhazo è la lingua ufficiale dell'Abkhazia.

Forma di stato: Repubblica parlamentare (il Presidente è tuttavia dotato di poteri di controllo eccezionali sui ministeri per la sicurezza nazionale, incluso il portafoglio per gli affari interni, e la difesa).
Presidente attuale: Mikheil Saakashvili
Membro delle seguenti organizzazioni internazionali: BERS, BIRS, CSI FAO, FMI, GUAM, IAEA, Interpol, OMC, OML, OMS, OSCE, UN, UNCTAD, UNESCO, UNIDO.

Prodotto interno lordo (a parità di potere d'acquisto): $ 16.13 miliardi
Prodotto interno lordo per capita (a parità di potere d'acquisto): $ 3400
Tasso di crescita del PIL: 10% (stima per il 2005)
Tasso di disoccupazione: 17% (2001)
Tasso d'inflazione: 8% (2005)

Cenni storici

Periodo sovietico e presovietico

Nei secoli scorsi la Georgia è stata oggetto di guerre fra Persia, Turchia e Russia, per essere infine annessa a quest'ultima all'inizio del XIX secolo. Prima della caduta dell'Unione Sovietica, la Georgia aveva già sperimentato un breve periodo di indipendenza nel quadro della repubblica transcaucasica formatasi dopo la rivoluzione del 1917 e comprendente, oltre alla Georgia, l'Armenia e l'Azerbaijan. Tuttavia Tblisi venne nuovamente occupata nel 1921 da truppe sovietiche e annessa all'Unione Sovietica un anno dopo.

Durante i 70 anni di dominio sovietico, alcune delle questioni etnico-politiche che avrebbero poi sconvolto nei primi anni 90 vennero già a galla, specie per quanto riguarda la questione dell'indipendenza/autonomia abkhaza. Nonostante il cambiamento di alcuni confini amministrativi e autonomie regionali, il paese godette di una relativa quiete politica, specie fino alla morte di Stalin, lui stesso georgiano, che aveva sempre favorito l'elemento georgiano di fronte alle numerose minoranze. Già in epoca sovietica, la Georgia si contraddistinse per l'elevato livello di corruzione e la capacità di ottenere una relativa autonomia da Mosca grazie alla presenza di alcuni georgiani fra le file dei più alti vertici del potere sovietico.
Il primo decennio d'indipendenza
In seguito al fallito colpo di stato nell'agosto del 1991 a Mosca, la stragrande maggioranza della popolazione georgiana votò per l'indipendenza e il distaccamento dall'Unione sovietica, votando alla presidenza il leader nazionalistico Zviad Gamsakhurdia, che aveva giocato un ruolo di rilievo anche nei movimenti d' opposizione georgiani degli ultimi anni ottanta. Tuttavia, l'eccessivo accento del neo-presidente su temi nazionalistici georgiani e di personalizzazione del potere, così come la presenza di altre fazioni politiche, spesso fiancheggiate da bande paramilitari, in grado di fare leva sui timori di "georgificazione" delle numerose minoranze etniche del paese, reso la stabilità politica un miraggio ancora lontano. Già nel 1992, Eduard Shevarnadze, già noto per aver diretto la politica estera sovietica dell'epoca gorbacheviana, si insediava come nuovo presidente del paese.

La Georgia restava comunque uno stato tutto da creare, prim'ancora che da pacificare. Oltre al conflitto nord-osseto, scoppiato già durante gli anni di Gamasakhurdia, nel 1992, l'Abkhazia, regione del nord-ovest del paese confinante con la Russia, si era dichiarata indipendente da Tblisi, dando vita ad un conflitto armato che si sarebbe concluso solo nell'estate del 1993. A ciò si aggiungeva l'aperto conflitto delle autorità centrali con bande militari (la più importante delle quali, quella degli Zviadisti, legata al ex-presidente Gamsakhurdia), che minacciava la stessa sopravvivenza dello stato georgiano. Solo in seguito all'intervento della Russia, che, dopo aver appoggiato i movimenti indipendentisti di Abkhazia, Ossezia e la rivolta degli Zviadisti, pose Shevarnadze di fronte ad un ultimatum ( o accettare truppe russe nel territorio georgiano e garantire la partecipazione di Tblisi alla CSI, oppure dire addio a qualsiasi velleità di integrità territoriale), la situazione parve stabilizzarsi.

La presidenza Shevarnadze si protrasse per 11 anni, senza saper far fronte all'enorme mole di problemi a cui il paese doveva far fronte. La mancanza di significativi progressi nella risoluzione delle crisi abkhaze e ossete, lo stallo delle riforme economiche, la dilagante povertà delle aree rurali e la corruzione ormai endemica che faceva addirittura rimpiangere il periodo sovietico, furono tutti elementi che portarono alla defenestrazione di Shevarnadze nel novembre del 2003, in seguito ad un'ondata di proteste contro i risultati e la condotta delle elezioni parlamentari di quell'autunno.

Le elezioni del 2003-2004 e il nuovo corso georgiano
L'elezione di Mihail Saakashvili alla presidenza georgiana a inizio del 2004 e il successo dell'alleanza democratica che lo sostiene nelle elezioni del maggio del 2004, sembrano aver inaugurato una nuova fase per il paese. Dopo aver favorito una serie di riforme volte al rafforzamento dell'esecutivo e approvate da gran parte della comunità internazionale, Saakashvili si è concentrato sulla risoluzione delle crisi separatistiche che ancora affliggono il paese.

Dopo un primo successo nella regione meridionale dell'Ajara, riportata sotto il diretto controllo di Tblisi, dopo anni di semi-indipendenza sotto la guida del leader locale Abashidze, l'entourage di Saakashvili si è dovuto scontrare con alcuni insuccessi tanto in Ossezia del Nord che in Abkhazia, dove la posizione delle forze indipendentiste, così come gli interessi russi, appaiono più consolidati.

Tuttavia, il fatto che il governo negli ultimi mesi abbia iniziato a valutare seriamente una riforma in senso federale dello stato in modo tale da offrire concrete garanzie alle minoranze etniche del paese, rappresenta un evidente progresso verso una soluzione duratura delle due crisi separatiste.


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