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Inizia oggi in Montenegro il processo contro i presunti golpisti pro-russi, che avrebbero tentato di uccidere l'ex premier Milo Đukanović per impedire l'ingresso del paese nella NATO. Francesco Martino (OBCT) per il GR di Radio Capodistria [19 luglio 2017]

E' partito oggi a Podgorica – ma è subito stato aggiornato su richiesta di uno degli avvocati della difesa, che ha chiesto la sostituzione dei giudici - il processo contro gli autori del presunto colpo di stato dello scorso 16 ottobre, che secondo le autorità montenegrine avrebbe avuto l'obiettivo di uccidere l'ex premier Milo Đukanović durante le ultime elezioni parlamentari e bloccare l'ingresso del paese nella Nato, poi avvenuto ufficialmente lo scorso 5 giugno.

Alla sbarra i due leader dell'opposizione pro-russa Andrija Mandić e Milan Knežević, privati dell'immunità parlamentare, e nove cittadini serbi, tra cui l'ex capo della gendarmeria di Blegrado Bratislav Dikić. Verranno giudicati in contumacia due cittadini russi, Edvard Šišmakov, ufficiale dei servizi segreti militari di Mosca e Vladimir Popov, ritenuti gli organizzatori del tentato putsch.

Secondo la procura speciale montenegrina, il piano dei presunti golpisti era quello di creare disordini durante il processo elettorale, decapitare l'attuale leadership politica pro-occidentale ed imporre un regime in grado di spostare il Montenegro su posizioni geo-politiche filo-russe, con l'appoggio di elementi nazionalisti serbi e dei servizi di Mosca.

Mandić e Knežević rigettano ogni accusa, e parlano di un “processo farsa” montato dal governo per screditare le posizioni dell'opposizione. Per il loro Fronte democratico il partito dell'ex premier Milo Đukanović, dominatore incontrastato della scena politica montenegrina negli ultimi venticinque anni, avrebbe introdotto “una vera e propria dittatura”, fomentando la spaccatura del Montenegro sulla controversa questione dell'adesione alla Nato.

Secca anche la smentita di Mosca, che rigetta ogni coinvolgimento nel presunto colpo di stato.

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