Paola Rosà 28 agosto 2019
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Benché costituiscano oltre un quinto della popolazione residente, le minoranze in Moldavia sono sostanzialmente ignorate dai media mainstream, che ne parlano solo in occasione di singoli casi di cronaca. I risultati di un monitoraggio effettuato dalla missione OSCE

La maggioranza dei moldavi non riceve un'informazione esaustiva che li aiuti a capire i problemi affrontati dalle minoranze, e d'altro canto non ci sono argini sufficientemente potenti al dibattito online sulle singole notizie che parlano di minoranze, stranieri e soggetti fragili, quando siano protagonisti di fatti di cronaca. Ad arrivare a queste conclusioni è un monitoraggio sui media commissionato dalla missione OSCE in Moldavia.

Per un mese, dal 7 maggio al 7 giugno 2019, i ricercatori dell'Independent Journalism Center (IJC) di Chișinău hanno passato al setaccio i notiziari delle tre principali reti televisive e le pagine di sette portali che producono contenuti informativi in rumeno e russo, selezionando oltre trecento tra servizi televisivi e notizie in cui si parlava di minoranze, rifugiati, comunità LGBT e persone con disabilità. 

Nonostante i trend negativi, riscontrabili anche in altri paesi europei, i risultati della ricerca hanno evidenziato anche casi di giornalisti ben preparati e attenti in grado di mostrare adeguata attenzione e dovuto rispetto per le categorie svantaggiate.

In generale emerge comunque come i media moldavi non si interessino di minoranze, se non in modo superficiale e solo quando vi siano da riportare fatti di cronaca o eventi; le notizie sono brevi, non ci sono interviste né approfondimenti né analisi di contesto e la maggior parte delle volte (115 casi, oltre la metà degli elementi trovati nel periodo) si tratta di testi tratti direttamente da agenzie di stampa, riportati senza modifiche e senza firma.

Come in altri paesi, anche in Moldavia il codice deontologico dei giornalisti raccomanda di non citare la provenienza etnica dei protagonisti se non nei casi in cui l'informazione costituisce parte integrante della notizia, e la categoria si è impegnata a non permettere “che si formi uno stereotipo negativo su un intero gruppo etnico”. Ma anche in Moldavia la teoria delle norme e degli impegni etici resta nella sfera delle ambizioni, mentre la pratica è fatta di centinaia di titoli e lanci di agenzia che riportano l'appartenenza etnica o l'orientamento sessuale dei protagonisti.

A parte i titoli, che in alcuni casi, in particolare su internet, sono “sensazionalistici e discriminatori”, la maggior parte del materiale informativo prodotto dalle dieci testate oggetto del monitoraggio ha un linguaggio “equilibrato, neutro e adeguato”, senza che nei contenuti vi sia un consapevole incitamento ai discorsi d'odio. Qualche stereotipo, certo, ma nessun trend preoccupante.

A suscitare qualche motivo di preoccupazione da parte dell'OSCE è piuttosto la sfera della partecipazione dei lettori che in qualche portale, non in tutti, hanno la possibilità di commentare senza che da parte della redazione vi sia un filtro o un controllo a posteriori: tra le raccomandazioni della missione spicca l'invito a formare giornalisti appositamente per la gestione dei commenti online, e a stanziare risorse perché si possano dedicare tempo e attenzione all'attività di moderazione.

I più colpiti da hate speech e discorsi d'odio, tra le minoranze in Moldavia, sono i russi, gli ebrei e la comunità LGBT, e gli autori del monitoraggio ribadiscono come la responsabilità resti dei media, colpevoli secondo il rapporto OSCE di non fornire sufficienti informazioni al pubblico dei telespettatori e dei lettori. Che, sapendone poco, si affidano ai pregiudizi e agli stereotipi.

Il Resource Centre

Sul tema della libertà dei media in Europa si trovano approfondimenti, studi, sondaggi e analisi sulla piattaforma del Resource Centre, in continuo aggiornamento, gestita da OBCT per ECPMF.

Questa pubblicazione è stata prodotta nell'ambito del progetto European Centre for Press and Media Freedom, cofinanziato dalla Commissione europea. La responsabilità sui contenuti di questa pubblicazione è di Osservatorio Balcani e Caucaso e non riflette in alcun modo l'opinione dell'Unione Europea. Vai alla pagina del progetto